Pd, tutti a tifare Erika Cormio, il “grande ritorno”

Da Sandro Fiore a Erika Cormio: si chiude un cerchio

giovedì 16 aprile 2015 7.54
A cura di Andrea Teofrasto
Parola d'ordine è riposizionarsi. Uscito di scena Guglielmo Minervini, i nemici dell'ex piddíno depongono armi e insulti e salgono sul carro del possibile vincitore. Una nuova corrente agita il Pd. Se ne ha notizia dai giornali, e anche dal quartier generale, dove i tesserati sono in rivolta perché il giubbetto alla Fonzie, con questo caldo, non lo vogliono portare. Ma sono già minoranza nel Partito Democratico perché gli esponenti di punta hanno già perfezionato l'arte della scissione, dividendosi perfino da se stessi. Ora che il ciclone Erika Cormio riempie i cieli congressuali del Pd e non si contano le conversioni e i riposizionamenti di quelli che fino a ieri la coprivano di critiche, insulti e veleno.

Con una serie di capriole, vuoti di memoria e audaci distinguo i folgorati sulla via delle Elezioni Regionali si rimangiano in un baleno l'acido versato per giorni.

Dopo Sandrino Fiore, anche Erika Cormio va a sedere oggi sulla panchina dei tanti big pronti al salto. In molti la indicano come il sol dell'avvenire. Da papà Ennio, primo tifoso, a Piero de Nicolo e fino a una carrellata di salti mortali per salire sul carro del vincitore.

Quasi due anni fa, per dire, Erika Cormio era in prima linea a spingere le ambizioni del sindaco. Le regionali erano lontane, la Cormio già scalpitava. Ma Sandro Fiore, mentore politico e di vita, non aveva dubbi: Erika era ed è una giovane effervescente con delle qualità che si candida a guidare il Partito Democratico non solo sulla base di un dato anagrafico di giovinezza. La Cormio incarna gli occhi del futuro. Accidenti, che bordata. Il Pd resta un'unione contro natura. Ed ecco che la nipote prediletta, diventa improvvisamente "una risorsa".