Pino Amato: «non escludo un mio ritorno in campo»
«È stato dimostrato che non ho mai preso una lira. Verso di me solo accanimento.»
mercoledì 5 novembre 2014
8.24
Non ci sono più lacrime, solo sorrisi. Pino Amato è felice, si vede. Dopo un calvario giudiziario durato oltre nove anni, dopo la sospensione forzata da consigliere comunale, dopo essere stato per anni fuori dall'arena politica, adesso è il suo momento, è il giorno del riscatto pubblico verso chi «in tutti questi anni ci ha considerati brutti, sporchi e cattivi».
La conferenza stampa convocata per commentare la sentenza del Tribunale di Trani diventa occasione per riabbracciare non solo il partito, quanto soprattutto la famiglia egli amici di sempre «quelli che mi sono stati sempre vicini nei momenti di difficoltà, quelli che hanno creduto nella persona prima ancora che nell'assoluzione» dice Pino Amato.
Accanto al lui ci sono il figlio Robert, il segretario provinciale Filippo Barattolo, i giovani del partito, l'avvocato Giacomo Ragno. «La giustizia fa male soprattutto alla persone per bene» dice quest'ultimo «nelle intercettazioni di Pino Amato mai è emerso ch'egli abbia preso un soldo. L'unica sua colpa è che faceva dei favori alle persone che ne avevano bisogno.» Le accuse nei confronti di Amato risalgono all'epoca in cui era assessore alla Polizia Municipale: in appello sono cadute tutte le imputazioni di concussione, tentata concussione, abuso d'ufficio, falso ideologico e materiale, truffa aggravata. Revocata anche l'interdizione dai pubblici uffici. Resta solo confermata l'ipotesi di voto di scambio (già prescritta) «ma faremo ricorso in Cassazione» annuncia l'avvocato Ragno.
La sala stampa di Palazzo Giovene è affollata. In prima fila c'è la famiglia. E poi amici, l'ex assessore Enzo Spadavecchia, gli ex consiglieri comunali Ciccio Mangiarano, Francesco Nappi e Francesco Armenio. Entra pure Serena La Ghezza e per lei scatta un applauso forte: «Voglio esprimere a Serena tutta la nostra solidarietà. Nei suoi confronti è stata fatta una porcheria» ci tiene a dire Amato.
Più che alla sua vicenda giudiziaria, Pino Amato adesso vuole guardare al futuro. «Questa storia ha fatto soffrire tantissimo me e la mia famiglia. Nei miei confronti c'è stato accanimento, ma è stato dimostrato che non ho mai preso una lira. Rappresentiamo quasi il 6% di questa città, abbiamo dimostrato che pur senza amministrare i voti li prendiamo perché stiamo tra la gente. Se questa amministrazione di centrosinistra oggi è al governo della città lo deve soprattutto all'Udc, altrimenti non sarebbe rimasta nemmeno sulla cartina geografica. Così come Azzollini oggi sta all'opposizione perché si sentiva il grande di questa città. Da oggi ripartiamo più forti di prima: non escludo di scendere in campo di persona, lo deciderà il partito, ma sono certo di poter dare ancora tanto a Molfetta. »
La conferenza stampa convocata per commentare la sentenza del Tribunale di Trani diventa occasione per riabbracciare non solo il partito, quanto soprattutto la famiglia egli amici di sempre «quelli che mi sono stati sempre vicini nei momenti di difficoltà, quelli che hanno creduto nella persona prima ancora che nell'assoluzione» dice Pino Amato.
Accanto al lui ci sono il figlio Robert, il segretario provinciale Filippo Barattolo, i giovani del partito, l'avvocato Giacomo Ragno. «La giustizia fa male soprattutto alla persone per bene» dice quest'ultimo «nelle intercettazioni di Pino Amato mai è emerso ch'egli abbia preso un soldo. L'unica sua colpa è che faceva dei favori alle persone che ne avevano bisogno.» Le accuse nei confronti di Amato risalgono all'epoca in cui era assessore alla Polizia Municipale: in appello sono cadute tutte le imputazioni di concussione, tentata concussione, abuso d'ufficio, falso ideologico e materiale, truffa aggravata. Revocata anche l'interdizione dai pubblici uffici. Resta solo confermata l'ipotesi di voto di scambio (già prescritta) «ma faremo ricorso in Cassazione» annuncia l'avvocato Ragno.
La sala stampa di Palazzo Giovene è affollata. In prima fila c'è la famiglia. E poi amici, l'ex assessore Enzo Spadavecchia, gli ex consiglieri comunali Ciccio Mangiarano, Francesco Nappi e Francesco Armenio. Entra pure Serena La Ghezza e per lei scatta un applauso forte: «Voglio esprimere a Serena tutta la nostra solidarietà. Nei suoi confronti è stata fatta una porcheria» ci tiene a dire Amato.
Più che alla sua vicenda giudiziaria, Pino Amato adesso vuole guardare al futuro. «Questa storia ha fatto soffrire tantissimo me e la mia famiglia. Nei miei confronti c'è stato accanimento, ma è stato dimostrato che non ho mai preso una lira. Rappresentiamo quasi il 6% di questa città, abbiamo dimostrato che pur senza amministrare i voti li prendiamo perché stiamo tra la gente. Se questa amministrazione di centrosinistra oggi è al governo della città lo deve soprattutto all'Udc, altrimenti non sarebbe rimasta nemmeno sulla cartina geografica. Così come Azzollini oggi sta all'opposizione perché si sentiva il grande di questa città. Da oggi ripartiamo più forti di prima: non escludo di scendere in campo di persona, lo deciderà il partito, ma sono certo di poter dare ancora tanto a Molfetta. »