Raid punitivo da San Giorgio a Molfetta. Dopo gli arresti, si cerca il movente

Fra le ipotesi dei Carabinieri, quella di un regolamento di conti. Si sospetta una lite, mentre si cerca un terzo uomo

giovedì 8 agosto 2019 0.22
«Il movente del gesto (l'esplosione dei colpi di pistola, nda) non è ancora emerso, tuttavia si ritiene verosimilmente legato alla gestione di qualche attività illecita. Uno degli arrestati, campani, ha, infatti, avuto un periodo di codentenzione con il pregiudicato molfettese, occasione in cui potrebbero essersi conosciuti».

È quanto scritto, ieri, nel comunicato stampa diffuso dalla sala stampa del Comando Provinciale dei Carabinieri di Bari sugli arresti di due pericolosi pregiudicati campani, il 49enne ​Francesco Esposito ed il 48enne Mariano Capparella, entrambi di San Giorgio a Cremano, autori di reiterate minacce aggravate dall'uso delle armi, in danno del 41enne pregiudicato molfettese Massimiliano De Bari, conosciuto con il soprannome di "Mamò".

Un nuovo tassello in questa vicenda, che, nei mesi scorsi, ha destato particolare allarme per la sicurezza pubblica di Molfetta, ma che mostra ancora diversi lati oscuri, è stato posto dai detective del Nucleo Operativo della locale Compagnia, uomini low profile capaci di "intercettare" e ricollocare come in un puzzle l'intera indagine sulla spedizione punitiva a colpi di pistola avvenuta ad inizio anno, il 19 ed il 28 febbraio scorsi.

L'attività investigativa, infatti, trae origine dal danneggiamento del portone d'ingresso di una palazzina di edilizia popolare al civico n. 9 di via Madre Teresa di Calcutta, alla periferia di Ponente, avvenuto il 19 febbraio scorso, quando una scarica di almeno 3 proiettili provocò dei fori sulla vetrata della porta d'accesso. Pochi giorni dopo, il 28 febbraio, una scena analoga: 9 colpi di pistola sparati da breve distanza, sempre sulla stessa vetrata.

«Nel primo episodio, avvenuto alle ore 14.00 - spiegano i Carabinieri - due individui, travisati, giunti a bordo di un motociclo, raggiunsero il civico n. 9 di via Madre Teresa di Calcutta, dove esplosero 3 colpi di pistola. Nel secondo episodio, avvenuto il 28 febbraio dopo, alle ore 03.30, gli autori del reato, stavolta, giunsero sul posto con un'utilitaria, il cui passeggero, dopo essere sceso dall'auto, esplose almeno 9 colpi di pistola verso la vetrata, danneggiandola».

Ai Carabinieri, ai comandi del capitano Vito Ingrosso, non c'è voluto molto ad individuare l'obiettivo delle azioni criminose, ovvero il 41enne Massimiliano De Bari, che risiede nella suddetta palazzina. Uno studio accurato delle immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza dell'intera città ha poi consentito di individuare gli autori del gesto, giunti sul posto con due auto intestate ad altrettante società di noleggio di San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli.

Il 49enne ​Francesco Esposito e il 48enne Mariano Capparella, quest'ultimo vicino ad un efferato gruppo criminale, sono stati tratti in arresto e sono stati condotti nel carcere di Napoli Poggioreale, con l'accusa di minaccia aggravata con l'uso delle armi e di ricettazione aggravata. Ma l'attività non si ferma qui: sono ancora in corso, infatti, le indagini per identificare un terzo complice, alla guida di una delle autovetture utilizzate per il raid a colpi di pistola.

Intanto, ad oggi, movente ed eventuale mandante restano ancora oscuri. Nessun dato oggettivo emerge nei rapporti fra i due arrestati, di San Giorgio a Cremano, e la vittima, di Molfetta. Nessun contatto, nulla che possa ricondurre ad un movente. Solo un dettaglio portato alla luce dagli investigatori: «Uno degli arrestati ha avuto un periodo di codentenzione con il pregiudicato molfettese, occasione in cui potrebbero essersi conosciuti».

Il movente della duplice spedizione punitiva non è emerso, ma potrebbe essere legato alla gestione di attività illecite. Perché andare da San Giorgio a Cremano a Molfetta per esplodere - in ben due giornate differenti - vari colpi di pistola contro un portone? Le ipotesi al vaglio dei Carabinieri sono diverse, ma le bocche degli investigatori sono cucite. S'indaga per comprendere in che contesto criminale sarebbe maturata la rabbia cieca che ha portato al doppio gesto.

Si sospetta una lite oppure una ritorsione. Ma il raid potrebbe anche inquadrarsi in un regolamento di conti fra bande entrate in attrito lungo l'asse Campania-Puglia, su cui gli inquirenti molfettesi hanno già acceso i riflettori. Insomma, i punti interrogativi sono ancora molti.