«Sono il primo molfettese che ha conosciuto don Tonino»: l'intervista ad Aldo Ardito
Il racconto dell'indimenticabile vescovo e servo di Dio
venerdì 19 aprile 2024
Resta per sempre, indelebile nei cuori, il ricordo di chi lascia il segno. Ricorre nella giornata di domani, 20 aprile, il dies natalis di don Tonino Bello, l'indimenticabile vescovo e servo di Dio. Oggi proponiamo ai lettori un ricordo speciale, un 'intervista realizzata nell'aprile 2023 che vede protagonista Aldo Ardito, il primo molfettese che ha conosciuto don Tonino.
Era il 1982, Aldo Ardito, che allora lavorava alla SIP, la più grande azienda italiana nel campo delle telecomunicazioni, era in trasferta a Gallipoli, destinazione Alessano, con altri tre colleghi, tutti molfettesi. Durante l'alloggio a Tricase, una sera, i quattro uscirono per comprare delle sigarette e furono fermati dai Carabinieri, insospettiti da nuovi volti in paese. Solo l'intervento di un dipendente della SIP del posto riuscì a liberare i quattro. Ma il caso volle che, proprio in virtù di questo episodio, don Tonino seppe che a Tricase, vicino alla sua Alessano, erano arrivati quattro molfettesi. Il futuro vescovo della diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi desiderò fortemente conoscerli.
«Fummo chiamati dalla proprietaria dell'albergo che ci ospitava perché don Tonino voleva incontrarci - racconta - ma noi non sapevamo nemmeno chi fosse, eravamo increduli».
L'incontro avvenne nella parrocchia dove era parroco, a Tricase, alla presenza di un sacerdote che i quattro scambiarono per don Felice di Molfetta. Quando don Tonino vide arrivare i molfettesi della SIP, corse loro incontro per abbracciarli.
«In quell'abbraccio, pronunciò la frase "Io sono il vostro nuovo vescovo" - prosegue Ardito - ricordo quel momento ancora come fosse ieri».
I quattro, entusiasti di essere stati i primi a conoscere il nuovo vescovo, avvisarono don Nunzio Palmiotti, l'allora cancelliere della Curia, che aveva frequentato il seminario insieme a don Tonino.
«Quando don Nunzio ricevette la mia chiamata, ma soprattutto la notizia che gli portavo, non ci credeva - continua Ardito - allora organizzai una cena fra noi quattro della SIP, invitando don Tonino e suo fratello Trifone con la moglie. Alle 21 in punto di quella sera una telefonata a don Nunzio sciolse ogni dubbio del cancelliere».
Quella serata, oltre a convincere don Nunzio che Ardito e i suoi amici stessero dicendo la verità, servì ai quattro della SIP a fare conoscenza con don Tonino.
«Prima che ripartissimo per tornare a Molfetta, don Tonino ci chiese un favore - racconta - poiché la sua Fiat 500 era troppo piccola per contenere tutti i libri della sua biblioteca che voleva portare con sé nella nostra città, ci chiese di trasportarli nel furgone SIP. Noi non esitammo ad andare a prendere i volumi da casa della mamma di don Tonino (ora museo) e a caricarli sul nostro furgone, destinazione Molfetta».
Quello fu il gesto che sancì l'inizio di una bellissima amicizia, che il signor Ardito porta nel cuore.
Ma non è tutto riguardo al primo periodo di don Tonino nella nostra diocesi.
«Il vescovo che aveva preceduto don Tonino, era solito farsi chiamare "Sua Eccellenza" - continua - quando don Vito Marino, per abitudine, chiamò don Tonino "Sua Eccellenza", a lui non piacque. Noi non capivamo, per cui gli chiedemmo come voleva essere chiamato. La sua risposta fu "io sono don Tonino per tutti"».
A un nome così fraterno, non poteva che corrispondere una persona altrettanto buona e umile.
«Io ricordo ancora il momento della presa di possesso della guida della nostra diocesi, in Cattedrale - racconta - il suo coro parrocchiale intonò il canto "Nella tua tenda" e don Tonino pianse dalla commozione».
Quando abbiamo chiesto al signor Ardito quali sono gli aneddoti più significativi su don Tonino, non ha saputo fare una scelta. Per cui, ci ha pensato la redazione.
«Io lo porto nel cuore non solo perché è stato il nostro vescovo, ma soprattutto perché è una splendida persona, un Santo in vita. Quindi, io non dico di aver conosciuto don Tonino Bello, ma di essere stato amico di don Tonino».
Don Tonino e i quattro molfettesi della SIP
«Ho conosciuto don Tonino prima ancora che diventasse vescovo, quando solo lui sapeva della nomina – racconta Ardito - da allora sono diventato suo amico».Era il 1982, Aldo Ardito, che allora lavorava alla SIP, la più grande azienda italiana nel campo delle telecomunicazioni, era in trasferta a Gallipoli, destinazione Alessano, con altri tre colleghi, tutti molfettesi. Durante l'alloggio a Tricase, una sera, i quattro uscirono per comprare delle sigarette e furono fermati dai Carabinieri, insospettiti da nuovi volti in paese. Solo l'intervento di un dipendente della SIP del posto riuscì a liberare i quattro. Ma il caso volle che, proprio in virtù di questo episodio, don Tonino seppe che a Tricase, vicino alla sua Alessano, erano arrivati quattro molfettesi. Il futuro vescovo della diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi desiderò fortemente conoscerli.
«Fummo chiamati dalla proprietaria dell'albergo che ci ospitava perché don Tonino voleva incontrarci - racconta - ma noi non sapevamo nemmeno chi fosse, eravamo increduli».
L'incontro avvenne nella parrocchia dove era parroco, a Tricase, alla presenza di un sacerdote che i quattro scambiarono per don Felice di Molfetta. Quando don Tonino vide arrivare i molfettesi della SIP, corse loro incontro per abbracciarli.
«In quell'abbraccio, pronunciò la frase "Io sono il vostro nuovo vescovo" - prosegue Ardito - ricordo quel momento ancora come fosse ieri».
I quattro, entusiasti di essere stati i primi a conoscere il nuovo vescovo, avvisarono don Nunzio Palmiotti, l'allora cancelliere della Curia, che aveva frequentato il seminario insieme a don Tonino.
«Quando don Nunzio ricevette la mia chiamata, ma soprattutto la notizia che gli portavo, non ci credeva - continua Ardito - allora organizzai una cena fra noi quattro della SIP, invitando don Tonino e suo fratello Trifone con la moglie. Alle 21 in punto di quella sera una telefonata a don Nunzio sciolse ogni dubbio del cancelliere».
Quella serata, oltre a convincere don Nunzio che Ardito e i suoi amici stessero dicendo la verità, servì ai quattro della SIP a fare conoscenza con don Tonino.
«Prima che ripartissimo per tornare a Molfetta, don Tonino ci chiese un favore - racconta - poiché la sua Fiat 500 era troppo piccola per contenere tutti i libri della sua biblioteca che voleva portare con sé nella nostra città, ci chiese di trasportarli nel furgone SIP. Noi non esitammo ad andare a prendere i volumi da casa della mamma di don Tonino (ora museo) e a caricarli sul nostro furgone, destinazione Molfetta».
Quello fu il gesto che sancì l'inizio di una bellissima amicizia, che il signor Ardito porta nel cuore.
L'amicizia con don Tonino
«Quando è arrivato nella nostra diocesi, don Tonino non conosceva nessuno, io ero la sua spalla - prosegue - mi ricordo quando lo portai per la prima volta nel campo sportivo del seminario vescovile, glielo indicai da lontano, dicendogli "questo è il tuo palazzo" e lui sorrise».Ma non è tutto riguardo al primo periodo di don Tonino nella nostra diocesi.
«Il vescovo che aveva preceduto don Tonino, era solito farsi chiamare "Sua Eccellenza" - continua - quando don Vito Marino, per abitudine, chiamò don Tonino "Sua Eccellenza", a lui non piacque. Noi non capivamo, per cui gli chiedemmo come voleva essere chiamato. La sua risposta fu "io sono don Tonino per tutti"».
A un nome così fraterno, non poteva che corrispondere una persona altrettanto buona e umile.
«Io ricordo ancora il momento della presa di possesso della guida della nostra diocesi, in Cattedrale - racconta - il suo coro parrocchiale intonò il canto "Nella tua tenda" e don Tonino pianse dalla commozione».
Quando abbiamo chiesto al signor Ardito quali sono gli aneddoti più significativi su don Tonino, non ha saputo fare una scelta. Per cui, ci ha pensato la redazione.
La prima Pasqua di don Tonino
«Durante la processione del Venerdì Santo tutti i confratelli che portavano le statue, stanchi per la giornata trascorsa nella processione che stava per volgere al termine, si allinearono e camminarono in modo solenne alla vista di don Tonino. Io ero davanti a don Tonino insieme a Trifone: don Tonino rise perché non si aspettava di essere così rispettato».L'ordinazione a sacerdote di Sergio, frate cappuccino
«Don Tonino ordinava sacerdoti ragazzi che aveva conosciuto e visto crescere e quando così non era trovava il suo modo di conoscere i giovani. Sergio era un amico di liceo di mia moglie, un ragazzo fotocopia dell'ingenuità, ma don Tonino non lo aveva mai visto e questo gli faceva rabbia. Io gli raccontai tutto ciò che sapevo sulla vocazione di questo ragazzo, dal liceo artistico agli studi in architettura a Firenze, fino alla settimana ad Alessano in cui capì di voler diventare sacerdote. Al momento dell'ordinazione di Sergio, don Tonino gli fece una bellissima dedica, uno di quei discorsi profondi e autentici che solo don Tonino sapeva fare. In quel momento, sembrava che lo conoscesse da sempre. Ancora oggi, nessuno si spiega come fece».Le scarpe nuove
«Una volta don Tonino litigò con suo fratello Marcello, perché gli aveva comprato delle scarpe nuove e voleva che lui le provasse, per verificare se il numero fosse esatto. Ma un amico di don Tonino, don Felice di Molfetta, in quel momento, non stava bene e don Tonino voleva che suo fratello, medico, andasse lì da lui prima di qualsiasi altra cosa. Le scarpe passarono assolutamente in secondo piano, a costo di una discussione tra fratelli. Alla fine Marcello andò a visitare don Felice e io costrinsi don Tonino a indossare le scarpe, altrimenti sarebbe stata una spesa inutile».Un Santo in vita
Ardito conclude il suo discorso pensando alla fortuna nell'aver avuto in diocesi una persona come don Tonino.«Io lo porto nel cuore non solo perché è stato il nostro vescovo, ma soprattutto perché è una splendida persona, un Santo in vita. Quindi, io non dico di aver conosciuto don Tonino Bello, ma di essere stato amico di don Tonino».