Processo sul porto di Molfetta, questa mattina in Tribunale l'ex senatore Azzollini
Il 28 ottobre l'ex sindaco sarà di nuovo davanti al Tribunale di Trani
martedì 15 ottobre 2019
15.54
Il nuovo porto di Molfetta si poteva realizzare: c'era il parere favorevole del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici che il 13 settembre 2013 validò la proposta del Comune di spostare il molo di 10 metri per star alla larga dalle bombe inesplose giacenti sui fondali.
A sostenerlo, davanti al Tribunale Collegiale di Trani, è stato, stamattina, l'ex sindaco di Molfetta Antonio Azzollini, uno dei principali imputati a vario titolo, il quale però, a differenza di altri sette, in apertura di dibattimento dichiarò di rinunciare alla prescrizione.
Secondo l'ex presidente della commissione bilancio del Senato, la Procura della Repubblica di Trani nel corso delle indagini (diramatesi sia sul versante ambientale, che su quello finanziario dell'opera) non avrebbe mai acquisito questa circostanza dirimente. Peraltro, Azzollini ha evidenziato che a giugno 2012 pure la Soprintendenza per i beni archeologici diede il via libera al progetto, imponendo solamente il monitoraggio delle attività di drenaggio dei fondali.
L'ex sindaco ha narrato del progetto, dalla sua genesi nel 1985 al risolutore impulso con la sua amministrazione, sino al sequestro dell'area ed al relativo blocco dei lavori avvenuto ormai sei anni fa.
Il processo, che al netto delle posizioni stralciate per le prescrizioni di alcuni reati conta 34 imputati (di cui 5 persone giuridiche, cioè società) riprenderà il 28 ottobre con l'esame dello stesso Azzollini sui profili finanziari della grande opera: secondo l'accusa una parte (150 milioni di euro) dei finanziamenti ricevuti dal Comune per la costruzione del nuovo porto commerciale sarebbe stata dirottata ad altri scopi per coprire le falle delle proprie casse.
A sostenerlo, davanti al Tribunale Collegiale di Trani, è stato, stamattina, l'ex sindaco di Molfetta Antonio Azzollini, uno dei principali imputati a vario titolo, il quale però, a differenza di altri sette, in apertura di dibattimento dichiarò di rinunciare alla prescrizione.
Secondo l'ex presidente della commissione bilancio del Senato, la Procura della Repubblica di Trani nel corso delle indagini (diramatesi sia sul versante ambientale, che su quello finanziario dell'opera) non avrebbe mai acquisito questa circostanza dirimente. Peraltro, Azzollini ha evidenziato che a giugno 2012 pure la Soprintendenza per i beni archeologici diede il via libera al progetto, imponendo solamente il monitoraggio delle attività di drenaggio dei fondali.
L'ex sindaco ha narrato del progetto, dalla sua genesi nel 1985 al risolutore impulso con la sua amministrazione, sino al sequestro dell'area ed al relativo blocco dei lavori avvenuto ormai sei anni fa.
Il processo, che al netto delle posizioni stralciate per le prescrizioni di alcuni reati conta 34 imputati (di cui 5 persone giuridiche, cioè società) riprenderà il 28 ottobre con l'esame dello stesso Azzollini sui profili finanziari della grande opera: secondo l'accusa una parte (150 milioni di euro) dei finanziamenti ricevuti dal Comune per la costruzione del nuovo porto commerciale sarebbe stata dirottata ad altri scopi per coprire le falle delle proprie casse.