Pasquale Mancini: «Molfetta e la vocazione turistica che forse non c'è»

Il post sui social ha generato un dibattito attuale

martedì 4 luglio 2023 0.52
«Molfetta turistica? La vocazione che forse non c'è».

Inizia così una riflessione postata sui social da Pasquale Mancini, il quale ha preso posizione in merito all'attuale situazione imprenditoriale e turistica della nostra città. Nelle ultime ore, le osservazioni dell'ex politico molfettese hanno alimentato un dibattito sui social.

Riportiamo di seguito il post integrale.
«È una domanda che mi frullava in testa: è veramente il caso di inseguire una vocazione che forse non c'è e che i molfettesi stessi non hanno mai sentito propria?
Mortificarci ogni giorno nel raffronto con le città vicine ha davvero senso?
Negli ultimi vent'anni, ma forse anche quaranta, per una serie di motivi storici e contingenti, una intera generazione di nostri concittadini ha preferito la confort zone di uno stipendio certo al rischio di avviare attività in proprio (commerciali e turistiche incluse) ponendo fine ad una gloriosa storia di commercio e servizi unica nel nord barese.
I nuovi (coraggiosi) commercianti e imprenditori così come quelli che hanno continuato e potenziato attività familiari si contano infatti sulle dita di poche mani.
I dati - di contro - ci parlano di strutture ricettive sold out, e la nascita costante di nuovi b&b sembra confermare questo trend.
A Molfetta si dorme, nel senso di pernottare, e poi si gira un po' tra bari e Bat.
Una città meno costosa di altre, in cui - al netto di qualche "batteria" - si può riposare bene e che risulta baricentrica e ben collegata rispetto ad un'area di forte richiamo turistico come quella che ormai ci circonda.
Ci va così male o ci possiamo accontentare? È il caso di continuare questa battaglia impari figlia di decenni di amministrazioni poco lungimiranti o possiamo limitarci a ottimizzare e valorizzare quel che già abbiamo?
Forse dovremmo evitare di sperperare soldi pubblici in spese visionarie e focalizzarci sulla "costruzione" di una Città a misura d'uomo e di famiglia in cui i servizi funzionano (e qua non funziona niente), in cui la sensazione di sicurezza porta serenità (e su questo dobbiamo intervenire), in cui si può uscire in bicicletta o a fare due passi e trovare supermercati all'altezza (la differenza tra l'offerta delle stesse catene commerciali tra Molfetta e giovinazzo/terlizzi è avvilente) negozi di alto livello e buoni ristoranti.
Potrebbe essere la strada giusta, ma c'è da tagliare qualche testa e lavorare sodo anche per questo risultato solo apparentemente secondario: fare di Molfetta una città bella, sicura, pulita, ordinata e ricca di opportunità.
Cosi come siamo oggi…non siamo né carne né pesce, non siamo turisticamente attrattivi (nonostante il Duomo romanico), non brilliamo per pulizia decoro ed eleganza, non abbiamo più la immensa scelta commerciale di un tempo e viviamo una quotidianità abbastanza banale.
Il salotto buono va rifoderato, polloni ed erbacce prendono il sopravvento come in una vecchia casa di campagna abbandonata e stanotte mi hanno sparato sulla testa l'ennesima…festa di compleanno.
Così non si va avanti e l'occhio al buco della serratura di Bisceglie, Giovinazzo e Monopoli sta perdendo diottrie.
Arricchiamo la città di momenti culturali, discutiamo con chi lavora nel commercio e nella ristorazione e programmiamo interventi (tanti, piccoli, mirati) che possano scrollarci di dosso quell'aria di trasandatezza, approssimazione, sporcizia e rassegnazione che si respira per le nostre strade.
Investiamo in pulizia a cura, e organizziamo una città a misura di residente e di turista.
Gestione e manutenzione: forse - dato il livello bassissimo devo dire forse - non sarà così difficile».