Processo "Quinto Piano", primo grado: dieci condanne, due assoluzioni
Sentenza del Tribunale di Trani per i casi di assenteismo scoperti dalla Guardia di Finanza nel 2019
mercoledì 22 dicembre 2021
11.14
Dieci condanne (tra patteggiamenti e giudizi abbreviati), un'assoluzione parziale e una totale dopo la sentenza di primo grado emessa dal giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Trani, Lucia Anna Altamura.
Sul banco degli imputati erano finiti 30 dipendenti dell'Azienda Sanitaria Locale di Bari, accusati di timbrare il cartellino, ma in realtà di assentarsi durante l'orario di lavoro all'ospedale don Tonino Bello di Molfetta. Per questo, fra gli imputati che nella seduta del 12 ottobre scorso hanno richiesto il rito abbreviato (3) e il patteggiamento (9), dieci sono stati condannati a pene comprese fra 1 anno e 3 mesi e 6 mesi di reclusione (pena sospesa).
I dieci, infine, dovranno risarcire le spese di costituzione sostenute dall'Azienda Sanitaria Locale di Bari e dalla Regione Puglia che si sono costituiti parte civile nel procedimento, denominato "Quinto Piano", sorto da un'inchiesta della Guardia di Finanza della locale Tenenza e sfociato in 12 arresti.
Assolta, invece, dall'accusa di truffa ai danni di Ente pubblico perché «il fatto non costituisce reato» e da quello di falso perché «la stessa non è punibile poiché il fatto contestato è di particolare tenuità» una sola imputata: si tratta della collaboratrice amministrativa Vincenza Farinola, difesa dall'avvocato Felice Petruzzella, già scagionata dalla Corte dei Conti - che ha dunque escluso il danno erariale - dopo aver dimostrato che i suoi allontanamenti dal lavoro erano giustificati.
Nei confronti della donna, assistita dai legali Davide De Gennaro e Gianluigi De Fazio, il Tribunale ha annullato il licenziamento, ordinando la reintegrazione nel posto di lavoro, già validata dall'Asl di Bari, «che ci lascia particolarmente soddisfatti - le parole di Petruzzella - perché ha restituito dignità totale ad una persona che, fino ad oggi, ha subito davvero troppo».
Un'altra collaboratrice amministrativa, Isabellangela Sgherza, è stata assolta dall'accusa di truffa ai danni di Ente pubblico perché «il fatto non costituisce reato» e ha patteggiato una pena (sospesa) a 8 mesi di reclusione e 400 euro di multa. «S'è trattato - ha spiegato il suo avvocato difensore, Leonardo Iannone, raggiunto telefonicamente - di una sottoposizione volontaria ad una sanzione patteggiata con l'accusa e poi validata dal giudice, senza alcun accertamento di responsabilità».
Condannati, tra patteggiamenti e giudizi abbreviati, altri nove imputati, accusati, a vario titolo, di truffa aggravata ai danni di Ente pubblico, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, abuso d'ufficio e di peculato. Si tratta di Damiano Angione (8 mesi di reclusione e 400 euro di multa), dell'autista Salvatore Boccanegra (1 anno e 2 mesi e 400 euro), del dirigente medico Raffaele Croce (1 anno e 600 euro),
Ed ancora: l'assistente tecnico Francesco Saverio De Bari (1 anno e 3 mesi di reclusione e 1.200 euro di multa), il magazziniere Giuseppe Piccininni (6 mesi e 20 giorni e 500 euro), Isabella Gianfrancesco (6 mesi e 600 euro), il coadiutore amministrativo Luigi La Forgia (6 mesi e 400 euro), Angelo Sciancalepore (6 mesi e 600 euro) e la collaboratrice amministrativa Filomena Squeo (8 mesi e 10 giorni e 600 euro).
Otto di loro, l'8 luglio 2019, furono arrestati su ordinanza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Maria Grazia Caserta, e posti ai domiciliari, misure revocate dopo gli interrogatori di garanzia e in seguito dal Tribunale del Riesame. L'inchiesta dei finanzieri, coordinati dal sostituto procuratore Silvia Curione, durò due anni e fece emergere circa 300 episodi di assenteismo da parte di medici, infermieri, impiegati amministrativi e tecnici manutentori.
Le Fiamme Gialle avrebbero accertato numerose assenze dal luogo di lavoro in orario d'ufficio, spesso autorizzate da permessi sindacali o dalla legge 104/92, ma usate per svolgere attività in altre strutture o per motivi privati, anche utilizzando le auto di servizio. In qualche caso sarebbe stata constatata anche la collaborazione di un soggetto esterno alla Asl, il quale si presentava per "smarcare" ai rilevatori la presenza, timbrando cartellini illecitamente.
Si sarebbero assentati anche vari impiegati dell'ufficio rilevazioni presenze ed assenze, addetti al controllo del corretto rispetto dell'orario di lavoro dei dipendenti che, approfittando della possibilità di accedere al sistema informatico, avrebbero modificato manualmente gli orari di lavoro.
Per gli altri 18 imputati, infine, il processo inizierà il 9 marzo 2022 nelle forme ordinarie del dibattimento.
Sul banco degli imputati erano finiti 30 dipendenti dell'Azienda Sanitaria Locale di Bari, accusati di timbrare il cartellino, ma in realtà di assentarsi durante l'orario di lavoro all'ospedale don Tonino Bello di Molfetta. Per questo, fra gli imputati che nella seduta del 12 ottobre scorso hanno richiesto il rito abbreviato (3) e il patteggiamento (9), dieci sono stati condannati a pene comprese fra 1 anno e 3 mesi e 6 mesi di reclusione (pena sospesa).
I dieci, infine, dovranno risarcire le spese di costituzione sostenute dall'Azienda Sanitaria Locale di Bari e dalla Regione Puglia che si sono costituiti parte civile nel procedimento, denominato "Quinto Piano", sorto da un'inchiesta della Guardia di Finanza della locale Tenenza e sfociato in 12 arresti.
Assolta, invece, dall'accusa di truffa ai danni di Ente pubblico perché «il fatto non costituisce reato» e da quello di falso perché «la stessa non è punibile poiché il fatto contestato è di particolare tenuità» una sola imputata: si tratta della collaboratrice amministrativa Vincenza Farinola, difesa dall'avvocato Felice Petruzzella, già scagionata dalla Corte dei Conti - che ha dunque escluso il danno erariale - dopo aver dimostrato che i suoi allontanamenti dal lavoro erano giustificati.
Nei confronti della donna, assistita dai legali Davide De Gennaro e Gianluigi De Fazio, il Tribunale ha annullato il licenziamento, ordinando la reintegrazione nel posto di lavoro, già validata dall'Asl di Bari, «che ci lascia particolarmente soddisfatti - le parole di Petruzzella - perché ha restituito dignità totale ad una persona che, fino ad oggi, ha subito davvero troppo».
Un'altra collaboratrice amministrativa, Isabellangela Sgherza, è stata assolta dall'accusa di truffa ai danni di Ente pubblico perché «il fatto non costituisce reato» e ha patteggiato una pena (sospesa) a 8 mesi di reclusione e 400 euro di multa. «S'è trattato - ha spiegato il suo avvocato difensore, Leonardo Iannone, raggiunto telefonicamente - di una sottoposizione volontaria ad una sanzione patteggiata con l'accusa e poi validata dal giudice, senza alcun accertamento di responsabilità».
Condannati, tra patteggiamenti e giudizi abbreviati, altri nove imputati, accusati, a vario titolo, di truffa aggravata ai danni di Ente pubblico, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, abuso d'ufficio e di peculato. Si tratta di Damiano Angione (8 mesi di reclusione e 400 euro di multa), dell'autista Salvatore Boccanegra (1 anno e 2 mesi e 400 euro), del dirigente medico Raffaele Croce (1 anno e 600 euro),
Ed ancora: l'assistente tecnico Francesco Saverio De Bari (1 anno e 3 mesi di reclusione e 1.200 euro di multa), il magazziniere Giuseppe Piccininni (6 mesi e 20 giorni e 500 euro), Isabella Gianfrancesco (6 mesi e 600 euro), il coadiutore amministrativo Luigi La Forgia (6 mesi e 400 euro), Angelo Sciancalepore (6 mesi e 600 euro) e la collaboratrice amministrativa Filomena Squeo (8 mesi e 10 giorni e 600 euro).
Otto di loro, l'8 luglio 2019, furono arrestati su ordinanza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Maria Grazia Caserta, e posti ai domiciliari, misure revocate dopo gli interrogatori di garanzia e in seguito dal Tribunale del Riesame. L'inchiesta dei finanzieri, coordinati dal sostituto procuratore Silvia Curione, durò due anni e fece emergere circa 300 episodi di assenteismo da parte di medici, infermieri, impiegati amministrativi e tecnici manutentori.
Le Fiamme Gialle avrebbero accertato numerose assenze dal luogo di lavoro in orario d'ufficio, spesso autorizzate da permessi sindacali o dalla legge 104/92, ma usate per svolgere attività in altre strutture o per motivi privati, anche utilizzando le auto di servizio. In qualche caso sarebbe stata constatata anche la collaborazione di un soggetto esterno alla Asl, il quale si presentava per "smarcare" ai rilevatori la presenza, timbrando cartellini illecitamente.
Si sarebbero assentati anche vari impiegati dell'ufficio rilevazioni presenze ed assenze, addetti al controllo del corretto rispetto dell'orario di lavoro dei dipendenti che, approfittando della possibilità di accedere al sistema informatico, avrebbero modificato manualmente gli orari di lavoro.
Per gli altri 18 imputati, infine, il processo inizierà il 9 marzo 2022 nelle forme ordinarie del dibattimento.