«Sparatorie indicative delle profonde fibrillazioni tra i clan». Anche a Molfetta?

Per l'Antimafia, infatti, la sparatoria di piazza Paradiso «sembrerebbe riconducibile a dissidi legati all'attività di spaccio»

venerdì 19 luglio 2019 12.03
A cura di Nicola Miccione
In Puglia ormai è consolidato il principio che ci consente di parlare di mafie e non di mafia: il tacco dello stivale italiano, infatti, lungo e vasto, non avendo mai avuto una criminalità organizzata unita, «si è andata frastagliando a seconda della posizione geografica».

Quello che allarma nella seconda relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia è «il diffuso e sistematico rinvenimento di armi, parallelamente agli svariati, gravi fatti di sangue, fornisce ampia conferma del potenziale militare delle cosche pugliesi, che non si fanno scrupolo di sparare in pieno giorno nei centri cittadini e mietere vittime - è sottolineato a pagina 203 - anche tra persone che nulla hanno a che fare con le dinamiche criminali locali».

«Si pensi al caso dell'anziana pensionata di Bitonto, uccisa nel corso di un'azione di fuoco tra clan rivali, il 30 dicembre 2017. Anche nel semestre in esame - si legge a pagina 203 - si sono registrate diverse sparatorie che, a Bari ad esempio, hanno colpito elementi di vertice di alcuni sodalizi, come il reggente del clan Capriati. Sparatorie che sono indicative, in provincia, delle profonde fibrillazioni tra le cosche, riferibili alle persistenti contese per il controllo del territorio».

E sembrerebbe il caso, tra gli altri, di Molfetta dove «il 29 dicembre 2018 - è scritto a pagina 234 - un pluripregiudicato, costituitosi subito dopo, ha gambizzato un giovane pregiudicato. Il ferimento sembrerebbe riconducibile a dissidi legati all'attività di spaccio». E, infatti, tra le piste seguite nell'immediatezza dei fatti dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta c'era proprio quella dello spaccio nella zona, conteso tra i due giovani, entrambi già noti alle forze dell'ordine.

Più nel dettaglio, secondo quanto evidenziato dall'Antimafia, in terra di Bari le compagini criminali più strutturate della città di Bari, «oltre ai tradizionali traffici delittuosi, appaiono molto interessate all'infiltrazione dell'imprenditoria legale, spesso legata al settore degli appalti pubblici, all'edilizia e al commercio. Questi gruppi manifestano una marcata propensione ad investire in settori economici emergenti, come quello del gioco d'azzardo e delle scommesse on line».

Numerosi sono stati, nel semestre in esame, gli episodi intimidatori (attentati dinamitardi, incendiari e danneggiamenti) in danno di imprenditori, commercianti e artigiani - indicativi della persistenza del fenomeno del racket - ma anche in pregiudizio di pubblici amministratori ed appartenenti alle forze di polizia. Il ricorso all'intimidazione e all'uso indiscriminato di armi ed esplosivi è stato accertato da parte della criminalità organizzata, ma anche della delinquenza comune.

«Il 13 dicembre 2018, a San Ferdinando - si legge a pagina 204 - si è consumato, verosimilmente nel corso di una rapina, l'omicidio di un autotrasportatore socio di un'impresa ortofrutticola di Salerno, aggredito mentre stava trasportando prodotti ortofrutticoli al mercato di Molfetta». Risulta, poi, elevato il numero dei reati predatori consumati nella provincia di Bari, tanto che le statistiche la attestano tra quelle con il tasso di furti più elevato in Italia.

Spiccano le rapine (ai portavalori, ai tir ed alle sale gioco), le "spaccate" a gioiellerie ed esercizi di vendita tabacchi, gli assalti a bancomat, Atm e colonnine self delle aree di servizio - reati registrati in passato anche a Molfetta - nonché i furti di camion, auto e trattori.