Odori molesti, polveri e rifiuti speciali: sequestro da 1 milione di euro a Molfetta
Sigilli ad un'impresa di via Agnelli, nella zona industriale, oltre a macchinari, attrezzature e auto. Denunciato un 40enne
giovedì 5 ottobre 2023
12.21
Finanzieri e carabinieri si sono presentati in via Agnelli, a Molfetta, in un'azienda operante nel vasto settore del recupero di rifiuti speciali per eseguire un decreto di sequestro preventivo per vari reati ambientali del compendio aziendale emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Carmen Corvino.
Questo in seguito ad un'articolata attività di indagine, estesa anche a Barletta, Terlizzi e coordinata dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani, Giuseppe Francesco Aiello, che ha consentito di «accertare l'immissione, in un'area, la zona industriale, in cui insistono attività agroalimentari, di odori molesti e di polveri contenenti metalli pesanti, tra cui alluminio, zinco, bario, manganese, cromo, cadmio e cobalto». Insomma, una forte puzza, oltre alle polveri tossiche.
I finanzieri della Compagnia di Molfetta e i Forestali di Bari hanno accertato che il proprietario della società operante nel settore della raccolta, del recupero, del trasporto, della trasformazione e del commercio di materiali ferrosi, non aveva adottato alcuna precauzione per impedire che dall'impianto fuoriuscissero odori nauseabondi e polveri pericolose. Una forte puzza, oltre alle polveri sottili, che infastidiva i proprietari delle aree più prossime e limitrofe all'impianto molfettese.
Da qui è scattato il provvedimento, eseguito questa mattina dai militari del capitano Salvatore Mercone, che ha interessato un'area di circa 2.200 metri quadrati, gli impianti, i macchinari specifici e le attrezzature industriali per il recupero, il trasporto e la trasformazione dei materiali metallici ferrosi e non, gli automezzi (tra cui un'auto di lusso e una moto di grossa cilindrata) e disponibilità finanziarie per un valore stimato pari ad oltre un milione di euro. Tutto finito sotto sequestro.
Questo in attesa degli adeguamenti che dovrebbero garantire una migliore qualità della vita in zona. Nei guai, al termine dell'inchiesta, sono finiti l'amministratore della società, 40enne, deferito in Procura, a Trani, per il reato di attività di gestione di rifiuti non autorizzata in violazione dell'articolo n. 256 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e la stessa società, ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001, in materia di "responsabilità amministrativa degli Enti dipendente da reato".
«L'operazione di servizio testimonia la costante attenzione riposta dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri Forestali - è scritto in un comunicato stampa inviato ai mass media - a tutela dell'ambiente e a contrasto dell'inquinamento indiscriminato, in quanto potenziale pericolo per la salute dei cittadini e per l'ecosistema».
Questo in seguito ad un'articolata attività di indagine, estesa anche a Barletta, Terlizzi e coordinata dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani, Giuseppe Francesco Aiello, che ha consentito di «accertare l'immissione, in un'area, la zona industriale, in cui insistono attività agroalimentari, di odori molesti e di polveri contenenti metalli pesanti, tra cui alluminio, zinco, bario, manganese, cromo, cadmio e cobalto». Insomma, una forte puzza, oltre alle polveri tossiche.
I finanzieri della Compagnia di Molfetta e i Forestali di Bari hanno accertato che il proprietario della società operante nel settore della raccolta, del recupero, del trasporto, della trasformazione e del commercio di materiali ferrosi, non aveva adottato alcuna precauzione per impedire che dall'impianto fuoriuscissero odori nauseabondi e polveri pericolose. Una forte puzza, oltre alle polveri sottili, che infastidiva i proprietari delle aree più prossime e limitrofe all'impianto molfettese.
Da qui è scattato il provvedimento, eseguito questa mattina dai militari del capitano Salvatore Mercone, che ha interessato un'area di circa 2.200 metri quadrati, gli impianti, i macchinari specifici e le attrezzature industriali per il recupero, il trasporto e la trasformazione dei materiali metallici ferrosi e non, gli automezzi (tra cui un'auto di lusso e una moto di grossa cilindrata) e disponibilità finanziarie per un valore stimato pari ad oltre un milione di euro. Tutto finito sotto sequestro.
Questo in attesa degli adeguamenti che dovrebbero garantire una migliore qualità della vita in zona. Nei guai, al termine dell'inchiesta, sono finiti l'amministratore della società, 40enne, deferito in Procura, a Trani, per il reato di attività di gestione di rifiuti non autorizzata in violazione dell'articolo n. 256 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e la stessa società, ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001, in materia di "responsabilità amministrativa degli Enti dipendente da reato".
«L'operazione di servizio testimonia la costante attenzione riposta dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri Forestali - è scritto in un comunicato stampa inviato ai mass media - a tutela dell'ambiente e a contrasto dell'inquinamento indiscriminato, in quanto potenziale pericolo per la salute dei cittadini e per l'ecosistema».