«Rispetto per un uomo che non ha avuto degna sepoltura»
Omicidio Andriani, l'avvocato Felice Petruzzella invita alla prudenza: «Attendiamo gli esiti delle indagini»
lunedì 28 novembre 2016
19.41
Una nota inviata agli organi di stampa da parte dell'avvocato Felice Petruzzella. Serve a fare il punto sulle indagini relative al delitto del 54enne Antonio Andriani, ferito la sera di sabato, 26 novembre, nel portone della sua abitazione di via Martiri di via Fani alla periferia di Molfetta e morto dopo alcune ore al Policlinico di Bari.
«Futili motivi», spiegano i Carabinieri della Compagnia di Molfetta, agli ordini del capitano Vito Ingrosso, che dopo oltre 8 ore di interrogatorio hanno arrestato Crescenzio Bartoli, 44 anni, marito della nipote della vittima.
«La moglie e le tre figlie di Antonio Andriani - scrive Petruzzella - mi hanno conferito incarico affinché possa rappresentarle quali parti lese nel procedimento penale concernente il brutale assassinio del loro congiunto. In brevissimo tempo sono apparsi sui giornali e sui social una serie di articoli che, in maniera del tutto intempestiva quanto irrispettosa per la memoria di un defunto, si sono avventurati nella ricostruzione del più probabile movente ispiratore di un gesto così brutale.
In questo momento la famiglia del signor Andriani non può che chiedere, direi pretendere, rispetto per un uomo che non ha ancora avuto degna sepoltura. Le indagini sono, ovviamente, ancora in corso e quanto sembrerebbe essere stato dichiarato dall'indagato a giustificazione della azione omicidiaria sembra già apparire, almeno in parte, inverosimile e dettato dall'esigenza di alleggerire la propria posizione.
Antonio Andriani aveva, come immediatamente ricordato da alcune testate, certamente compiuto degli sbagli in passato, sbagli cui era seguita l'espiazione della giusta pena. Aveva, quindi, pagato il suo debito con la collettività, reinserendosi nel tessuto sociale cittadino in maniera onesta e dignitosa.
L'auspicio dei familiari è, quindi, che si possano attendere gli esiti degli inquirenti senza che sulla memoria del povero Antonio Andriani si scatenino sensazionalismi e sciacallaggi che, allo stato, non possono che ritenersi privi di alcun fondamento».
«Futili motivi», spiegano i Carabinieri della Compagnia di Molfetta, agli ordini del capitano Vito Ingrosso, che dopo oltre 8 ore di interrogatorio hanno arrestato Crescenzio Bartoli, 44 anni, marito della nipote della vittima.
«La moglie e le tre figlie di Antonio Andriani - scrive Petruzzella - mi hanno conferito incarico affinché possa rappresentarle quali parti lese nel procedimento penale concernente il brutale assassinio del loro congiunto. In brevissimo tempo sono apparsi sui giornali e sui social una serie di articoli che, in maniera del tutto intempestiva quanto irrispettosa per la memoria di un defunto, si sono avventurati nella ricostruzione del più probabile movente ispiratore di un gesto così brutale.
In questo momento la famiglia del signor Andriani non può che chiedere, direi pretendere, rispetto per un uomo che non ha ancora avuto degna sepoltura. Le indagini sono, ovviamente, ancora in corso e quanto sembrerebbe essere stato dichiarato dall'indagato a giustificazione della azione omicidiaria sembra già apparire, almeno in parte, inverosimile e dettato dall'esigenza di alleggerire la propria posizione.
Antonio Andriani aveva, come immediatamente ricordato da alcune testate, certamente compiuto degli sbagli in passato, sbagli cui era seguita l'espiazione della giusta pena. Aveva, quindi, pagato il suo debito con la collettività, reinserendosi nel tessuto sociale cittadino in maniera onesta e dignitosa.
L'auspicio dei familiari è, quindi, che si possano attendere gli esiti degli inquirenti senza che sulla memoria del povero Antonio Andriani si scatenino sensazionalismi e sciacallaggi che, allo stato, non possono che ritenersi privi di alcun fondamento».