Serena de Bari: «Nuovo album e nuovi progetti: così spicco il volo»
La giovane artista si racconta: da Amici al nuovo album e al tour che l'attende in estate
martedì 26 giugno 2018
Era febbraio dello scorso anno quando un piccolo pezzo di Molfetta entrò nella scuola musicale più famosa della televisione, quella di "Amici di Maria de Filippi": Serena de Bari, classe 2000, caschetto biondo sbarazzino, si fa conoscere per lo stile particolare e la voce importante
Oggi, l'artista molfettese torna con il singolo "L'odore nell'aria" (Ontheset / Artist First), in radio e digitale dallo scorso 25 maggio, che anticipa l'uscita del primo album di inediti dal titolo "Serena".
Partiamo dalle tue origini, quando hai iniziato a interessarti alla musica?
Ho cominciato ad interessarmi alla musica sin da piccola, grazie alla frequentazione della mia parrocchia, la Chiesa "San Domenico". È lì che ho cominciato a cantare. Era qualcosa che mi veniva naturale, non forzato, e infatti non ho mai frequentato nessuna scuola di canto. Mi sono sempre formata da sola, paradossalmente penso persino che questo sia stato qualcosa di molto importante per me, ha consentito che restassi me stessa e non mi preformassi sui modelli altrui. Dalla chiesa, ho avuto la possibilità di partecipare ad un talent chiamato "A voice for music", nel quale ho conosciuto il mio attuale manager. Da lì, è nato un percorso discografico con il mio primo singolo "Troppo fragile", con cui sono diventata "Artista della settimana" per MTV New Generation. Avevo già raggiunto dei traguardi molto importanti per la mia età, però sicuramente il punto di svolta è stata la partecipazione ad Amici.
Raggiungere un proprio stile e identità, quanto è importante per un musicista?
Per un'artista, avere un'identità molto definita è qualcosa di fondamentale per far capire al tuo pubblico chi sei, che cosa vuoi e che musica vuoi far loro conoscere. Per me, sin da bambina, avere un determinato stile è stato qualcosa che ho sentito molto: ho scelto uno stile molto rock che mi rappresentasse appieno e mi facesse sentire a mio agio. Non ho mai voluto snaturarmi. È una scelta che rivendico profondamente perfino contro chi, vista la mia età, mi vorrebbe più semplice: penso sempre però alle grandi icone del mondo della musica, come Anna Oxa o Patty Pravo che, ai loro esordi, hanno scelto uno stile che le facesse distinguere. E questa è una scelta che ha ripagato loro, spero che lo faccia anche con me. Del resto, un'identità molto forte è anche la condizione necessaria per emergere, devi essere in grado di suscitare sempre un'emozione, positiva o negativa che sia. È questo un grande consiglio che mi hanno dato ad "Amici".
A chi pensi di ispirarti nella tua musica?
Io sono cresciuta con la musica di Mina, è lei che mi ha formato a livello di cultura musicale. Crescendo, ho cercato di guardare al panorama internazionale per trovare un punto di riferimento come stile che mi assomigliasse. E l'ho trovato in Pink che adoro, Katy Perry, Rihanna. Hanno quel modo di porsi stravagante che mi piace osservare e riproporre. Però, a livello vocale, ovviamente prevale Mina come mio modello di riferimento.
Cos'è la musica per te?
E' qualcosa di molto difficile da esprimere a parole, è amare così tanto il proprio lavoro da non pensare più a nulla, mentre lo si sta facendo. E' quasi una persona immaginaria che mi accoglie e mi dice "Vieni a casa", portandomi in un mondo dove non ci sono più i problemi della vita di ogni giorno. Anche quando sono sul palco, perdo completamente la nozione di me stessa, non so di che cosa potrei essere capace. Mi capita spesso di assentarmi mentalmente, anche quando sono a scuola, è come un richiamo a cui non riesco a resistere.
Tra le tue esperienze e partecipazioni, quali ricordi con maggiore soddisfazione?
Ovviamente, quello che ricordo con più soddisfazione è la partecipazione ad Amici, fu una gioia immensa perché, per la prima volta, ricevevo un riconoscimento al mio talento. Era una sorta di attestazione di fiducia che mi dava la possibilità di continuare su questa strada, dandomi la prova che valessi effettivamente qualcosa. "Amici" è una trasmissione onesta, dove si vede il talento e dove, contrariamente a quanto si pensa in giro, non c'è alcun giro di denaro sottobanco per potervi partecipare. Ho partecipato convinta che sarebbe finito tutto in una giornata, invece sono rimasta a Roma per due mesi. È stata un'esperienza che mi ha insegnato tanto. Mi ha fatto capire il valore della mia identità che era stata così forte durante la mia sfida d'ingresso, da farmi definire da Maria de Filippi "un Vasco Rossi ubriaco", cosa che ho sempre preso come un grandissimo complimento. Mi ha fatto conoscere tantissime persone che ancora oggi continuano a seguirmi. Oggi, spero però di arrivare al momento in cui non sarò più "Serena di Amici", ma solo "Serena de Bari". L'etichetta di partecipante alla trasmissione mi inorgoglisce, ma è qualcosa con cui mi sembra di attirare troppo l'attenzione. E spero di poterne avere sempre di nuove con cui andare oltre anche a questo.
"L'odore nell'aria" è una canzone molto ritmata ed estiva, come descriveresti l'album da cui è tratta?
E' un album molto variegato, ci sono ballate, pezzi più veloci, più introspettivi. E' un collage di diversi stili, così da accontentare tutti i gusti musicali. È stata anche l'occasione per cimentarmi come autrice, infatti su incitamento della mia professoressa di francese, ho preso carta e penna e ho scritto la canzone "Io non condivido", un pezzo sul bullismo. Ho scelto poi di chiamare l'album solo "Serena", perché sentivo che così sarebbe stato più riconoscibile, cosa fondamentale per un'artista emergente.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
A fine mese, sarò a Giovinazzo per una serata presso l'Auditorium "Don Tonino Bello", poi per l'estate sarò in tour con la radio Ciccio Riccio. Per il futuro prossimo, sono convinta che essere un'artista non abbia a che vedere con il denaro. Viviamo adesso in una sorta di bolla oscura che non ci consente di avere la visibilità che meriteremmo. Le case discografiche naturalmente investono con la certezza di avere un ritorno economico, e spesso questo non ha a che fare con il talento. Ma sono certa che, a costo di tentativi, se hai talento, prima o dopo spicchi e riesci ad ottenere quello che ti eri prefissato.
Oggi, l'artista molfettese torna con il singolo "L'odore nell'aria" (Ontheset / Artist First), in radio e digitale dallo scorso 25 maggio, che anticipa l'uscita del primo album di inediti dal titolo "Serena".
Il videoclip musicale è prodotto da Luca Venturi, arrangiato da Franco Muggeo, "L'odore nell'aria" è scritto da Davide Di Maggio ed è accompagnato da un video colorato e scanzonato, girato interamente a Bari, che ha ottenuto il riconoscimento VEVO.
Partiamo dalle tue origini, quando hai iniziato a interessarti alla musica?
Ho cominciato ad interessarmi alla musica sin da piccola, grazie alla frequentazione della mia parrocchia, la Chiesa "San Domenico". È lì che ho cominciato a cantare. Era qualcosa che mi veniva naturale, non forzato, e infatti non ho mai frequentato nessuna scuola di canto. Mi sono sempre formata da sola, paradossalmente penso persino che questo sia stato qualcosa di molto importante per me, ha consentito che restassi me stessa e non mi preformassi sui modelli altrui. Dalla chiesa, ho avuto la possibilità di partecipare ad un talent chiamato "A voice for music", nel quale ho conosciuto il mio attuale manager. Da lì, è nato un percorso discografico con il mio primo singolo "Troppo fragile", con cui sono diventata "Artista della settimana" per MTV New Generation. Avevo già raggiunto dei traguardi molto importanti per la mia età, però sicuramente il punto di svolta è stata la partecipazione ad Amici.
Raggiungere un proprio stile e identità, quanto è importante per un musicista?
Per un'artista, avere un'identità molto definita è qualcosa di fondamentale per far capire al tuo pubblico chi sei, che cosa vuoi e che musica vuoi far loro conoscere. Per me, sin da bambina, avere un determinato stile è stato qualcosa che ho sentito molto: ho scelto uno stile molto rock che mi rappresentasse appieno e mi facesse sentire a mio agio. Non ho mai voluto snaturarmi. È una scelta che rivendico profondamente perfino contro chi, vista la mia età, mi vorrebbe più semplice: penso sempre però alle grandi icone del mondo della musica, come Anna Oxa o Patty Pravo che, ai loro esordi, hanno scelto uno stile che le facesse distinguere. E questa è una scelta che ha ripagato loro, spero che lo faccia anche con me. Del resto, un'identità molto forte è anche la condizione necessaria per emergere, devi essere in grado di suscitare sempre un'emozione, positiva o negativa che sia. È questo un grande consiglio che mi hanno dato ad "Amici".
A chi pensi di ispirarti nella tua musica?
Io sono cresciuta con la musica di Mina, è lei che mi ha formato a livello di cultura musicale. Crescendo, ho cercato di guardare al panorama internazionale per trovare un punto di riferimento come stile che mi assomigliasse. E l'ho trovato in Pink che adoro, Katy Perry, Rihanna. Hanno quel modo di porsi stravagante che mi piace osservare e riproporre. Però, a livello vocale, ovviamente prevale Mina come mio modello di riferimento.
Cos'è la musica per te?
E' qualcosa di molto difficile da esprimere a parole, è amare così tanto il proprio lavoro da non pensare più a nulla, mentre lo si sta facendo. E' quasi una persona immaginaria che mi accoglie e mi dice "Vieni a casa", portandomi in un mondo dove non ci sono più i problemi della vita di ogni giorno. Anche quando sono sul palco, perdo completamente la nozione di me stessa, non so di che cosa potrei essere capace. Mi capita spesso di assentarmi mentalmente, anche quando sono a scuola, è come un richiamo a cui non riesco a resistere.
Tra le tue esperienze e partecipazioni, quali ricordi con maggiore soddisfazione?
Ovviamente, quello che ricordo con più soddisfazione è la partecipazione ad Amici, fu una gioia immensa perché, per la prima volta, ricevevo un riconoscimento al mio talento. Era una sorta di attestazione di fiducia che mi dava la possibilità di continuare su questa strada, dandomi la prova che valessi effettivamente qualcosa. "Amici" è una trasmissione onesta, dove si vede il talento e dove, contrariamente a quanto si pensa in giro, non c'è alcun giro di denaro sottobanco per potervi partecipare. Ho partecipato convinta che sarebbe finito tutto in una giornata, invece sono rimasta a Roma per due mesi. È stata un'esperienza che mi ha insegnato tanto. Mi ha fatto capire il valore della mia identità che era stata così forte durante la mia sfida d'ingresso, da farmi definire da Maria de Filippi "un Vasco Rossi ubriaco", cosa che ho sempre preso come un grandissimo complimento. Mi ha fatto conoscere tantissime persone che ancora oggi continuano a seguirmi. Oggi, spero però di arrivare al momento in cui non sarò più "Serena di Amici", ma solo "Serena de Bari". L'etichetta di partecipante alla trasmissione mi inorgoglisce, ma è qualcosa con cui mi sembra di attirare troppo l'attenzione. E spero di poterne avere sempre di nuove con cui andare oltre anche a questo.
"L'odore nell'aria" è una canzone molto ritmata ed estiva, come descriveresti l'album da cui è tratta?
E' un album molto variegato, ci sono ballate, pezzi più veloci, più introspettivi. E' un collage di diversi stili, così da accontentare tutti i gusti musicali. È stata anche l'occasione per cimentarmi come autrice, infatti su incitamento della mia professoressa di francese, ho preso carta e penna e ho scritto la canzone "Io non condivido", un pezzo sul bullismo. Ho scelto poi di chiamare l'album solo "Serena", perché sentivo che così sarebbe stato più riconoscibile, cosa fondamentale per un'artista emergente.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
A fine mese, sarò a Giovinazzo per una serata presso l'Auditorium "Don Tonino Bello", poi per l'estate sarò in tour con la radio Ciccio Riccio. Per il futuro prossimo, sono convinta che essere un'artista non abbia a che vedere con il denaro. Viviamo adesso in una sorta di bolla oscura che non ci consente di avere la visibilità che meriteremmo. Le case discografiche naturalmente investono con la certezza di avere un ritorno economico, e spesso questo non ha a che fare con il talento. Ma sono certa che, a costo di tentativi, se hai talento, prima o dopo spicchi e riesci ad ottenere quello che ti eri prefissato.