Soldi, abiti firmati e ristoranti di lusso: il loro sfarzo ostentato su TikTok
Dall'inchiesta è emerso come alcuni indagati abbiano documentato le proprie ricchezze. Al via gli interrogatori di garanzia
mercoledì 14 giugno 2023
11.26
Molti di loro sono nullafacenti. Eppure la loro vita social racconta tutt'altro. Un fiume di denaro, che contamina i video diffusi sul web. «Voi 3 mesi, noi 3 giorni» è il mantra condiviso su TikTok, nelle storie con foto in ristoranti di pregio, abiti di lusso e contanti. Tanti. In un video, uno degli indagati maneggia migliaia di euro.
Tutto è spettacolo a Molfetta, terminato con un colpo di scena finale: ieri, con le accuse, contestate a vario titolo, di spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi, furto aggravato e indebito utilizzo di dispositivi di comunicazione da parte di detenuti, i Carabinieri di Bari, su ordinanza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Ivan Barlafante, hanno fermato 16 persone (13 in carcere e 3 ai domiciliari). Altre 2 sono state sottoposte all'obbligo di dimora.
L'attività, iniziata nel 2021 con la visione dei filmati pubblicati sui social e dall'arresto di Mario Lagrasta, 34enne che custodiva nella propria casa cocaina, hashish e contanti, ha portato alla luce «la presenza di un nutrito gruppo di soggetti dediti allo spaccio al dettaglio di stupefacenti al cui vertice, nella veste di fornitore» ci sarebbe stato Alessandro Anaclerio, 39enne di Bari, «seguito, negli intrattenuti accordi illeciti, da Lagrasta e Giuseppe Petruzzella», di 32 anni, alias «Peppuzzo».
Tra le persone arrestate ci sono quattro donne (tre, Miriam Antonino di 29 anni, Denis Petroni di 23 anni e Annalaura Petruzzella di 30 anni sono compagne degli indagati, Felicia Patruno, di 54 anni, è la madre dei due Petruzzella), che «hanno garantito il fruttuoso andamento economico» dell'attività, anche durante i periodi di detenzione degli indagati, sostituendosi a tutti gli effetti a questi, e, seguendone le varie indicazioni fornite dal carcere mediante l'utilizzo dei telefoni cellulari».
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Trani, Francesco Tosto, hanno permesso di fare emergere «l'attività svolta in maniera autonoma da Vito Tota (32 anni) e Francesco Saverio Facchini (30 anni), quest'ultimo coadiuvato da Paolo Manzoni (23 anni, residente a Giovinazzo), che si rifornivano sempre da Lagrasta oppure da Petruzzella», arrestato in flagranza di reato perché trovato in possesso di cocaina, eroina, marijuana e contanti.
Con loro anche Nicola Antonino (54 anni) che «si occupava della custodia e del confezionamento dello stupefacente». Droga, ma non solo. Anche armi: come quelle - una pistola mitragliatrice cecoslovacca modello VZOR 61 calibro 7.65 con la matricola abrasa e una pistola Walther PPQ calibro 9×21, funzionanti, e con circa 280 cartucce di vario calibro - rinvenute in un locale in contrada Trappeto del 21enne Domenico Marzocca «che ne disponeva per il tramite» di un 16enne.
Proprio il suo arresto ha permesso ai militari di scoprire pure «il coinvolgimento di Vito Domenico Lomuscio (24 anni) che spacciava sostituendo i correi detenuti e attendendosi alle loro disposizioni impartite dal carcere» e di Davide Caradonna, 20enne, ma subito estromesso data la sua scarsa affidabilità: «Ho fatto più io che Davide - si lamentava Lomuscio in una telefonata intercettata con Marzocca -. Davide mi ha buttato anche quattro cosi, quel pisciaturo. Quello se li fa lui».
Questa mattina, intanto, a partire dalle ore 12.00, davanti allo stesso gip di Trani che ha firmato l'ordinanza cautelare, sono iniziati gli interrogatori di garanzia dei primi indagati, arrestati e portati in carcere oppure ristretti ai domiciliari. Gli interrogatori continueranno domattina e andranno avanti anche nei prossimi giorni.
Tutto è spettacolo a Molfetta, terminato con un colpo di scena finale: ieri, con le accuse, contestate a vario titolo, di spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi, furto aggravato e indebito utilizzo di dispositivi di comunicazione da parte di detenuti, i Carabinieri di Bari, su ordinanza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Ivan Barlafante, hanno fermato 16 persone (13 in carcere e 3 ai domiciliari). Altre 2 sono state sottoposte all'obbligo di dimora.
L'attività, iniziata nel 2021 con la visione dei filmati pubblicati sui social e dall'arresto di Mario Lagrasta, 34enne che custodiva nella propria casa cocaina, hashish e contanti, ha portato alla luce «la presenza di un nutrito gruppo di soggetti dediti allo spaccio al dettaglio di stupefacenti al cui vertice, nella veste di fornitore» ci sarebbe stato Alessandro Anaclerio, 39enne di Bari, «seguito, negli intrattenuti accordi illeciti, da Lagrasta e Giuseppe Petruzzella», di 32 anni, alias «Peppuzzo».
Tra le persone arrestate ci sono quattro donne (tre, Miriam Antonino di 29 anni, Denis Petroni di 23 anni e Annalaura Petruzzella di 30 anni sono compagne degli indagati, Felicia Patruno, di 54 anni, è la madre dei due Petruzzella), che «hanno garantito il fruttuoso andamento economico» dell'attività, anche durante i periodi di detenzione degli indagati, sostituendosi a tutti gli effetti a questi, e, seguendone le varie indicazioni fornite dal carcere mediante l'utilizzo dei telefoni cellulari».
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Trani, Francesco Tosto, hanno permesso di fare emergere «l'attività svolta in maniera autonoma da Vito Tota (32 anni) e Francesco Saverio Facchini (30 anni), quest'ultimo coadiuvato da Paolo Manzoni (23 anni, residente a Giovinazzo), che si rifornivano sempre da Lagrasta oppure da Petruzzella», arrestato in flagranza di reato perché trovato in possesso di cocaina, eroina, marijuana e contanti.
Con loro anche Nicola Antonino (54 anni) che «si occupava della custodia e del confezionamento dello stupefacente». Droga, ma non solo. Anche armi: come quelle - una pistola mitragliatrice cecoslovacca modello VZOR 61 calibro 7.65 con la matricola abrasa e una pistola Walther PPQ calibro 9×21, funzionanti, e con circa 280 cartucce di vario calibro - rinvenute in un locale in contrada Trappeto del 21enne Domenico Marzocca «che ne disponeva per il tramite» di un 16enne.
Proprio il suo arresto ha permesso ai militari di scoprire pure «il coinvolgimento di Vito Domenico Lomuscio (24 anni) che spacciava sostituendo i correi detenuti e attendendosi alle loro disposizioni impartite dal carcere» e di Davide Caradonna, 20enne, ma subito estromesso data la sua scarsa affidabilità: «Ho fatto più io che Davide - si lamentava Lomuscio in una telefonata intercettata con Marzocca -. Davide mi ha buttato anche quattro cosi, quel pisciaturo. Quello se li fa lui».
Questa mattina, intanto, a partire dalle ore 12.00, davanti allo stesso gip di Trani che ha firmato l'ordinanza cautelare, sono iniziati gli interrogatori di garanzia dei primi indagati, arrestati e portati in carcere oppure ristretti ai domiciliari. Gli interrogatori continueranno domattina e andranno avanti anche nei prossimi giorni.