Settimana Santa di Molfetta, viaggio nelle Confraternite: Santo Stefano
Alla scoperta dell'Arciconfraternita dal Sacco Rosso
Arciconfraternita di Santo Stefano dal "Sacco Rosso"
- Origini: attestata già nel XV secolo, giuridicamente riconosciuta dal Re di Napoli Ferdinando IV con decreto del 31 marzo 1767
- Insegne: sacco e mucce di colore rosso-tabacco, cingoli con fiocchi e cappello (ripiegato, sul fianco sinistro) color rosso vivo.
- Priorato: l'attuale priore è Marcello Magarelli.
- Sede: Chiesa di Santo Stefano
Una storia secolare di culto, cultura e devozione
L'Arciconfraternita di Santo Stefano prende il nome dal primo diacono di Gerusalemme, primo cristiano a testimoniare la sua fede col martirio. Lo stemma è rappresentato da un'anfora su cui poggiano alcune pietre che ne simboleggiano il martirio, e dove si legge la frase: "Dulces et nomine digni". Il motto si legge anche sull'anfora in pietra che si trova scolpita sulla facciata della chiesa, al centro dell'arco soprastante gli stipiti del portone. Opera presso la chiesa di Santo Stefano, le cui prime notizie risalgono al 1286. Fu ampliata nel 1586, detta in antichità La Parrocchietta, e qui sono conservate le statue dei Cinque Misteri. I confratelli dal Sacco Rosso recano a spalla il simulacro di Cristo Morto, nella processione del Venerdì Santo: l'uscita dalla chiesa di Santo Stefano della statua è sulle note di U Conzasiegge, marcia funebre del 1857 di Vincenzo Valente.