Schiuma, fanghi e liquami: Torre Calderina finisce di nuovo in Procura
Salvemini: «La città metropolitana e la regione devono intervenire con urgenza»
venerdì 24 febbraio 2017
0.42
Ancora una denuncia. Non la prima e, probabilmente, nemmeno l'ultima a essere depositata in queste ore in Procura da Lac e WWF a proposito della situazione in cui versa l'oasi di Torre Calderina a pochi metri dallo scarico dei Comuni di Molfetta, Ruvo, Terlizzi, Corato e Bitonto.
«Durante l'attività di controllo i volontari della Lac Puglia e del WWF nei giorni scorsi hanno notato e fotografato la presenza di una forte concentrazione di schiuma e fanghi allo sbocco del depuratore, una chiazza scura in mare che si estendeva per diverse centinaia di metri. Oltre alla schiuma depositata sulla battigia, c'era anche un nauseabondo odore tipico dei tensioattivi e bolle di colore scuro», racconta a "La Gazzetta del Mezzogiorno" Pasquale Salvemini, delegato regionale Lac ed esponente del WWF.
«La città metropolitana e la regione devono intervenire con urgenza», continua Salvemini.
L'Acquedotto pugliese, invece, si chiama fuori dalla questione Torre Calderina.
«Il depuratore a servizio di Ruvo e Terlizzi non è responsabile dell'inquinamento rilevato» ha fatto sapere l'azienda attraverso una nota.
«Le chiazze di colore scuro rilevate sul litorale di Molfetta, in località Torre Calderina, non possono in alcun modo essere ascritte al cattivo funzionamento del depuratore a servizio di Ruvo e Terlizzi. Il refluo depurato da questo impianto ha come recapito finale il Canale Lama dell'Aglio con condotta intubata in un punto situato a circa 8 km dalla costa. Il canale prosegue, quindi, a cielo aperto, in territorio di Bisceglie e di Molfetta, per poi sfociare in prossimità di Torre Calderina. Non è nella competenza di Aqp vigilare sullo stato delle acque nell'ultimo tratto fino a mare. Eventuali responsabilità dell'inquinamento del canale, qualora fossero accertate, potrebbero dipendere da scarichi abusivi di reflui non conformi e non autorizzati, a valle del punto di scarico dell'impianto» hanno rimarcato i responsabili dell'ente.
«L'impianto di depurazione, come più volte comunicato in passato, anche recentemente, scarica un refluo conforme ai limiti di legge, come si evince dalle determinazioni analitiche di Arpa Puglia, sulla base dei campioni prelevati dalla stessa Agenzia presso l'impianto di depurazione, oltre che dalle determinazioni analitiche condotte da Acquedotto Pugliese sui campioni di autocontrollo previsti per legge».
«Durante l'attività di controllo i volontari della Lac Puglia e del WWF nei giorni scorsi hanno notato e fotografato la presenza di una forte concentrazione di schiuma e fanghi allo sbocco del depuratore, una chiazza scura in mare che si estendeva per diverse centinaia di metri. Oltre alla schiuma depositata sulla battigia, c'era anche un nauseabondo odore tipico dei tensioattivi e bolle di colore scuro», racconta a "La Gazzetta del Mezzogiorno" Pasquale Salvemini, delegato regionale Lac ed esponente del WWF.
«La città metropolitana e la regione devono intervenire con urgenza», continua Salvemini.
L'Acquedotto pugliese, invece, si chiama fuori dalla questione Torre Calderina.
«Il depuratore a servizio di Ruvo e Terlizzi non è responsabile dell'inquinamento rilevato» ha fatto sapere l'azienda attraverso una nota.
«Le chiazze di colore scuro rilevate sul litorale di Molfetta, in località Torre Calderina, non possono in alcun modo essere ascritte al cattivo funzionamento del depuratore a servizio di Ruvo e Terlizzi. Il refluo depurato da questo impianto ha come recapito finale il Canale Lama dell'Aglio con condotta intubata in un punto situato a circa 8 km dalla costa. Il canale prosegue, quindi, a cielo aperto, in territorio di Bisceglie e di Molfetta, per poi sfociare in prossimità di Torre Calderina. Non è nella competenza di Aqp vigilare sullo stato delle acque nell'ultimo tratto fino a mare. Eventuali responsabilità dell'inquinamento del canale, qualora fossero accertate, potrebbero dipendere da scarichi abusivi di reflui non conformi e non autorizzati, a valle del punto di scarico dell'impianto» hanno rimarcato i responsabili dell'ente.
«L'impianto di depurazione, come più volte comunicato in passato, anche recentemente, scarica un refluo conforme ai limiti di legge, come si evince dalle determinazioni analitiche di Arpa Puglia, sulla base dei campioni prelevati dalla stessa Agenzia presso l'impianto di depurazione, oltre che dalle determinazioni analitiche condotte da Acquedotto Pugliese sui campioni di autocontrollo previsti per legge».