Sessant'anni dopo Giulio Cozzoli: conferenza con il professor Gaetano Mongelli

Tutte le tappe di una vita dedicata all'arte

domenica 18 febbraio 2018 10.38
A cura di Anna Maria Tota
Sul termine del sessantesimo anniversario dalla morte del grande artista molfettese Giulio Cozzoli, il Museo Diocesano, l'Arciconfraternita della Morte e il Teatro dei Cipis, hanno organizzato un anno di eventi per ricordare Cozzoli.

A conclusione di "60 anni dopo Giulio Cozzoli in mostra", iniziato lo scorso 4 aprile con il trasferimento della "Deposizione" all'esterno del Museo, il professore Mongelli, racconta aneddoti della vita del maestro.

A soli dodici anni Cozzoli riesce a convincere l'artista Cifariello della sua bravura e parte con lui alla volta della Città Eterna, Roma. Qui lavorerà al cavallo per il monumento di Umberto I commissionatogli dalla città di Bari.
Tornato a Molfetta, inizia a lavorare al ciclo di statue in carta pesta che, ancora oggi, nel periodo pasquale, attraversano le strade di Molfetta. Importanti, a tal riguardo, gli studi preparatori delle opere, realizzate in terracotta. Modellini, questi che non superano i 22 cm.
Nel 1909 e nel 1910 vince due concorsi: quello dell' Accademia dei virtuosi al Pantheon e quello dell'Accademia di San Luca.
Trasferitosi, poi, dopo qualche anno di permanenza a Roma, definitivamente a Molfetta, Cozzoli aprirà un suo studio in Palazzo Cappelluti presso il quale svolge anni di instancabile lavoro e ai quali appartiene l'opera "La Deposizione".

Il professor Mongelli sottolinea anche l'importanza di alcuni disegni di Cozzoli non più grandi di 3 cm per lato ed afferma: «Quando Cozzoli pensava in grande, disegnava in piccolo. Ogni disegno di Cozzoli è un fatto compiuto. Un'opera in sé».