Raccolta porta a porta, non si può tornare indietro
Legambiente:«Irresponsabile chi trasforma le psicosi collettive in un’arma elettorale»
lunedì 8 agosto 2016
14.42
La raccolta porta a porta deve continuare. Meglio e più di quanto non si sia fatto finora. Il circolo Legambiente si oppone all'irresponsabile tendenza, diffusasi anche con l'avallo di certi ambienti politici, a demonizzare un sistema di raccolta rifiuti (il cosiddetto 'porta a porta') che, pure, in altre città della Puglia (e non solo), ha consentito, a regime, di contenere l'incremento dei costi economici e ambientali del conferimento dei rifiuti in discarica.
«Le criticità, pure esistenti nel sistema-Molfetta, non possono indurre ad abolire questo metodo di raccolta, preferendogli soluzioni meno avanzate: sarebbe un vero nonsense» , dicono gli ambientalisti. Piuttosto, si lavori per individuare e superare gli aspetti che funzionano meno: tra questi, la scelta (rivelatasi infelice) di parcellizzare il servizio, privilegiando solo alcuni cittadini serviti a 'domicilio' (laddove è attivo il porta a porta) e di fatto penalizzando, invece, laddove presente il servizio tradizionale di raccolta con i cassonetti stradali, i cittadini costretti ad adoperare cassonetti non sempre fruibili perché stracolmi o maleodoranti.
«È questa la maggiore criticità manifestata dall'attuale servizio di raccolta rifiuti, criticità che va urgentemente risolta mediante l'attivazione di un servizio omogeneo che preveda l'immediata estensione della raccolta porta a porta a tutta la città» , ribadisce Legambiente. Tutto il resto è becero teatrino pre-elettorale, finalizzato a cavalcare assurde e, per la verità, ridicole paure alimentate soprattutto presso quei cittadini non ancora coinvolti dal sistema di raccolta porta a porta, cittadini spesso artatamente indotti a temere quel che, invece, non hanno temuto i cittadini, ad esempio, di Andria, un Comune pugliese più grande di Molfetta e così orgoglioso dei risultati raggiunti grazie al porta a porta da riconfermare quel sindaco (Nicola Giorgino, sostenuto da una maggioranza di centro-destra) che, negli scorsi anni, ha promosso questo nuovo sistema.
La raccolta porta a porta, del resto, sembra ormai non una delle scelte possibili, ma l'unica via percorribile. Questo, innanzi tutto per far fronte allo stato di emergenza in atto: le discariche scarseggiano e, se da un lato non possiamo continuare a riempire i territori di 'buchi' dove infilare i nostri rifiuti tal quali, le poche discariche esistenti possono permettersi di imporre ai Comuni prezzi di conferimento sempre più alti. Perciò, bisogna incrementare al massimo i livelli di raccolta differenziata.
A prescriverlo è anche la legge: con il recepimento delle direttive europee, l'approvazione del Testo Unico Ambientale (dlgs 152/06) ha imposto, infatti, il raggiungimento di obiettivi di raccolta differenziata pari al 65%. E, per superare definitivamente l'emergenza ambientale formalmente riconosciuta in Puglia dal 1994 al 2007, tali previsioni sono state pienamente recepite nel nuovo apparato normativo regionale, riconoscendo nella raccolta differenziata porta a porta l'unico modello efficace per il raggiungimento di tale obiettivo, anche sulla scorta delle esperienze ampiamente diffuse e consolidate nel resto d'Italia.
A Molfetta cos'è accaduto nel frattempo? La città, fin dalla fine degli anni Novanta, si è distinta nell'intera Regione per gli efficienti modelli organizzativi di raccolta differenziata che consentivano il raggiungimento di buoni risultati: tali modelli organizzativi sono stati nel tempo affinati e migliorati fino all'implementazione di un modello di raccolta stradale con numerose e capillari isole di raccolta, che hanno permesso il conseguimento del 35% di raccolta differenziata. Un risultato, questo, nonulteriormente migliorabile e, dunque, oggi insufficiente rispetto ai limiti di legge vigenti: perciò, servono modelli di raccolta differenziata domiciliare spinta (la raccolta 'porta a porta', appunto). È bene aggiungere, inoltre, che, negli anni scorsi, il Sindaco Azzollini – memore anche delle positive esperienze di alcune città meridionali (Salerno e Andria, su tutte) – avviò la progettazione del nuovo servizio di raccolta porta a porta dei rifiuti, servizio successivamente realizzato dal Sindaco Natalicchio solo in alcuni quartieri della città a partire da gennaio 2016. A maggior ragione ingiustificati, dunque, anche per motivi di coerenza politica, sono gli appelli e le petizioni perché si torni indietro.
A un sistema che, oggi, sarebbe ormai arretrato e inefficace, anti-economico e anacronistico: un sistema che, se in passato ha dato il massimo possibile, adesso non sarebbe assolutamente sufficiente a ottemperare alle prescrizioni nazionali in materia di rifiuti.
Bisogna, piuttosto, riconoscere e superare gli aspetti che hanno pregiudicato la piena riuscita di questo nuovo sistema di raccolta, fare ammenda (e, questo, vale per tutti i cittadini) di qualche atto d'inciviltà commesso da chi non vuole adeguarsi alle regole, incoraggiare, molto più di quanto non sia stato fatto finora, un metodo che altrove ha funzionato e funziona benissimo. Solo così si eviteranno gli sversamenti indiscriminati di rifiuti in campagna, le migrazioni di rifiuti da un quartiere all'altro, la difficile gestione del servizio a causa della presenza di differenti modalità organizzative. Solo così, come già avvenuto in importanti comuni limitrofi, si eviteranno quelle psicosi collettive tanto immotivate quanto inopportune.
«Le criticità, pure esistenti nel sistema-Molfetta, non possono indurre ad abolire questo metodo di raccolta, preferendogli soluzioni meno avanzate: sarebbe un vero nonsense» , dicono gli ambientalisti. Piuttosto, si lavori per individuare e superare gli aspetti che funzionano meno: tra questi, la scelta (rivelatasi infelice) di parcellizzare il servizio, privilegiando solo alcuni cittadini serviti a 'domicilio' (laddove è attivo il porta a porta) e di fatto penalizzando, invece, laddove presente il servizio tradizionale di raccolta con i cassonetti stradali, i cittadini costretti ad adoperare cassonetti non sempre fruibili perché stracolmi o maleodoranti.
«È questa la maggiore criticità manifestata dall'attuale servizio di raccolta rifiuti, criticità che va urgentemente risolta mediante l'attivazione di un servizio omogeneo che preveda l'immediata estensione della raccolta porta a porta a tutta la città» , ribadisce Legambiente. Tutto il resto è becero teatrino pre-elettorale, finalizzato a cavalcare assurde e, per la verità, ridicole paure alimentate soprattutto presso quei cittadini non ancora coinvolti dal sistema di raccolta porta a porta, cittadini spesso artatamente indotti a temere quel che, invece, non hanno temuto i cittadini, ad esempio, di Andria, un Comune pugliese più grande di Molfetta e così orgoglioso dei risultati raggiunti grazie al porta a porta da riconfermare quel sindaco (Nicola Giorgino, sostenuto da una maggioranza di centro-destra) che, negli scorsi anni, ha promosso questo nuovo sistema.
La raccolta porta a porta, del resto, sembra ormai non una delle scelte possibili, ma l'unica via percorribile. Questo, innanzi tutto per far fronte allo stato di emergenza in atto: le discariche scarseggiano e, se da un lato non possiamo continuare a riempire i territori di 'buchi' dove infilare i nostri rifiuti tal quali, le poche discariche esistenti possono permettersi di imporre ai Comuni prezzi di conferimento sempre più alti. Perciò, bisogna incrementare al massimo i livelli di raccolta differenziata.
A prescriverlo è anche la legge: con il recepimento delle direttive europee, l'approvazione del Testo Unico Ambientale (dlgs 152/06) ha imposto, infatti, il raggiungimento di obiettivi di raccolta differenziata pari al 65%. E, per superare definitivamente l'emergenza ambientale formalmente riconosciuta in Puglia dal 1994 al 2007, tali previsioni sono state pienamente recepite nel nuovo apparato normativo regionale, riconoscendo nella raccolta differenziata porta a porta l'unico modello efficace per il raggiungimento di tale obiettivo, anche sulla scorta delle esperienze ampiamente diffuse e consolidate nel resto d'Italia.
A Molfetta cos'è accaduto nel frattempo? La città, fin dalla fine degli anni Novanta, si è distinta nell'intera Regione per gli efficienti modelli organizzativi di raccolta differenziata che consentivano il raggiungimento di buoni risultati: tali modelli organizzativi sono stati nel tempo affinati e migliorati fino all'implementazione di un modello di raccolta stradale con numerose e capillari isole di raccolta, che hanno permesso il conseguimento del 35% di raccolta differenziata. Un risultato, questo, nonulteriormente migliorabile e, dunque, oggi insufficiente rispetto ai limiti di legge vigenti: perciò, servono modelli di raccolta differenziata domiciliare spinta (la raccolta 'porta a porta', appunto). È bene aggiungere, inoltre, che, negli anni scorsi, il Sindaco Azzollini – memore anche delle positive esperienze di alcune città meridionali (Salerno e Andria, su tutte) – avviò la progettazione del nuovo servizio di raccolta porta a porta dei rifiuti, servizio successivamente realizzato dal Sindaco Natalicchio solo in alcuni quartieri della città a partire da gennaio 2016. A maggior ragione ingiustificati, dunque, anche per motivi di coerenza politica, sono gli appelli e le petizioni perché si torni indietro.
A un sistema che, oggi, sarebbe ormai arretrato e inefficace, anti-economico e anacronistico: un sistema che, se in passato ha dato il massimo possibile, adesso non sarebbe assolutamente sufficiente a ottemperare alle prescrizioni nazionali in materia di rifiuti.
Bisogna, piuttosto, riconoscere e superare gli aspetti che hanno pregiudicato la piena riuscita di questo nuovo sistema di raccolta, fare ammenda (e, questo, vale per tutti i cittadini) di qualche atto d'inciviltà commesso da chi non vuole adeguarsi alle regole, incoraggiare, molto più di quanto non sia stato fatto finora, un metodo che altrove ha funzionato e funziona benissimo. Solo così si eviteranno gli sversamenti indiscriminati di rifiuti in campagna, le migrazioni di rifiuti da un quartiere all'altro, la difficile gestione del servizio a causa della presenza di differenti modalità organizzative. Solo così, come già avvenuto in importanti comuni limitrofi, si eviteranno quelle psicosi collettive tanto immotivate quanto inopportune.