Primo Maggio, Rifondazione: «Bisogno di diritti, salari, reddito e sicurezza»

La nota del partito nella giornata dedicata ai lavoratori

venerdì 1 maggio 2020 12.00
Riceviamo e pubblichiamo, in occasione della giornata dedicata ai lavoratori il primo maggio, il comunicato stampa a cura della sezione di Molfetta di Rifondazione Comunista.

"Medici, infermieri, operatori sociosanitari sono stati protagonisti di questa terribile fase di pandemia. A queste lavoratrici e lavoratori abbiamo affidato le nostre vite, la loro competenza e forza hanno impedito che questa pandemia mietesse ancora più vittime. I media e la politica li ha definiti eroi, ma non si tratta di eroi bensì di lavoratrici e lavoratori che hanno con grande coraggio e competenza fatto il loro lavoro nonostante siano stati lasciati assolutamente soli e non da oggi... La mancanza di dispositivi di protezione individuale, i tagli alla sanità, la regionalizzazione del servizio sanitario nazionale hanno costretto questi lavoratori ad affrontare il virus a "mani nude". Ma non sono stati i soli protagonisti di questo periodo: anche i lavoratori della grande e piccola distribuzione grazie ai quali si è garantito l'approvvigionamento dei beni basilari. Queste lavoratrici e lavoratori hanno per la maggior parte retribuzioni bassissime, contratti part time non volontari, diritti sempre più compressi e vivono la minaccia costante di licenziamenti di massa.
Questi lavoratori sono gli stessi cui viene chiesto di lavorare la domenica e i festivi senza che ci sia un reale bisogno sociale ma solo per soddisfare la legge del profitto a qualsiasi costo. Purtroppo, nonostante la "chiusura totale" annunciata, tantissimi hanno continuato a lavorare pur non essendo impiegati in servizi essenziali, soprattutto nelle zone più colpite. Secondo uno studio ISTAT, a fine marzo, oltre il 50% dei lavoratori italiani si recava fisicamente sul posto di lavoro, molto spesso ciò è avvenuto senza nessuna misura di sicurezza anche grazie al meccanismo del silenzio-assenso grazie a cui con una semplice autocertificazione le aziende dichiaravano di essere parte delle filiere autorizzate a continuare la produzione.
Insomma, in questo periodo così critico si sono moltiplicati i fattori di sfruttamento dei lavoratori come nel caso di quanti costretti a lavorare nonostante fossero formalmente in cassa integrazione, aggiungendo alla beffa dello sfruttamento quello della frode contro lo Stato e quindi tutti noi. Anche lo smart working in non pochi casi ha peggiorato le condizioni lavorative costringendo i lavoratori ad essere "connessi perennemente" spesso ben oltre i normali orari di lavoro.
Siamo stanchi della retorica degli eroi: non siamo e non vogliamo essere eroi, pretendiamo di lavorare in sicurezza, senza essere trattati come schiavi, vogliamo salari dignitosi e orari di lavoro decenti e non vogliamo che la crisi prima pandemica, poi economica diventi il pretesto per peggiorare ancora le condizioni del mercato del lavoro.
È fondamentale che alla ripresa delle attività in tutti i settori produttivi, tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici ricevano i dispositivi di protezione individuale senza doversene prendere carico personalmente, inoltre, la salubrità e sanificazione dei luoghi di lavoro devono essere gli obiettivi principali propedeutici al ritorno in attività in piena sicurezza. Pretendiamo che lo Stato lanci un piano di intervento massiccio nell'economia per proteggere tutti i lavoratori, incluse anche tutte le posizioni irregolari, i "veri e falsi" lavoratori occasionali e chiunque sia rimasto fuori da qualsiasi sostegno economico: è il momento di varare e attivare il prima possibile una forma di reddito d'emergenza per garantire a tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori una vita dignitosa al riparo dal ricatto padronale, non solo una tantum, ma fino a quando non sarà possibile assicurare a tutte e a tutti l'uscita dalle condizioni di sfruttamento e un lavoro degno dei diritti conquistati dalle lotte operaie in Italia.
Se non ora, quando?
Lavoriamo per vivere, non per produrre, consumare, crepare.
Viva il 1° maggio!"