Presentate le istanze contro le attività estrattive in Adriatico
I «No triv» scrivono al Ministro dell’Ambiente
martedì 29 luglio 2014
15.38
«Siamo esterrefatti dalle parole del Ministro all'Ambiente, Gianluca Galletti che accoglie a braccia aperte le trivellazioni nel nostro mare e sostiene l'opportunità offerta dal petrolio». Così affermano i comitati «No triv» attraverso la diffusione di un documento, preoccupati per le richieste di trivellazioni marine avanzate dalla «Global petroleum» da effettuarsi in quattro diverse aree dell'Adriatico nel tratto di costa che va da Molfetta al brindisino. «Vogliamo evidenziare – scrivono - che le analisi esplorative utilizzate dalla multinazionale del petrolio per cercare eventuali nuovi giacimenti sono estremamente impattanti sull'ambiente.
Ci sono inchieste e studi che denunciano come l'utilizzo della tecnica "Air-gun" (consistente nello "sparare" a grande velocità aria compressa sul fondale provocando vere e proprie esplosioni) risulti dannosa per molte specie marine. Ci chiediamo che effetto possa produrre, per esempio, nelle acque al largo di Molfetta e Giovinazzo, risaputamente sature di ordigni bellici affondati lì dopo la bonifica del porto di Bari, dopo il bombardamento del 2 dicembre 1943, e delle bombe inesplose della guerra del Kosovo rilasciate nella stessa area». Un pericolo molto alto che andrebbe a compromettere non solo l'equilibrio naturale di un tratto di mare di per se già poco profondo e praticamente chiuso, ma che potrebbe avere ripercussioni altrettanto gravi sulla salute pubblica. Non solo.
Secondo i «No triv» i paventati benefici economici che potrebbero ricadere sui territori interessati dalle eventuali estrazioni di idrocarburi sarebbero praticamente nulli. «Basta spostarsi di qualche chilometro scrivono ancora - In Basilicata, venti anni fa, si scoprì il petrolio. Tutti i politici locali e nazionali accolsero la novità urlando che la popolazione si sarebbe arricchita e sarebbe piovuto lavoro per tutti. Ma, secondo l'Istat, attualmente la Basilicata è la regione tra le più povere d'Italia.
La popolazione sta diminuendo a vista d'occhio: sono oltre 3000 all'anno i giovani che lasciano la regione per emigrare altrove. Il tasso di disoccupazione è costantemente in crescita. Nella sola Val d'Agri, proprio dove è più intensa l'attività dei petrolieri, ci sono 8 mila persone tra disoccupati e inoccupati. Ma la vera beffa riguarda le royalties (in Italia pari appena al 7% del profitto globale delle multinazionali). A fronte dei 141 milioni di euro che hanno portato al Pil regionale, le stesse hanno determinato l'uscita della Basilicata dai fondi UE per l'obiettivo 1, perdendo così finanziamenti europei per circa 320 milioni di euro». Un saldo negativo in fin dei conti che sta lasciando solo disagi ambientali e sociali la dove le aspettative di ricchezza per le popolazioni residenti erano alte. «La Basilicata – si legge nel documento - ha una percentuale di morti per tumore più alta della media nazionale (dati dell'Associazione Italiana Registro Tumori) e le aziende agricole si sono dimezzate nell'arco di 10 anni (dati Confederazione Italiana Agricoltori).
Secondo i dati della Commissione Bicamerale sul Ciclo dei rifiuti, poi, le attività di estrazione hanno inoltre prodotto oltre 400 siti contaminati. Alla luce di tutto questo, ci opporremo con tutte le forze a questa follia, che garantisce solo profitti alle solite lobby, calpestando il diritto all'autodeterminazione di ogni comunità e distruggendo i beni comuni e le nostre vite». Intanto il comitato «No triv» di Molfetta ha inoltrato al presidente del Consiglio Comunale, Nicola Piergiovanni, la richiesta di una riunione della massima assise cittadina. «Perchè il Comune – questa la motivazione – faccia proprie le istanze già presentate dai comitati al Ministero dell'Ambiente, contro le richieste di prospezione marine avanzate dalla "Global petroleum" per scongiurare qualsiasi attività estrattiva nel basso Adriatico».
Ci sono inchieste e studi che denunciano come l'utilizzo della tecnica "Air-gun" (consistente nello "sparare" a grande velocità aria compressa sul fondale provocando vere e proprie esplosioni) risulti dannosa per molte specie marine. Ci chiediamo che effetto possa produrre, per esempio, nelle acque al largo di Molfetta e Giovinazzo, risaputamente sature di ordigni bellici affondati lì dopo la bonifica del porto di Bari, dopo il bombardamento del 2 dicembre 1943, e delle bombe inesplose della guerra del Kosovo rilasciate nella stessa area». Un pericolo molto alto che andrebbe a compromettere non solo l'equilibrio naturale di un tratto di mare di per se già poco profondo e praticamente chiuso, ma che potrebbe avere ripercussioni altrettanto gravi sulla salute pubblica. Non solo.
Secondo i «No triv» i paventati benefici economici che potrebbero ricadere sui territori interessati dalle eventuali estrazioni di idrocarburi sarebbero praticamente nulli. «Basta spostarsi di qualche chilometro scrivono ancora - In Basilicata, venti anni fa, si scoprì il petrolio. Tutti i politici locali e nazionali accolsero la novità urlando che la popolazione si sarebbe arricchita e sarebbe piovuto lavoro per tutti. Ma, secondo l'Istat, attualmente la Basilicata è la regione tra le più povere d'Italia.
La popolazione sta diminuendo a vista d'occhio: sono oltre 3000 all'anno i giovani che lasciano la regione per emigrare altrove. Il tasso di disoccupazione è costantemente in crescita. Nella sola Val d'Agri, proprio dove è più intensa l'attività dei petrolieri, ci sono 8 mila persone tra disoccupati e inoccupati. Ma la vera beffa riguarda le royalties (in Italia pari appena al 7% del profitto globale delle multinazionali). A fronte dei 141 milioni di euro che hanno portato al Pil regionale, le stesse hanno determinato l'uscita della Basilicata dai fondi UE per l'obiettivo 1, perdendo così finanziamenti europei per circa 320 milioni di euro». Un saldo negativo in fin dei conti che sta lasciando solo disagi ambientali e sociali la dove le aspettative di ricchezza per le popolazioni residenti erano alte. «La Basilicata – si legge nel documento - ha una percentuale di morti per tumore più alta della media nazionale (dati dell'Associazione Italiana Registro Tumori) e le aziende agricole si sono dimezzate nell'arco di 10 anni (dati Confederazione Italiana Agricoltori).
Secondo i dati della Commissione Bicamerale sul Ciclo dei rifiuti, poi, le attività di estrazione hanno inoltre prodotto oltre 400 siti contaminati. Alla luce di tutto questo, ci opporremo con tutte le forze a questa follia, che garantisce solo profitti alle solite lobby, calpestando il diritto all'autodeterminazione di ogni comunità e distruggendo i beni comuni e le nostre vite». Intanto il comitato «No triv» di Molfetta ha inoltrato al presidente del Consiglio Comunale, Nicola Piergiovanni, la richiesta di una riunione della massima assise cittadina. «Perchè il Comune – questa la motivazione – faccia proprie le istanze già presentate dai comitati al Ministero dell'Ambiente, contro le richieste di prospezione marine avanzate dalla "Global petroleum" per scongiurare qualsiasi attività estrattiva nel basso Adriatico».