Soldi per sbloccare un appalto: Giancaspro sotto inchiesta

Il presidente del Bari sott'inchiesta per millantato credito nell'ambito della sua attività di commercialista

lunedì 12 dicembre 2016 8.09
L'accusa sarebbe quella di aver millantato di poter avere credito presso il capo dell'ufficio tecnico di Molfetta intascando così 500mila euro in contanti da un imprenditore settantenne.

L'attuale presidente del Bari, Cosimo Giancaspro, rischia il processo a Trani per una vecchia storia (i fatti risalgono al 2009): l'udienza preliminare è fissata per il 22 marzo prossimo. La vicenda viene raccontata negli atti depositati dal sostituto procuratore Antonio Savasta. Tutto nasce da un altro procedimento, ormai a processo e che portò prima all'arresto e poi al rinvio a giudizio l'allora capo dell'ufficio tecnico, Rocco Altomare, insieme con altre 30 persone nell'indagine "Mani sulla città".

Al centro dell'indagine c'è la trasformazione di un vecchio albergo in complesso residenziale di proprietà di un imprenditore, Mauro Spadavecchia. Giancaspro era il commercialista dell'imprenditore e, secondo quanto sostiene ora la Procura di Trani, gli avrebbe detto che c'era la possibilità di sbloccare la pratica, superando così ogni difficoltà a livello di permessi, versando 500mila euro. Somma che sarebbe servita come prezzo della propria mediazione e in particolare per «comprare» il favore del capo dell'ufficio tecnico, Rocco Altomare. Spadavecchia avrebbe versato il denaro a Giancaspro in due tranche, in contanti, la prima da 350mila euro e la seconda da 150mila.

La situazione però non si sbloccò. Al contrario alcuni mesi dopo Giancaspro, così racconta Spadavecchia, avrebbe organizzato un incontro al proprio cliente nello studio di un notaio con Altomare e suo fratello, Donato, che aveva uno studio tecnico, occasione nella quale lo stesso Giancaspro avrebbe sollecitato una consulenza a questo studio, per 400mila euro, necessaria per sbloccare la pratica. O in alternativa l'imprenditore avrebbe dovuto cedere un intero piano dell'ufficio.

Per questi fatti i due fratelli Altomare, e lo stesso Spadavecchia, sono a processo. Rianalizzando gli atti, la Procura ha deciso di stralciare la posizione di Giancaspro e di chiedere il processo. «Perché - si legge nella richiesta di rinvio a giudizio - con più azioni esecutive di uno stesso disegno criminoso, induceva Spadavecchia a consegnargli 500mila euro in contanti come prezzo della propria mediazione e con il pretesto di dover comprare il favore del pubblico ufficiale necessario per la realizzazione del progetto edilizio di trasformazione dell'Hotel Tritone».

«Sono estraneo a ogni addebito» ha detto Giancaspro, sentito dai magistrati di Trani.