Sequestrate 20 tartarughe d'acqua dolce e affidate al WWF Puglia
Recuperate dai Carabinieri, sono state prese in carico dai volontari del centro di Molfetta. Salvemini: «Un problema dilagante»
venerdì 28 maggio 2021
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Sequestrate dai Carabinieri e affidate al WWF Puglia. È la storia di 20 tartarughe d'acqua dolce recuperate dai militari del Nucleo Cites lungo la strada provinciale 76 che unisce Sannicandro di Bari ad Acquaviva delle Fonti, molto probabilmente lasciate sul ciglio dell'arteria stradale da persone stanche di averle in casa.
Gli esemplari, tutti della specie Trachemys scripta, provengono da ambienti subtropicali o sudamericani e sono ritenuti dei temibili predatori di anfibi, di pesci e di uccelli acquatici, dopo una visita medico-veterinaria, sono stati affidati al centro WWF con sede a Molfetta. Per Pasquale Salvemini, responsabile della struttura, «quest'ultimo sequestro dei Carabinieri è soltanto una goccia nell'oceano. Negli ultimi 30 anni le tartarughe d'acqua dolce hanno preso il sopravvento in Italia».
Questi animali, testuggini appartenenti alla famiglia degli emididi, «vengono venduti nei negozi di animali, nelle fiere di paese e nei mercatini, ed il più delle volte sono destinati a morte certa in quanto inseriti in ambienti non consoni al proprio equilibrio naturale. Oggi, recentemente inserite nell'elenco europeo delle specie esotiche invasive al pari di altre specie - dice il responsabile regionale - sono diventate ingombranti per la nostra biodiversità e anche nei nostri appartamenti».
Le tartarughe d'acqua dolce, nella maggior parte dei casi, vengono lasciate in mare. «Una delle soluzioni più veloci - racconta Salvemini - è diventato l'abbandono incontrollato e illegale. Anche nelle nostre ville comunali, l'importante che ci sia un po' d'acqua. Negli ultimi anni, inoltre, è diventata una prassi quella di liberarle in mare conducendole al decesso. La legge - ricorda - punisce tutti coloro i quali per qualsiasi motivo abbandonino o procurino sofferenze a qualsiasi animale».
L'invito del WWF Puglia, che a Molfetta gestisce il centro di recupero tartarughe marine, è quello di «mettersi in contatto con associazioni o centri che possano dare soluzioni rispetto ad una crudele atrocità», mentre «continuiamo a ribadire al nostro Parlamento italiano di legiferare una volta per tutte sul divieto di vendita di animali che non fanno parte del nostro territorio, dai rettili ai pappagalli sino anche alle svariate specie di pesci colorati che riempiono gli acquari domestici».
Per Salvemini «sono animali che quando diventano ingombranti finiscono col ripopolare i nostri ambienti adattandosi al nostro clima, come è già successo per molte specie di pappagalli. Bisogna intervenire per evitare che il nostro agro sia invaso da pitoni, boa e altri rettili più pericolosi degli innocui serpenti cervoni».
Gli esemplari, tutti della specie Trachemys scripta, provengono da ambienti subtropicali o sudamericani e sono ritenuti dei temibili predatori di anfibi, di pesci e di uccelli acquatici, dopo una visita medico-veterinaria, sono stati affidati al centro WWF con sede a Molfetta. Per Pasquale Salvemini, responsabile della struttura, «quest'ultimo sequestro dei Carabinieri è soltanto una goccia nell'oceano. Negli ultimi 30 anni le tartarughe d'acqua dolce hanno preso il sopravvento in Italia».
Questi animali, testuggini appartenenti alla famiglia degli emididi, «vengono venduti nei negozi di animali, nelle fiere di paese e nei mercatini, ed il più delle volte sono destinati a morte certa in quanto inseriti in ambienti non consoni al proprio equilibrio naturale. Oggi, recentemente inserite nell'elenco europeo delle specie esotiche invasive al pari di altre specie - dice il responsabile regionale - sono diventate ingombranti per la nostra biodiversità e anche nei nostri appartamenti».
Le tartarughe d'acqua dolce, nella maggior parte dei casi, vengono lasciate in mare. «Una delle soluzioni più veloci - racconta Salvemini - è diventato l'abbandono incontrollato e illegale. Anche nelle nostre ville comunali, l'importante che ci sia un po' d'acqua. Negli ultimi anni, inoltre, è diventata una prassi quella di liberarle in mare conducendole al decesso. La legge - ricorda - punisce tutti coloro i quali per qualsiasi motivo abbandonino o procurino sofferenze a qualsiasi animale».
L'invito del WWF Puglia, che a Molfetta gestisce il centro di recupero tartarughe marine, è quello di «mettersi in contatto con associazioni o centri che possano dare soluzioni rispetto ad una crudele atrocità», mentre «continuiamo a ribadire al nostro Parlamento italiano di legiferare una volta per tutte sul divieto di vendita di animali che non fanno parte del nostro territorio, dai rettili ai pappagalli sino anche alle svariate specie di pesci colorati che riempiono gli acquari domestici».
Per Salvemini «sono animali che quando diventano ingombranti finiscono col ripopolare i nostri ambienti adattandosi al nostro clima, come è già successo per molte specie di pappagalli. Bisogna intervenire per evitare che il nostro agro sia invaso da pitoni, boa e altri rettili più pericolosi degli innocui serpenti cervoni».