"Sistema Pulo": dalla dolina, al convento fino alla cava dei dinosauri. Tutti i beni compresi
Si procede spediti verso la nuova valorizzazione dell'area archeologica
sabato 20 ottobre 2018
Ieri la notizia che a Molfetta sarà finalmente messo a regime il "sistema Pulo", ovvero una organizzazione tra i vari assessorati del Comune in collaborazione con la Sovrintendenza di Bari, finalizzata al recupero e alla valorizzazione della dolina ma anche di tutti quei beni ad essa collegati.
Oggi, attraverso i documenti comunali, è possibile conoscere meglio lo stato di quei luoghi.
A partire proprio dal Pulo.
PULO
"Nel territorio della Citta di Molfetta è presente la dolina carsica di crollo, denominata Pulo, originata dal collasso di una o più cavità sotterranee all'intemo degli strati del Calcare di Bari, attualmente di forma ovoidale, profonda 30 metri e con un diametro massimo di 170 metri, che nel corso dei millenni ha subito varie modifiche dal punto di vista morfologico. La dolina, antropizuata sin da 8.000 anni fa, durante il Neolitico tRa i 7.700 e i 6.500 anni fa, era pii profonda e meno vasta di oggi con un piccolo bacino di acqua salmastra sul fondo. Nel tempo riempitosi progressivamente. per il crollo e il conseguente arretramento delle pareti, il fondo della dolina è stato utilizzato dall'uomo per attività agricole mentre alcune grotte come stalle o cantine ancora agli inizi del 1900.
Nel 1784, durante i lavori di realizzazione della Regia Nitriera Borbonica, l'Arciprete Giuseppe Maria Giovene rinviene i primi manufatti di età preistorica nelle terre del fondo della dolina e delle grotte dando cosi avvio alla scoperta archeologica di questo sito. Nei secoli successivi proseguono le campagne di scavo con Marimilian Mayer (1900-1901) nel Pulo e nel Fondo Spadavecchia, ed Angelo Mosso (1908/09) nei Fondi Spadavecchia e Azzolini dove si scopre il villaggio e la necropoli neolitica. Chiuso al pubblico a seguito dei danni provocati dal sisma del 1980 il Pulo è stato soggetto a lavori di recupero per la valorizzazione del complesso archeologico e ambientale dal 1997 a|2003 ma dopo alcuni anni di funzione dal 2013 è rimasto chiuso al pubblico".
PARCO ARCHEOLOGICO DELL'EX FONDO AZZOLLINI
"Oggetto di indagine archeologica da parte di Angelo Mosso (1908/09), che vi scopri il villaggio e la necropoli neolitica, dal 1997 al 2008 è stato nuovamente luogo di scavo da parte della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, con finanziamento del Comune di Molfetta, per meglio documentare la sequenza delle fasi del villaggio neolitico a partire dalla fine del VII millennio A.C., e nel 2015, quando sono stati rinvenuti importanti tracce e reperti di alto valore scientifico e documentale tra cui la messa in luce dei primi 9 metri di lunghezza della "trincea Mosso". La Soprintendenza ha scelto di dare sistemazione museografica a questa parte dello scavo, reinterrando temporaneamente il resto, per mostrare e rendere comprensibili i risultati del saggio attraverso un apparato divulgativo e descrittivo".
MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO DEL PULO
"Sito nella ex Casina Capelluti, casa di campagna dal 1835 della famiglia da cui trae il nome, poi Lazzaretto ai primi del Novecento e rimasta in abbandono per molti anni è stata oggetto di recupero conservativo funzionale su progetto del 1990 dell'ing. Giuseppe Picca. Destinato a contenitore museale nel 2001, allestito su progetto dell'arch. Antonio Conte ed infine aperto al pubblico nel novembre 2012 con la mostra "Natura, archeologia e storia del Pulo di Molfetta" curata dalla dott.ssa Francesca Radina del Centro Operativo per l'Archeologia di Bari della Soprintendenza Archeologia della Puglia. Nel 2015 ulteriori interventi per valorizzare, potenziare e migliorare la fruizione del Museo hanno consentito la sistemazione delle aree esterne, la realizzazione della saletta convegni, nell'area che probabilmente era stata destinata ad ospitare la cappella di Casina Capelluti, e la fornitura di nuovi arredi, servizi di comunicazione e dotazioni tecnologiche e per la didattica".
EX CONVENTO DEI CAPPUCCINI
"Fondato nel 1536 sul ciglio meridionale della dolina fu utilizzato dalla comunità religiosa solo per un breve periodo, per la scelta dei frati di venderlo e trasferirsi nel 1575 in una sede più vicina alla città di Molfetta. Tuttavia nel periodo di presenza presso il Pulo essi utilizzarono il fondo della dolina per attività agricole, colture di piante medicamentose ecc. e la Grotta I come luogo di sepoltura di sei individui originariamente sepolti in altro luogo della dolina stessa".
CAVA DEI DINOSAURI
"Situata in località San Leonardo a un chilometro dal Pulo di Molfetta, è una cava a pozzo estesa circa mezzo ettaro (5000 mq) all'intemo della quale si aprono due piazzali. Sulla superficie del piazzale di cava superiore, di circa 2000 mq, nel 2005 Davide Cesare Aldriani, studente di Scienze Geologiche dell'Università di Bari, scopri alcune orme di dinosauro. Dal 2008 ad oggi le superfici fossilifere sono state oggetto di due campagne di studio, sponsorizzate dall'Università di Bari e dalla Regione Puglia durante le quali sono state ripulite da detriti, suolo e vegetazione e Ie orme accuratamente rilevate. Sono state riconosciute almeno sette diverse morfologie di orme, con una densità fino a 20 orme per metro quadro e con la loro conseguente sovrapposizione. Si tratta delle tracce lasciate dall'attività di grandi e piccoli dinosauri, alcuni erbivori altri camivori, sia bipedi che quadrupedi, con piste che si seguono per decine di metri. Notevole l'intervallo dimensionale, con orme di teropodi lunghe fino a 45 cm, riferibili ad animali di circa 12 m di lunghezza, e orme più piccole, lunghe 5-7 cm, riferibili a piccoli dinosauri bipedi di circa 1 m. Anche lo stato di preservazione cambia, con aree dove le orme sono ben definite, accanto ad aree quasi totalmente ablate. Il sito è sotto la tutela e vincolo della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Puglia".
Oggi, attraverso i documenti comunali, è possibile conoscere meglio lo stato di quei luoghi.
A partire proprio dal Pulo.
PULO
"Nel territorio della Citta di Molfetta è presente la dolina carsica di crollo, denominata Pulo, originata dal collasso di una o più cavità sotterranee all'intemo degli strati del Calcare di Bari, attualmente di forma ovoidale, profonda 30 metri e con un diametro massimo di 170 metri, che nel corso dei millenni ha subito varie modifiche dal punto di vista morfologico. La dolina, antropizuata sin da 8.000 anni fa, durante il Neolitico tRa i 7.700 e i 6.500 anni fa, era pii profonda e meno vasta di oggi con un piccolo bacino di acqua salmastra sul fondo. Nel tempo riempitosi progressivamente. per il crollo e il conseguente arretramento delle pareti, il fondo della dolina è stato utilizzato dall'uomo per attività agricole mentre alcune grotte come stalle o cantine ancora agli inizi del 1900.
Nel 1784, durante i lavori di realizzazione della Regia Nitriera Borbonica, l'Arciprete Giuseppe Maria Giovene rinviene i primi manufatti di età preistorica nelle terre del fondo della dolina e delle grotte dando cosi avvio alla scoperta archeologica di questo sito. Nei secoli successivi proseguono le campagne di scavo con Marimilian Mayer (1900-1901) nel Pulo e nel Fondo Spadavecchia, ed Angelo Mosso (1908/09) nei Fondi Spadavecchia e Azzolini dove si scopre il villaggio e la necropoli neolitica. Chiuso al pubblico a seguito dei danni provocati dal sisma del 1980 il Pulo è stato soggetto a lavori di recupero per la valorizzazione del complesso archeologico e ambientale dal 1997 a|2003 ma dopo alcuni anni di funzione dal 2013 è rimasto chiuso al pubblico".
PARCO ARCHEOLOGICO DELL'EX FONDO AZZOLLINI
"Oggetto di indagine archeologica da parte di Angelo Mosso (1908/09), che vi scopri il villaggio e la necropoli neolitica, dal 1997 al 2008 è stato nuovamente luogo di scavo da parte della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, con finanziamento del Comune di Molfetta, per meglio documentare la sequenza delle fasi del villaggio neolitico a partire dalla fine del VII millennio A.C., e nel 2015, quando sono stati rinvenuti importanti tracce e reperti di alto valore scientifico e documentale tra cui la messa in luce dei primi 9 metri di lunghezza della "trincea Mosso". La Soprintendenza ha scelto di dare sistemazione museografica a questa parte dello scavo, reinterrando temporaneamente il resto, per mostrare e rendere comprensibili i risultati del saggio attraverso un apparato divulgativo e descrittivo".
MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO DEL PULO
"Sito nella ex Casina Capelluti, casa di campagna dal 1835 della famiglia da cui trae il nome, poi Lazzaretto ai primi del Novecento e rimasta in abbandono per molti anni è stata oggetto di recupero conservativo funzionale su progetto del 1990 dell'ing. Giuseppe Picca. Destinato a contenitore museale nel 2001, allestito su progetto dell'arch. Antonio Conte ed infine aperto al pubblico nel novembre 2012 con la mostra "Natura, archeologia e storia del Pulo di Molfetta" curata dalla dott.ssa Francesca Radina del Centro Operativo per l'Archeologia di Bari della Soprintendenza Archeologia della Puglia. Nel 2015 ulteriori interventi per valorizzare, potenziare e migliorare la fruizione del Museo hanno consentito la sistemazione delle aree esterne, la realizzazione della saletta convegni, nell'area che probabilmente era stata destinata ad ospitare la cappella di Casina Capelluti, e la fornitura di nuovi arredi, servizi di comunicazione e dotazioni tecnologiche e per la didattica".
EX CONVENTO DEI CAPPUCCINI
"Fondato nel 1536 sul ciglio meridionale della dolina fu utilizzato dalla comunità religiosa solo per un breve periodo, per la scelta dei frati di venderlo e trasferirsi nel 1575 in una sede più vicina alla città di Molfetta. Tuttavia nel periodo di presenza presso il Pulo essi utilizzarono il fondo della dolina per attività agricole, colture di piante medicamentose ecc. e la Grotta I come luogo di sepoltura di sei individui originariamente sepolti in altro luogo della dolina stessa".
CAVA DEI DINOSAURI
"Situata in località San Leonardo a un chilometro dal Pulo di Molfetta, è una cava a pozzo estesa circa mezzo ettaro (5000 mq) all'intemo della quale si aprono due piazzali. Sulla superficie del piazzale di cava superiore, di circa 2000 mq, nel 2005 Davide Cesare Aldriani, studente di Scienze Geologiche dell'Università di Bari, scopri alcune orme di dinosauro. Dal 2008 ad oggi le superfici fossilifere sono state oggetto di due campagne di studio, sponsorizzate dall'Università di Bari e dalla Regione Puglia durante le quali sono state ripulite da detriti, suolo e vegetazione e Ie orme accuratamente rilevate. Sono state riconosciute almeno sette diverse morfologie di orme, con una densità fino a 20 orme per metro quadro e con la loro conseguente sovrapposizione. Si tratta delle tracce lasciate dall'attività di grandi e piccoli dinosauri, alcuni erbivori altri camivori, sia bipedi che quadrupedi, con piste che si seguono per decine di metri. Notevole l'intervallo dimensionale, con orme di teropodi lunghe fino a 45 cm, riferibili ad animali di circa 12 m di lunghezza, e orme più piccole, lunghe 5-7 cm, riferibili a piccoli dinosauri bipedi di circa 1 m. Anche lo stato di preservazione cambia, con aree dove le orme sono ben definite, accanto ad aree quasi totalmente ablate. Il sito è sotto la tutela e vincolo della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Puglia".