Sold out a Molfetta per lo spettacolo “Cardiologia” di Laura Rizzo e Carlo Valente
Grande successo di pubblico alla Cittadella degli Artisti per lo spettacolo dedicato a sessant’anni di canzone d’amore italiana
martedì 7 febbraio 2023
Chiacchierato, discusso, aspettato e adorato da alcuni, e fieramente evitato e detestato da altri: c'è poco come il Festival di Sanremo che racconti di più della storia del costume moderno in Italia e della musica che evolve e cambia, accompagnando le generazioni.
Alla vigilia della kermesse canora, che avrà inizio martedì 7 febbraio su Rai Uno, a Molfetta ci ha pensato lo spettacolo "Cardiologia" di e con Laura Rizzo e Carlo Valente a far respirare già aria di spartiti e aliti di note musicali mentre aleggia profumo di fiori.
Lo spettacolo, andato in scena domenica 5 febbraio presso la Cittadella degli Artisti, è stato come da cartellone "un'incursione cantata e raccontata nelle dinamiche del cuore attraverso 60 anni di musica italiana": la particolarità della messa in scena molfettese è stata quella di proporre l'esibizione in una sua speciale edizione sanremese, pescando nel repertorio vastissimo delle canzoni d'amore che si sono affastellate in 72 edizioni della kermesse ligure.
Partito dalla terrazza del Gianicolo a Roma e arrivato in questi giorni in Puglia, "Cardiologia" ha registrato una grandissima partecipazione entusiasta di pubblico, portando al sold out alla Cittadella degli Artisti per la data molfettese.
Il successo dello spettacolo sicuramente risiede nei due artisti sul palco, nel loro essere affini e complementari, complici timonieri nel mare grande di sessant'anni di musica italiana. Da una parte abbiamo quindi Laura Rizzo che di mestiere "smonta le canzoni": esperta e studiosa di musica, critico musicale, conduttrice radiofonica, nonché autrice ed editor in diverse case editrici, insegna italiano agli stranieri in una scuola media serale e tiene corsi di scrittura creativa. Dall'altra parte, invece, Carlo Valente che quelle stesse canzoni "le rimonta e mette assieme": autore romantico, eclettico, irriverente ed ironico, il suo mondo artistico introspettivo, nostalgico e intimo si fonde con quello di una canzone più attenta a temi sociali importanti dove esprime la sua opinione a gran voce.
Difficile, difficilissimo il compito di "Cardiologia" già nelle premesse iniziali, quasi come se fossimo di fronte davvero a un'operazione a cuore aperto: il compito cioè di selezionare i brani da riproporre in scaletta, creando la suggestione di un viaggio che guidi in due direzioni differenti.
La prima direzione di questo viaggio è quella della musica che compone le canzoni d'amore, partendo da testi più pudici e da interpretazioni ingessate sul palco, passando per gli eccessi di indimenticabili artisti e approdando ai giorni nostri. La seconda direzione è quella di un viaggio più intimo e profondo che avviene nell'animo di ognuno di noi, nei nostri palpiti del cuore appunto, quando una canzone smette di essere solo dell'artista che l'ha cantata e composta, diventando un bene universale che dà colonna sonora alle emozioni.
Laura Rizzo e Carlo Valente accettano con serenità e ironia questo compito, alternando gli inserti musicali ai testi, ricamando attorno alle note tutto l'ordito della storia di una canzone, del suo interprete, dei suoi compositori e parolieri, fino ad arrivare al tessuto stesso dell'Italia di epoche e anni diversi. In un viaggio che dà quasi le vertigini per la sua vastità, tornano gli echi della struggente e incompresa modernità di Luigi Tenco e della sua "Ciao amore ciao" del fatale Sanremo 1967, accanto ai teneri accenni della nascita di un amore come quelli cantati da Lucio Battisti nel 1969 con "Un'avventura", o a quelli più pacatamente dilaniati della sua fine con "Lasciarsi un giorno a Roma" di Niccolò Fabi dal Sanremo 1998.
E così gli artisti si susseguono febbrili, come accade in ogni serata del Festival, tra aneddoti e racconti di retroscena a sipario chiuso: Carlo Valente si muove a suo agio dalla "24000 baci" di Adriano Celentano, fino alla "Fai rumore" di Diodato, passando da "La prima cosa bella" dei Ricchi e Poveri, a "Grazie dei fiori" di Nilla Pizzi, "Oggi sono io" di Alex Britti e "Dio come ti amo" di Domenico Modugno, solo per citarne qualcuna, con Laura Rizzo a raccogliere le fila di questo viaggio, portando con le sue parole il pubblico in un altro storico momento all'Ariston.
Applausi a scena aperta sul finale, con il pubblico a cantare assieme a Valente e Rizzo "Ancora" di De Crescenzo e "E se domani" di Mina, dimostrando ancora una volta che, per quanto si possa fingere di non guardare Sanremo, di non conoscerne storia e personaggi, di non aver nemmeno mai canticchiato le sue canzoni, la storia del Festival è incisa dentro il corredo genetico di ogni italiano.
Lo stesso italiano pronto a ribadire convinto e solo con una punta di (finta) ironia il carattere assolutamente unico e imperdibile della kermesse, al grido di battaglia ormai celeberrimo di: "Perché Sanremo è Sanremo!".
Alla vigilia della kermesse canora, che avrà inizio martedì 7 febbraio su Rai Uno, a Molfetta ci ha pensato lo spettacolo "Cardiologia" di e con Laura Rizzo e Carlo Valente a far respirare già aria di spartiti e aliti di note musicali mentre aleggia profumo di fiori.
Lo spettacolo, andato in scena domenica 5 febbraio presso la Cittadella degli Artisti, è stato come da cartellone "un'incursione cantata e raccontata nelle dinamiche del cuore attraverso 60 anni di musica italiana": la particolarità della messa in scena molfettese è stata quella di proporre l'esibizione in una sua speciale edizione sanremese, pescando nel repertorio vastissimo delle canzoni d'amore che si sono affastellate in 72 edizioni della kermesse ligure.
Partito dalla terrazza del Gianicolo a Roma e arrivato in questi giorni in Puglia, "Cardiologia" ha registrato una grandissima partecipazione entusiasta di pubblico, portando al sold out alla Cittadella degli Artisti per la data molfettese.
Il successo dello spettacolo sicuramente risiede nei due artisti sul palco, nel loro essere affini e complementari, complici timonieri nel mare grande di sessant'anni di musica italiana. Da una parte abbiamo quindi Laura Rizzo che di mestiere "smonta le canzoni": esperta e studiosa di musica, critico musicale, conduttrice radiofonica, nonché autrice ed editor in diverse case editrici, insegna italiano agli stranieri in una scuola media serale e tiene corsi di scrittura creativa. Dall'altra parte, invece, Carlo Valente che quelle stesse canzoni "le rimonta e mette assieme": autore romantico, eclettico, irriverente ed ironico, il suo mondo artistico introspettivo, nostalgico e intimo si fonde con quello di una canzone più attenta a temi sociali importanti dove esprime la sua opinione a gran voce.
Difficile, difficilissimo il compito di "Cardiologia" già nelle premesse iniziali, quasi come se fossimo di fronte davvero a un'operazione a cuore aperto: il compito cioè di selezionare i brani da riproporre in scaletta, creando la suggestione di un viaggio che guidi in due direzioni differenti.
La prima direzione di questo viaggio è quella della musica che compone le canzoni d'amore, partendo da testi più pudici e da interpretazioni ingessate sul palco, passando per gli eccessi di indimenticabili artisti e approdando ai giorni nostri. La seconda direzione è quella di un viaggio più intimo e profondo che avviene nell'animo di ognuno di noi, nei nostri palpiti del cuore appunto, quando una canzone smette di essere solo dell'artista che l'ha cantata e composta, diventando un bene universale che dà colonna sonora alle emozioni.
Laura Rizzo e Carlo Valente accettano con serenità e ironia questo compito, alternando gli inserti musicali ai testi, ricamando attorno alle note tutto l'ordito della storia di una canzone, del suo interprete, dei suoi compositori e parolieri, fino ad arrivare al tessuto stesso dell'Italia di epoche e anni diversi. In un viaggio che dà quasi le vertigini per la sua vastità, tornano gli echi della struggente e incompresa modernità di Luigi Tenco e della sua "Ciao amore ciao" del fatale Sanremo 1967, accanto ai teneri accenni della nascita di un amore come quelli cantati da Lucio Battisti nel 1969 con "Un'avventura", o a quelli più pacatamente dilaniati della sua fine con "Lasciarsi un giorno a Roma" di Niccolò Fabi dal Sanremo 1998.
E così gli artisti si susseguono febbrili, come accade in ogni serata del Festival, tra aneddoti e racconti di retroscena a sipario chiuso: Carlo Valente si muove a suo agio dalla "24000 baci" di Adriano Celentano, fino alla "Fai rumore" di Diodato, passando da "La prima cosa bella" dei Ricchi e Poveri, a "Grazie dei fiori" di Nilla Pizzi, "Oggi sono io" di Alex Britti e "Dio come ti amo" di Domenico Modugno, solo per citarne qualcuna, con Laura Rizzo a raccogliere le fila di questo viaggio, portando con le sue parole il pubblico in un altro storico momento all'Ariston.
Applausi a scena aperta sul finale, con il pubblico a cantare assieme a Valente e Rizzo "Ancora" di De Crescenzo e "E se domani" di Mina, dimostrando ancora una volta che, per quanto si possa fingere di non guardare Sanremo, di non conoscerne storia e personaggi, di non aver nemmeno mai canticchiato le sue canzoni, la storia del Festival è incisa dentro il corredo genetico di ogni italiano.
Lo stesso italiano pronto a ribadire convinto e solo con una punta di (finta) ironia il carattere assolutamente unico e imperdibile della kermesse, al grido di battaglia ormai celeberrimo di: "Perché Sanremo è Sanremo!".