Senzatetto, ridiamogli dignità

Un uomo da alcune settimane dorme all'aperto a Molfetta, sulle scale del Calvario

martedì 26 settembre 2017 5.29
A cura di Nicola Miccione
Una storia d'altri tempi, di quelle che, quando vedi le immagini in televisione, inorridisci e ti chiedi come sia possibile tanto degrado nel 2017, in una società che si definisce industrializzata, ma pure attenta agli altri, alle fasce più deboli.

Un presente che colpisce. Un presente che alcuni in città ormai conoscono, che altri fanno finta di non vedere, del quale in pochi si preoccupano. Non siamo in un paese lontanissimo, ma a Molfetta, città dell'indimenticato vescovo cattolico don Tonino Bello, per il quale è stato avviato il processo di beatificazione, dove evidentemente esiste un mondo sommerso che ci costeggia e che a volte evitiamo di guardare.

A Molfetta, da alcune settimane, un uomo, per scelta di vita o per costrizione degli eventi (nella foto tratta da Facebook), dorme all'aperto, sulle scale di un piccolo tempio in stile gotico noto a tutti con il nome di Calvario. Qualcuno lo chiama clochard, altri barbone, altri ancora senzatetto, ma non rende appieno l'idea. Di certo è un uomo che, proprio alle spalle di una chiesa, quella di San Bernardino, vive in precarie condizioni di vivibilità.

Un uomo che non trova di meglio che un paio di cartoni e qualche coperta per potersi riparare dal freddo. Sì, i suoi cartoni e le sue coperte, ovvero ciò che il freddo non potrà mai davvero sciogliere. Quell'uomo, invisibile ai più, s'è costruito una specie di piccola "casa" con i cartoni e le coperte. E dentro vi si è accucciato e dorme. Lì. Così. Da alcune settimane, anche nei giorni dei festeggiamenti in onore della Madonna dei Martiri.

La vicenda ha iniziato a circolare in città, amplificata dai social network: un senzatetto che appartiene ad una popolazione affacciata sul vuoto a ridosso di un abisso pieno di dolore e povertà. Un senzatetto che forse vorrebbe solo che la società si assumesse il compito di pensare a lui. Lui che non ha nessun punto di riferimento, se non le scalinate del Calvario dove passare la notte.

Il resto è solo solitudine. A parte una sensazione come di rimorso, di forte imbarazzo, perché noi, un letto caldo che ci aspetta, ce lo abbiamo. Uno scossone al nostro intorpidito senso di giustizia, un pugno allo stomaco difficile da digerire in una società che ama e vuole definirsi industrializzata, ma pure attenta alle fasce sociali più deboli, quelle dei meno abbienti. Forse solo a parole.

E pensare che a sua difesa, basterebbe poco per restituirgli la dignità. Quella che nessun marciapiede, nessuna scalinata del Calvario potrà mai cancellare.