Si può vivere sulla Luna? Una risposta da Molfetta
L'intervista al giovane Alessandro, che coltiva la passione per la ricerca e per l'architettura spaziale
mercoledì 4 ottobre 2023
12.12
Da oggi al 10 ottobre è la Settimana mondiale dello Spazio (World Space Week), nata per valorizzare i contributi che gli studi sullo spazio e le nuove tecnologie apportano alla vita umana.
Per approfondire il tema abbiamo intervistato Alessandro Angione, giovane di Molfetta che ha dedicato la propria tesi di laurea in Architettura, svolta in gruppo tre anni fa, alle soluzioni abitative su Marte, per poi proseguire il proprio percorso professionale nell'ambito della ricerca sull'architettura spaziale.
Gli ultimi progetti in cui è impegnato lo hanno portato ad analizzare le possibilità abitative dell'uomo sulla Luna. Gli abbiamo rivolto qualche domanda proprio su questo argomento degno di curiosità.
Come nasce il tuo interesse per l'architettura spaziale?
«La mia passione per l'architettura spaziale nasce durante il mio periodo di tesi in Architettura al Politecnico di Bari, durante cui si è cercato di approfondire le nuove tecnologie e tecniche costruttive applicate in ambito spaziale per costruire dei moduli abitativi sul pianeta rosso. Ma la cosa più affascinante è stato il fatto di essere sempre più interessato alla materia, continuando la ricerca ancora oggi dopo tre anni dalla mia laurea».
In cosa consiste il progetto Artemis Luna, cui ti stai dedicando?
«Il progetto a cui sto partecipando si chiama "MoonFiber". Ci sto lavorando assieme a un team di esperti dell'università di Houston e ad alcuni miei colleghi del team "ArchiMars". Il progetto si focalizza sull'utilizzo delle risorse in Situ sulla superficie lunare per poter costruire degli avamposti per astronauti. Il programma "Artemis", in particolare, è un programma di volo spaziale con equipaggio, portato avanti dalla NASA, dalle aziende di voli spaziali commerciali statunitensi, e da partner internazionali come l'ESA, la JAXA e la Canadian Space Agency (CSA), con l'obiettivo di far sbarcare "la prima donna e il prossimo uomo" sulla Luna, in particolare nella regione del polo sud lunare, entro il 2024».
È davvero possibile una vita sulla Luna? Se sì, con quali soluzioni abitative?
«Sì, la vita su pianeti extraterrestri è possibile, ovviamente a meno di precauzioni e determinate condizioni, soprattutto risolte tramite le soluzioni architettoniche. In particolare, il progetto si basa sullo sfruttamento dei Lavatube, dei tunnel naturali sotterranei che hanno la capacità di assorbire le radiazioni esterne e quindi permettono di poter utilizzare dei moduli abitativi più aperti o leggeri. Hanno la caratteristica di essere molto grandi, parliamo di un diametro medio pari a 80 metri. Il nostro progetto in particolare si compone di moduli gonfiabili rinforzati con fibre di basalto lunare fabbricate in loco. Ognuno di loro svolge una funzione predefinita per avere tutto ciò che occorre per vivere in maniera naturale sul pianeta».
Quale pensi sia il futuro di questo ambito di ricerca?
«Il futuro in questo settore c'è e ci sarà sempre secondo me. Riusciremo quanto prima a raggiungere i satelliti e i pianeti del nostro sistema solare e li colonizzeremo. Questo porta a progredire con la ricerca soprattutto sulle nuove tecnologie da utilizzare, per sfruttare al meglio i materiali in Situ ed evitare di importare materiale dal nostro pianeta terra».
Per approfondire il tema abbiamo intervistato Alessandro Angione, giovane di Molfetta che ha dedicato la propria tesi di laurea in Architettura, svolta in gruppo tre anni fa, alle soluzioni abitative su Marte, per poi proseguire il proprio percorso professionale nell'ambito della ricerca sull'architettura spaziale.
Gli ultimi progetti in cui è impegnato lo hanno portato ad analizzare le possibilità abitative dell'uomo sulla Luna. Gli abbiamo rivolto qualche domanda proprio su questo argomento degno di curiosità.
Come nasce il tuo interesse per l'architettura spaziale?
«La mia passione per l'architettura spaziale nasce durante il mio periodo di tesi in Architettura al Politecnico di Bari, durante cui si è cercato di approfondire le nuove tecnologie e tecniche costruttive applicate in ambito spaziale per costruire dei moduli abitativi sul pianeta rosso. Ma la cosa più affascinante è stato il fatto di essere sempre più interessato alla materia, continuando la ricerca ancora oggi dopo tre anni dalla mia laurea».
In cosa consiste il progetto Artemis Luna, cui ti stai dedicando?
«Il progetto a cui sto partecipando si chiama "MoonFiber". Ci sto lavorando assieme a un team di esperti dell'università di Houston e ad alcuni miei colleghi del team "ArchiMars". Il progetto si focalizza sull'utilizzo delle risorse in Situ sulla superficie lunare per poter costruire degli avamposti per astronauti. Il programma "Artemis", in particolare, è un programma di volo spaziale con equipaggio, portato avanti dalla NASA, dalle aziende di voli spaziali commerciali statunitensi, e da partner internazionali come l'ESA, la JAXA e la Canadian Space Agency (CSA), con l'obiettivo di far sbarcare "la prima donna e il prossimo uomo" sulla Luna, in particolare nella regione del polo sud lunare, entro il 2024».
È davvero possibile una vita sulla Luna? Se sì, con quali soluzioni abitative?
«Sì, la vita su pianeti extraterrestri è possibile, ovviamente a meno di precauzioni e determinate condizioni, soprattutto risolte tramite le soluzioni architettoniche. In particolare, il progetto si basa sullo sfruttamento dei Lavatube, dei tunnel naturali sotterranei che hanno la capacità di assorbire le radiazioni esterne e quindi permettono di poter utilizzare dei moduli abitativi più aperti o leggeri. Hanno la caratteristica di essere molto grandi, parliamo di un diametro medio pari a 80 metri. Il nostro progetto in particolare si compone di moduli gonfiabili rinforzati con fibre di basalto lunare fabbricate in loco. Ognuno di loro svolge una funzione predefinita per avere tutto ciò che occorre per vivere in maniera naturale sul pianeta».
Quale pensi sia il futuro di questo ambito di ricerca?
«Il futuro in questo settore c'è e ci sarà sempre secondo me. Riusciremo quanto prima a raggiungere i satelliti e i pianeti del nostro sistema solare e li colonizzeremo. Questo porta a progredire con la ricerca soprattutto sulle nuove tecnologie da utilizzare, per sfruttare al meglio i materiali in Situ ed evitare di importare materiale dal nostro pianeta terra».