Rifiuti speciali per il porto di Molfetta, chiusa l'inchiesta della Procura
Nove le persone indagate: nei loro confronti i pm Aiello e Tosto hanno emesso un avviso di conclusione delle indagini preliminari
martedì 1 ottobre 2024
13.06
Arriva al capolinea il fascicolo sull'impiego di rifiuti speciali per costruire il molo di sopraflutto del porto di Molfetta. Nove persone sono indagate: a loro i pubblici ministeri della Procura della Repubblica di Trani, Giuseppe Francesco Aiello e Francesco Tosto, hanno inviato un avviso di conclusione delle indagini preliminari.
Si tratta dell'imprenditore Giuseppe Dell'Erba, di Trani, per cui si procede separatamente in un altro fascicolo, del direttore operativo dell'ufficio della direzione dei lavori, Gianluca Loliva, di Castellana Grotte, e del dirigente responsabile del procedimento, Alessandro Binetti, di Molfetta. Tutti rischiano il rinvio a giudizio per i reati a vario titolo di frode nelle pubbliche forniture, truffa, gestione illecita di rifiuti e per responsabilità dell'Ente per illecito amministrativo dipendente da reato.
Con loro pure il direttore dei lavori Renato Marconi, il direttore del cantiere Marck Bravaccini, il capocantiere Marcello Calandrini, la sorella di Giuseppe Dell'Erba, Serafina, della Trani Scavi s.r.l., ed i dipendenti Domenico Calvi e Emanuele Tatulli. L'inchiesta, avviata ad ottobre 2021, ha messo in luce un sistema di frode nel completamento del molo di sopraflutto, una «diga a gettata per proteggere il bacino portuale, consistente nella posa di più strati in blocchi, naturali o artificiali».
I materiali richiesti dovevano essere «chimicamente inalterabili e meccanicamente resistenti». Le indagini, hanno permesso agli inquirenti di verificare che in quel porto ci finiva di tutto. Compresi i rifiuti speciali. Gli indagati, entro 20 giorni, potranno presentare memorie, produrre documenti e richiedere di essere ascoltati.
Si tratta dell'imprenditore Giuseppe Dell'Erba, di Trani, per cui si procede separatamente in un altro fascicolo, del direttore operativo dell'ufficio della direzione dei lavori, Gianluca Loliva, di Castellana Grotte, e del dirigente responsabile del procedimento, Alessandro Binetti, di Molfetta. Tutti rischiano il rinvio a giudizio per i reati a vario titolo di frode nelle pubbliche forniture, truffa, gestione illecita di rifiuti e per responsabilità dell'Ente per illecito amministrativo dipendente da reato.
Con loro pure il direttore dei lavori Renato Marconi, il direttore del cantiere Marck Bravaccini, il capocantiere Marcello Calandrini, la sorella di Giuseppe Dell'Erba, Serafina, della Trani Scavi s.r.l., ed i dipendenti Domenico Calvi e Emanuele Tatulli. L'inchiesta, avviata ad ottobre 2021, ha messo in luce un sistema di frode nel completamento del molo di sopraflutto, una «diga a gettata per proteggere il bacino portuale, consistente nella posa di più strati in blocchi, naturali o artificiali».
I materiali richiesti dovevano essere «chimicamente inalterabili e meccanicamente resistenti». Le indagini, hanno permesso agli inquirenti di verificare che in quel porto ci finiva di tutto. Compresi i rifiuti speciali. Gli indagati, entro 20 giorni, potranno presentare memorie, produrre documenti e richiedere di essere ascoltati.