Ritardi, mancanza di posti a sedere e diversi svenimenti: i pendolari alzano la voce
«Viaggiamo in condizioni indegne: da Molfetta sappiamo già di non trovare posto»
mercoledì 19 ottobre 2016
Tornano ad alzare la voce i pendolari molfettesi. Lo fanno in tanti, soprattutto quelli che affollano la stazione nelle ore di punta mattutine: a partire dalle 7 e fino alle 9 migliaia viaggiano da Molfetta verso Bari, tanti anche verso Foggia. Il malcontento è sempre serpeggiato ma adesso chiedono di parlare, visto che lo scorso 17 ottobre una ragazza salita a Bisceglie sarebbe poi svenuta. Troppa gente, troppo poco spazio per ciascuno. Ammassati per tutto il tragitto.
«Quanto successo è solo uno dei casi che sono stati resi noti: ne avvengono tanti. Noi che saliamo a Molfetta tra le 7 e le 7.30 oppure subito dopo le 8 sappiamo di non trovare spazio perchè il treno è già stra colmo. Saliamo e ogni giorno è una sfida ad occupare sempre meno spazio tra i corridoi oppure a ridosso delle porte. Ovviamente il pericolo è dietro l'angolo perchè se il treno dovesse frenare all'improvviso cadremmo tutti e c'è chi resterebbe schiacciato mentre ogni volta che le porte si aprono o si chiudono c'è il serio rischio di essere colpiti e trascinati fuori», raccontano Giulia e Ignazio, la prima impiegata nel capoluogo e il secondo studente universitario.
«Sono anni che ne parliamo, che cerchiamo di attirare l'attenzione ma dopo qualche giorno è tutto come prima, se non addirittura peggio. Immaginate, soprattutto, a giugno quando arriva il primo caldo e i treni sono ancora pieni perchè l'università è ancora aperta, come gli uffici a Bari: aria irrespirabile, puzza di sudore. Non so se si può parlare di igiene. E d'inverno? I virus trovano terreno fertile: raffreddori, influenze; insomma che ne è del diritto alla salute di ognuno di noi?», si chiede Antonella, che sui treni viaggia da circa 10 anni, prima per l'università a Bari e adesso per raggiungere il suo posto di lavoro.
«Quando vedo in TV alcuni servizi sui pendolari sono tentato dal chiamare e dire di venire a fare un viaggio con noi. Un viaggio della speranza», chiude Fabiano, anche lui pendolare per lo studio.
«Quanto successo è solo uno dei casi che sono stati resi noti: ne avvengono tanti. Noi che saliamo a Molfetta tra le 7 e le 7.30 oppure subito dopo le 8 sappiamo di non trovare spazio perchè il treno è già stra colmo. Saliamo e ogni giorno è una sfida ad occupare sempre meno spazio tra i corridoi oppure a ridosso delle porte. Ovviamente il pericolo è dietro l'angolo perchè se il treno dovesse frenare all'improvviso cadremmo tutti e c'è chi resterebbe schiacciato mentre ogni volta che le porte si aprono o si chiudono c'è il serio rischio di essere colpiti e trascinati fuori», raccontano Giulia e Ignazio, la prima impiegata nel capoluogo e il secondo studente universitario.
«Sono anni che ne parliamo, che cerchiamo di attirare l'attenzione ma dopo qualche giorno è tutto come prima, se non addirittura peggio. Immaginate, soprattutto, a giugno quando arriva il primo caldo e i treni sono ancora pieni perchè l'università è ancora aperta, come gli uffici a Bari: aria irrespirabile, puzza di sudore. Non so se si può parlare di igiene. E d'inverno? I virus trovano terreno fertile: raffreddori, influenze; insomma che ne è del diritto alla salute di ognuno di noi?», si chiede Antonella, che sui treni viaggia da circa 10 anni, prima per l'università a Bari e adesso per raggiungere il suo posto di lavoro.
«Quando vedo in TV alcuni servizi sui pendolari sono tentato dal chiamare e dire di venire a fare un viaggio con noi. Un viaggio della speranza», chiude Fabiano, anche lui pendolare per lo studio.