«Nonno, una figura importante per noi e per tutta la città. E così sarà sempre»
Il ricordo dei nipoti di Peppino Turi tra la famiglia, il calcio e quella "tombola argentina" per Natale
sabato 19 novembre 2016
9.11
Un ritratto emozionato e pieno d'amore.
Di un giornalista, ma non solo. Di un uomo innamorato della moglie e della sua famiglia, terribilmente legato alle sue radici e a quella terra lontana, l'Argentina, che lo aveva visto crescere. Senza dimenticare la passione folle per il pallone, per il calcio. Lui che aveva conosciuto quello vero, fatto di corsa, grinta, tenacia, fame delle giovanili del Boca Juniors a Buones Aires. Qui, diceva tra il serio e il divertito, aveva giocato anche con Sivori.
E' questo ma molto altro Peppino Turi. A raccontarlo i sette nipoti. Amatissimi. Tutti legati in maniera quasi viscerale a quel nonno andatosene due giorni fa all'età di 84 anni e a cui Molfetta ha detto addio per l'ultima volta ieri nella Chiesa di San Pio X.
«Nonno è sempre stato un punto fondamentale per la nostra infanzia ed adolescenza. Le sue più grandi passioni sono state il calcio e la scrittura. E infatti riuscito a condividere con noi tutto ciò, oltre all'amore per la famiglia e per sua moglie, nostra nonna, con la quale ha vissuto praticamente tutta la sua vita. Per lui non mancava mai occasione per raccontarci della sua infanzia, adolescenza ed esperienza a Buenos Aires; andava molto fiero della sua storia nonostante avesse passato anche diverse disavventure», esordiscono emozionati i nipoti.
In ognuno c'è qualcosa di lui: dal taglio degli occhi, al sorriso o al modo di parlare e gesticolare.
«Era una persona schietta, disponibile e convinta delle proprie idee e ideali. Ha sempre lavorato per informare e formare la sua città; trascorreva le sue giornate tra calcio, la redazione de "L'altra Molfetta" e la famiglia. Sapeva come farci divertire con la sua ironia e il suo sarcasmo pungente», spiegano.
Poi spazio ai ricordi. Come quelli del Natale passato rigorosamente tutti insieme.
«Per lui era una simpatica tradizione riunire la famiglia nel periodo natalizio e intrattenerla con la sua, ormai per noi famosa, "tombola argentina"».
Ma anche i più dolorosi e privati.
«Gli ultimi anni della sua vita invece sono stati difficili per lui e per tutti coloro che gli sono stati accanto. Sebbene la sua malattia lo tenesse lontano fisicamente dai suoi intrattenimenti ed impegni, continuava a dirigere con occhi attenti tutto da Facebook, dove non mancava mai con i suoi interventi, commenti e consigli utili a migliorare e a migliorarsi. È stata quindi una figura importante per noi e per tutta la città e così sarà sempre».
Di un giornalista, ma non solo. Di un uomo innamorato della moglie e della sua famiglia, terribilmente legato alle sue radici e a quella terra lontana, l'Argentina, che lo aveva visto crescere. Senza dimenticare la passione folle per il pallone, per il calcio. Lui che aveva conosciuto quello vero, fatto di corsa, grinta, tenacia, fame delle giovanili del Boca Juniors a Buones Aires. Qui, diceva tra il serio e il divertito, aveva giocato anche con Sivori.
E' questo ma molto altro Peppino Turi. A raccontarlo i sette nipoti. Amatissimi. Tutti legati in maniera quasi viscerale a quel nonno andatosene due giorni fa all'età di 84 anni e a cui Molfetta ha detto addio per l'ultima volta ieri nella Chiesa di San Pio X.
«Nonno è sempre stato un punto fondamentale per la nostra infanzia ed adolescenza. Le sue più grandi passioni sono state il calcio e la scrittura. E infatti riuscito a condividere con noi tutto ciò, oltre all'amore per la famiglia e per sua moglie, nostra nonna, con la quale ha vissuto praticamente tutta la sua vita. Per lui non mancava mai occasione per raccontarci della sua infanzia, adolescenza ed esperienza a Buenos Aires; andava molto fiero della sua storia nonostante avesse passato anche diverse disavventure», esordiscono emozionati i nipoti.
In ognuno c'è qualcosa di lui: dal taglio degli occhi, al sorriso o al modo di parlare e gesticolare.
«Era una persona schietta, disponibile e convinta delle proprie idee e ideali. Ha sempre lavorato per informare e formare la sua città; trascorreva le sue giornate tra calcio, la redazione de "L'altra Molfetta" e la famiglia. Sapeva come farci divertire con la sua ironia e il suo sarcasmo pungente», spiegano.
Poi spazio ai ricordi. Come quelli del Natale passato rigorosamente tutti insieme.
«Per lui era una simpatica tradizione riunire la famiglia nel periodo natalizio e intrattenerla con la sua, ormai per noi famosa, "tombola argentina"».
Ma anche i più dolorosi e privati.
«Gli ultimi anni della sua vita invece sono stati difficili per lui e per tutti coloro che gli sono stati accanto. Sebbene la sua malattia lo tenesse lontano fisicamente dai suoi intrattenimenti ed impegni, continuava a dirigere con occhi attenti tutto da Facebook, dove non mancava mai con i suoi interventi, commenti e consigli utili a migliorare e a migliorarsi. È stata quindi una figura importante per noi e per tutta la città e così sarà sempre».