Sara Allegretta: «Ci ritroveremo sul palcoscenico delle idee»
Il bilancio di due anni intensi come direttore artistico della Fondazione Valente
giovedì 26 ottobre 2023
All'indomani delle dimissioni da direttore artistico della Fondazione Vincenzo Maria Valente, abbiamo fatto con Sara Allegretta un bilancio di questi anni di attività.
Un fulmine a ciel sereno le sue dimissioni da direttore artistico della Fondazione Valente, lasciano un certo sgomento, in quanto la Fondazione in questi due anni di direzione artistica è diventato un faro per la città dal punto di vista culturale…
«Nulla è eterno, tutto ciò che ha un inizio ha anche una fine. Sono stati due anni intensi, 39 gli eventi programmati e realizzati: prime nazionali, format nuovi, accoglienza di artisti che si sono esibiti per la prima volta nella nostra città; tanto consenso da parte di pubblico, social e stampa, ma quello che mi ha resa più orgogliosa è stato offrire una bella opportunità a tanti giovani talentuosi pugliesi. Oltre due anni di programmazione che hanno ottenuto importanti riconoscimenti nei contributi ministeriali (MIC) e della Regione Puglia che si sono concretizzati in migliaia di euro messi a disposizione della cultura territoriale».
Il suo obiettivo come direttore artistico era educare all'arte. Reputa di esserci riuscita in questi anni con la Fondazione?
«Ho sempre sentito il peso di questa responsabilità! Il Direttore artistico è innanzitutto un professionista che si occupa della ideazione e progettazione di eventi artistici e culturali, pensa anche alla logistica, individuando le sedi più adatte agli spettacoli. Nel contempo svolge il precipuo compito di orientare ed intercettare l'interesse del pubblico e fare in modo che quest'ultimo cresca in termini numerici e di consenso. Queste le basi su cui si sono costruite le nuove offerte culturali, come "Inflammatus" che ha proposto musiche del repertorio sacro settecentesco, con rarità mai eseguite a Molfetta, "Teatro & Musica", invece, più orientato ad un pubblico appassionato alla figura dell'attore o attrice inserito in un contesto musicale. Sono stata particolarmente orgogliosa delle due prime assolute nazionali degli spettacoli di Fabrizio Bentivoglio con letture di Ennio Flaiano e Sergio Rubini su Letture di Italo Calvino. Senza dimenticare il virtuoso violinista Alessandro Quarta o il magnifico pianista jazz Danilo Rea, o Niki Nicolai e Stefano di Battista apprezzatissimi da coloro che amano il genere esclusivamente musicale, che amano la performance del musicista. Senza trascurare la grande e amata lirica…. Insomma, un gran lavoro…».
E' il tempo di tirare le somme di quanto fatto sin'ora, che impronta ha dato alla Fondazione Valente con la sua direzione artistica?
«Dalle numerosissime attestazioni che mi giungono in queste ore, deduco di aver fatto un buon lavoro, attestazioni di stima che giungono da più parti, da artisti, dal pubblico, critici musicali, giornalisti, amanti dell'arte e della bellezza, frutto di un impegno che ha messo in campo un caleidoscopio di generi musicali ed una offerta culturale sicuramente attrattiva».
Cosa rimarrà di Sara Allegretta alla Fondazione?
«Di essere stata la prima donna a ricoprire l'incarico di Direttore Artistico».
Su quali altri palcoscenici ci incontreremo?
«Ci ritroveremo sul palcoscenico delle idee, quelle già in corso e quelle che arriveranno. L'arte non è necessariamente un luogo fisico. Mi piace pensare sempre all'arte come luogo di ascolto, come pratica di pace. Comprendere la prospettiva e sentire le emozioni dell'altro».
Un fulmine a ciel sereno le sue dimissioni da direttore artistico della Fondazione Valente, lasciano un certo sgomento, in quanto la Fondazione in questi due anni di direzione artistica è diventato un faro per la città dal punto di vista culturale…
«Nulla è eterno, tutto ciò che ha un inizio ha anche una fine. Sono stati due anni intensi, 39 gli eventi programmati e realizzati: prime nazionali, format nuovi, accoglienza di artisti che si sono esibiti per la prima volta nella nostra città; tanto consenso da parte di pubblico, social e stampa, ma quello che mi ha resa più orgogliosa è stato offrire una bella opportunità a tanti giovani talentuosi pugliesi. Oltre due anni di programmazione che hanno ottenuto importanti riconoscimenti nei contributi ministeriali (MIC) e della Regione Puglia che si sono concretizzati in migliaia di euro messi a disposizione della cultura territoriale».
Il suo obiettivo come direttore artistico era educare all'arte. Reputa di esserci riuscita in questi anni con la Fondazione?
«Ho sempre sentito il peso di questa responsabilità! Il Direttore artistico è innanzitutto un professionista che si occupa della ideazione e progettazione di eventi artistici e culturali, pensa anche alla logistica, individuando le sedi più adatte agli spettacoli. Nel contempo svolge il precipuo compito di orientare ed intercettare l'interesse del pubblico e fare in modo che quest'ultimo cresca in termini numerici e di consenso. Queste le basi su cui si sono costruite le nuove offerte culturali, come "Inflammatus" che ha proposto musiche del repertorio sacro settecentesco, con rarità mai eseguite a Molfetta, "Teatro & Musica", invece, più orientato ad un pubblico appassionato alla figura dell'attore o attrice inserito in un contesto musicale. Sono stata particolarmente orgogliosa delle due prime assolute nazionali degli spettacoli di Fabrizio Bentivoglio con letture di Ennio Flaiano e Sergio Rubini su Letture di Italo Calvino. Senza dimenticare il virtuoso violinista Alessandro Quarta o il magnifico pianista jazz Danilo Rea, o Niki Nicolai e Stefano di Battista apprezzatissimi da coloro che amano il genere esclusivamente musicale, che amano la performance del musicista. Senza trascurare la grande e amata lirica…. Insomma, un gran lavoro…».
E' il tempo di tirare le somme di quanto fatto sin'ora, che impronta ha dato alla Fondazione Valente con la sua direzione artistica?
«Dalle numerosissime attestazioni che mi giungono in queste ore, deduco di aver fatto un buon lavoro, attestazioni di stima che giungono da più parti, da artisti, dal pubblico, critici musicali, giornalisti, amanti dell'arte e della bellezza, frutto di un impegno che ha messo in campo un caleidoscopio di generi musicali ed una offerta culturale sicuramente attrattiva».
Cosa rimarrà di Sara Allegretta alla Fondazione?
«Di essere stata la prima donna a ricoprire l'incarico di Direttore Artistico».
Su quali altri palcoscenici ci incontreremo?
«Ci ritroveremo sul palcoscenico delle idee, quelle già in corso e quelle che arriveranno. L'arte non è necessariamente un luogo fisico. Mi piace pensare sempre all'arte come luogo di ascolto, come pratica di pace. Comprendere la prospettiva e sentire le emozioni dell'altro».