Parrocchetti monaci a Molfetta e nel circondario. LAC Puglia: «Ormai integrati nel nostro ambiente»
La Lega Abolizione Caccia smentisce la connessione tra i volatili e i danni all'agricoltura
mercoledì 13 settembre 2023
9.55
Rendiamo noto un comunicato stampa diffuso dalla LAC (Lega Abolizione Caccia) Puglia in merito alla diffusione sul territorio dei parrocchetti monaci:
Nei giorni scorsi è stata avviata una campagna mediatica sui presunti danni all'agricoltura e alla salute pubblica causati dalla presenza del parrocchetto monaco nella nostra regione.
La LAC Puglia interviene nel dibattito per precisare che la maggiore presenza di questi volatili si concentra in aree piuttosto limitate dell'entroterra, preferendo soprattutto la fascia costiera; di conseguenza i danni all'agricoltura che ne derivano sono circoscritti e di certo non paragonabili a vere calamità come, invece, appare da alcune dichiarazioni. Chi di danni all'agricoltura vuol parlare, quantifichi gli stessi con supporto di documentazione scientifica al riguardo, prima di proporre drastiche soluzioni.
«Ci preme sottolineare che non ammettiamo nessuna forma violenta di contenimento della specie – dichiara Pasquale Salvemini, referente regionale LAC – i parrocchetti sono ormai completamente integrati nel nostro ambiente, conviviamo con loro da decenni, ormai sono entrati nelle nostre case, sono amati da molti, vivono in ambienti urbani o comunque antropizzati. Negli ultimi anni il loro numero, dopo decenni di crescita, si sta stabilizzando in maniera del tutto naturale grazie allo sviluppo di competitività biologica da parte di alcune specie, come rapaci diurni e i corvidi, (che si nutrono cacciando i pulli o uova di parrocchetto); diverse specie sono diventate anche molto abili nell'appropriazione dei nidi di parrocchetto che colonizzano per i loro scopi, sfrattando i pennuti verdi.
Riguardo alla psittacosi richiamata in recenti articoli, si tratta di una rara forma di polmonite (lieve e curabile) causata dal batterio Chlamydia Psittaci, che può essere trasmessa da pappagalli e parrocchetti ma anche da altri uccelli. Quindi parlare di "emergenze per la salute pubblica" riferendosi alla presenza dei parrocchetti è del tutto fuorviante, visto che i soggetti esposti alla trasmissione della psittacosi sono da sempre solo alcune categorie quali i commercianti di volatili, i veterinari e i lavoratori del settore avicolo in quanto a stretto contatto con gli animali (fonte: Centers for Disease Control and Prevention – Atlanta). Direi che l'uomo debba preoccuparsi molto di più delle Chlamydie a trasmissione sessuale e non, che si trasmettono da umano ad umano.
Il virus dell'influenza aviaria che, seppure non tirato in causa, merita un cenno in questo articolo, può infettare in modo asintomatico più di cento differenti specie di uccelli selvatici. Sembra che qualcuno voglia indurre nuove fobie nelle persone allo scopo di alimentare la deriva violenta contro gli animali. Ben diverso, invece, appare il discorso sulla commercializzazione del parrocchetto monaco come di altri animali esotici. Sosteniamo fortemente senza alcun timore di smentita che specie molto più problematiche del parrocchetto dovrebbero essere oggetto di attenzione e preoccupazione pubblica. Eppure, assistiamo alla libera vendita di animali esotici e non che, potenzialmente, potrebbero diventare un grande problema nei prossimi anni.
Chiediamo che senso abbia diffondere specie non autoctone attraverso la libera vendita se poi non tutti coloro che le hanno acquistate sono stati in grado di prendersene cura e tenerle in casa, finendo con l'abbandonarle nel nostro ambiente naturale, come è successo decenni fa per il parrocchetto Monaco? L'unica soluzione efficace é colpire in maniera ferma e definitiva l'introduzione degli animali esotici nel nostro territorio. Pertanto, suggeriamo ad amministratori locali e politici nazionali di intervenire con un approccio più lungimirante, vietando l'allevamento, la commercializzazione e la riproduzione in cattività di tutte le specie alloctone».
Nei giorni scorsi è stata avviata una campagna mediatica sui presunti danni all'agricoltura e alla salute pubblica causati dalla presenza del parrocchetto monaco nella nostra regione.
La LAC Puglia interviene nel dibattito per precisare che la maggiore presenza di questi volatili si concentra in aree piuttosto limitate dell'entroterra, preferendo soprattutto la fascia costiera; di conseguenza i danni all'agricoltura che ne derivano sono circoscritti e di certo non paragonabili a vere calamità come, invece, appare da alcune dichiarazioni. Chi di danni all'agricoltura vuol parlare, quantifichi gli stessi con supporto di documentazione scientifica al riguardo, prima di proporre drastiche soluzioni.
«Ci preme sottolineare che non ammettiamo nessuna forma violenta di contenimento della specie – dichiara Pasquale Salvemini, referente regionale LAC – i parrocchetti sono ormai completamente integrati nel nostro ambiente, conviviamo con loro da decenni, ormai sono entrati nelle nostre case, sono amati da molti, vivono in ambienti urbani o comunque antropizzati. Negli ultimi anni il loro numero, dopo decenni di crescita, si sta stabilizzando in maniera del tutto naturale grazie allo sviluppo di competitività biologica da parte di alcune specie, come rapaci diurni e i corvidi, (che si nutrono cacciando i pulli o uova di parrocchetto); diverse specie sono diventate anche molto abili nell'appropriazione dei nidi di parrocchetto che colonizzano per i loro scopi, sfrattando i pennuti verdi.
Riguardo alla psittacosi richiamata in recenti articoli, si tratta di una rara forma di polmonite (lieve e curabile) causata dal batterio Chlamydia Psittaci, che può essere trasmessa da pappagalli e parrocchetti ma anche da altri uccelli. Quindi parlare di "emergenze per la salute pubblica" riferendosi alla presenza dei parrocchetti è del tutto fuorviante, visto che i soggetti esposti alla trasmissione della psittacosi sono da sempre solo alcune categorie quali i commercianti di volatili, i veterinari e i lavoratori del settore avicolo in quanto a stretto contatto con gli animali (fonte: Centers for Disease Control and Prevention – Atlanta). Direi che l'uomo debba preoccuparsi molto di più delle Chlamydie a trasmissione sessuale e non, che si trasmettono da umano ad umano.
Il virus dell'influenza aviaria che, seppure non tirato in causa, merita un cenno in questo articolo, può infettare in modo asintomatico più di cento differenti specie di uccelli selvatici. Sembra che qualcuno voglia indurre nuove fobie nelle persone allo scopo di alimentare la deriva violenta contro gli animali. Ben diverso, invece, appare il discorso sulla commercializzazione del parrocchetto monaco come di altri animali esotici. Sosteniamo fortemente senza alcun timore di smentita che specie molto più problematiche del parrocchetto dovrebbero essere oggetto di attenzione e preoccupazione pubblica. Eppure, assistiamo alla libera vendita di animali esotici e non che, potenzialmente, potrebbero diventare un grande problema nei prossimi anni.
Chiediamo che senso abbia diffondere specie non autoctone attraverso la libera vendita se poi non tutti coloro che le hanno acquistate sono stati in grado di prendersene cura e tenerle in casa, finendo con l'abbandonarle nel nostro ambiente naturale, come è successo decenni fa per il parrocchetto Monaco? L'unica soluzione efficace é colpire in maniera ferma e definitiva l'introduzione degli animali esotici nel nostro territorio. Pertanto, suggeriamo ad amministratori locali e politici nazionali di intervenire con un approccio più lungimirante, vietando l'allevamento, la commercializzazione e la riproduzione in cattività di tutte le specie alloctone».