Progetto Policoro: a Molfetta un'associazione per la ricerca attiva del lavoro
Tra supporto alle scelte formative e linee guida per l’autoimprenditorialità
venerdì 24 marzo 2023
10.16
Giovani, Vangelo e lavoro sono le tre parole chiave che animano Progetto Policoro, una realtà che quest'anno compie 20 anni sul territorio diocesano e che nasce dalla pastorale giovanile, dalla pastorale sociale del lavoro e dalla Caritas diocesana con l'obiettivo di aiutare i giovani del Sud nella ricerca attiva dell'occupazione. Oggi questa realtà è sotto la lente d'ingrandimento della rubrica "V per Volontariato", a cura della redazione di MolfettaViva.
La premessa è fondamentale: Progetto Policoro opera con princìpi cristiani, ma si rivolge ai laici. Abbiamo incontrato don Luigi Amendolagine, tutor del Progetto Policoro nominato dal vescovo, monsignor Domenico Cornacchia, Susanna de Candia e Tommaso Parisi, rispettivamente animatrice e animatore in entrata del Progetto Policoro. I tre che ci hanno parlato di questa realtà presente sul territorio di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi.
Qual è l'obiettivo di Progetto Policoro?
«Progetto Policoro è parte di una rete più grande, che comprende nodi di prossimità in altri luoghi, da cui attinge durante lo scambio di esperienze. La costruzione del bene comune e della dignità alla persona sono al centro di quello che facciamo. Offriamo ai giovani gli strumenti per costruire un lavoro al Sud. Cerchiamo di combattere la cultura meridionale del lavoro secondo cui valgono la cultura del "posto fisso" e delle raccomandazioni come chiave del successo. Per farlo promuoviamo la cultura del riscatto, per cui un giovane può costruirsi qui un futuro, valorizzando le proprie capacità, il proprio talento. Questo è un territorio che ha molto da offrire. Non bisogna mai imitare, ma sempre personalizzare».
Come è organizzata la vostra realtà?
«I nostri animatori di comunità, il cui incarico diocesano ha durata triennale, accompagnano i giovani, svolgono attività di accoglienza e di supporto nella stesura del curriculum vitae. Cerchiamo di andare al cuore delle proposte concrete, di trasmettere il fatto che le idee si possono trasformare in progetti».
Quali servizi offrite?
«I nostri servizi sono diversi da quelli di un centro per l'impiego. Noi aiutiamo i giovani a cercare lavoro, non a trovarlo. Offriamo supporto ai giovani tra i 16 e i 35 anni nelle scelte formative propedeutiche a una collocazione lavorativa. Abbiamo attivo lo sportello di ascolto del giovane, il supporto nella scrittura della lettera di presentazione, la preparazione al colloquio, la stesura e la revisione del curriculum. Intraprendiamo anche percorsi di orientamento nelle scuole, specie sulle competenze trasversali. Un altro servizio che cerchiamo di prestare è il supporto all'autoimprenditorialitá: aiutiamo chi ha una bozza di progetto a trasformarla in una realtà imprenditoriale. Ne è testimonianza il percorso di formazione dedicato all'imprenditoria giovanile, che quest'anno vede la sua seconda edizione, con più iscritti dell'anno scorso».
Quali valori cercate di trasmettere ai giovani?
«Innanzitutto puntiamo a eliminare l'idea del mero guadagno, de "l'importante è trovare lavoro da qualche parte". Proviamo a stimolare delle prospettive nuove, facciamo capire ai ragazzi che è importante non accontentarsi. Il punto di partenza è sempre la conoscenza di se stessi, che permette di trasformare le proprie competenze e i propri interessi in punti di forza da mettere in evidenza nella ricerca del lavoro. Cerchiamo di accompagnare ai valori che si vogliono trovare in ogni situazione, come la sicurezza e il riconoscimento, anche l'onestà, la trasparenza, la capacità di gestione delle criticità».
Quali sono le difficoltà che riscontrate?
«Tra i giovani è diffusa la rabbia nei confronti del territorio. Noi cerchiamo di insegnare che bisogna essere attivi e fare network. Il passo dopo l'analisi di sé, di cosa si è fatto, di cosa si è in grado di fare e di cosa si vuole trovare, è proprio l'analisi delle possibilità sul territorio. Cerchiamo di far conoscere di più il territorio attraverso le realtà presenti, le associazioni giovanili e tutto ciò che crea fermento per generare connessioni e prefiggersi obiettivi».
Quali sono le novità del progetto?
«Abbiamo mosso primi passi per il microcredito, uno strumento con cui accompagniamo i giovani, insieme a una commissione di esperti, a capire se l'idea che hanno è sostenibile da un punto di vista economico se ci sono finanziamenti cui accedere. La diocesi si fa promotore con un fondo di garanzia, mettendo risorse a disposizione».
La premessa è fondamentale: Progetto Policoro opera con princìpi cristiani, ma si rivolge ai laici. Abbiamo incontrato don Luigi Amendolagine, tutor del Progetto Policoro nominato dal vescovo, monsignor Domenico Cornacchia, Susanna de Candia e Tommaso Parisi, rispettivamente animatrice e animatore in entrata del Progetto Policoro. I tre che ci hanno parlato di questa realtà presente sul territorio di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi.
Qual è l'obiettivo di Progetto Policoro?
«Progetto Policoro è parte di una rete più grande, che comprende nodi di prossimità in altri luoghi, da cui attinge durante lo scambio di esperienze. La costruzione del bene comune e della dignità alla persona sono al centro di quello che facciamo. Offriamo ai giovani gli strumenti per costruire un lavoro al Sud. Cerchiamo di combattere la cultura meridionale del lavoro secondo cui valgono la cultura del "posto fisso" e delle raccomandazioni come chiave del successo. Per farlo promuoviamo la cultura del riscatto, per cui un giovane può costruirsi qui un futuro, valorizzando le proprie capacità, il proprio talento. Questo è un territorio che ha molto da offrire. Non bisogna mai imitare, ma sempre personalizzare».
Come è organizzata la vostra realtà?
«I nostri animatori di comunità, il cui incarico diocesano ha durata triennale, accompagnano i giovani, svolgono attività di accoglienza e di supporto nella stesura del curriculum vitae. Cerchiamo di andare al cuore delle proposte concrete, di trasmettere il fatto che le idee si possono trasformare in progetti».
Quali servizi offrite?
«I nostri servizi sono diversi da quelli di un centro per l'impiego. Noi aiutiamo i giovani a cercare lavoro, non a trovarlo. Offriamo supporto ai giovani tra i 16 e i 35 anni nelle scelte formative propedeutiche a una collocazione lavorativa. Abbiamo attivo lo sportello di ascolto del giovane, il supporto nella scrittura della lettera di presentazione, la preparazione al colloquio, la stesura e la revisione del curriculum. Intraprendiamo anche percorsi di orientamento nelle scuole, specie sulle competenze trasversali. Un altro servizio che cerchiamo di prestare è il supporto all'autoimprenditorialitá: aiutiamo chi ha una bozza di progetto a trasformarla in una realtà imprenditoriale. Ne è testimonianza il percorso di formazione dedicato all'imprenditoria giovanile, che quest'anno vede la sua seconda edizione, con più iscritti dell'anno scorso».
Quali valori cercate di trasmettere ai giovani?
«Innanzitutto puntiamo a eliminare l'idea del mero guadagno, de "l'importante è trovare lavoro da qualche parte". Proviamo a stimolare delle prospettive nuove, facciamo capire ai ragazzi che è importante non accontentarsi. Il punto di partenza è sempre la conoscenza di se stessi, che permette di trasformare le proprie competenze e i propri interessi in punti di forza da mettere in evidenza nella ricerca del lavoro. Cerchiamo di accompagnare ai valori che si vogliono trovare in ogni situazione, come la sicurezza e il riconoscimento, anche l'onestà, la trasparenza, la capacità di gestione delle criticità».
Quali sono le difficoltà che riscontrate?
«Tra i giovani è diffusa la rabbia nei confronti del territorio. Noi cerchiamo di insegnare che bisogna essere attivi e fare network. Il passo dopo l'analisi di sé, di cosa si è fatto, di cosa si è in grado di fare e di cosa si vuole trovare, è proprio l'analisi delle possibilità sul territorio. Cerchiamo di far conoscere di più il territorio attraverso le realtà presenti, le associazioni giovanili e tutto ciò che crea fermento per generare connessioni e prefiggersi obiettivi».
Quali sono le novità del progetto?
«Abbiamo mosso primi passi per il microcredito, uno strumento con cui accompagniamo i giovani, insieme a una commissione di esperti, a capire se l'idea che hanno è sostenibile da un punto di vista economico se ci sono finanziamenti cui accedere. La diocesi si fa promotore con un fondo di garanzia, mettendo risorse a disposizione».