«Pappagalli: il traffico degli esotici in mano alla criminalità»
L'allarme lanciato dalla Lega Anti Vivisezione. Intanto sventato un altro furto: quattro ladri fuggono a piedi
martedì 26 maggio 2020
12.54
Il 13 maggio, a Molfetta, due 33enni di Bari, già noti alle forze dell'ordine, sono stati denunciati a piede libero dai Carabinieri della locale Stazione poiché sorpresi a prelevare, senza farsi tanti scrupoli, pulcini di parrocchetto monaco da una delle torri faro dello stadio Poli.
La refurtiva: 47 pappagalli nati da pochi giorni, che al mercato nero, si possono vendere dagli 80 ai 120 euro l'uno. Un bell'affare, con poco o nessun rischio. Un altro colpo è stato invece sventato il 21 maggio all'interno di una proprietà privata attigua a Corte degli Aranci lungo la strada provinciale 56 per Ruvo di Puglia: quattro ladri - due dei quali erano già arrampicati su un albero - sono stati messi in fuga dalle urla del proprietario.
«Di questo fenomeno - afferma con dovizia di particolari il criminologo Ciro Troiano, responsabile dell'osservatorio zoomafia, sul sito della Lega Anti Vivisezione - e in relazione alla diffusione nel barese e nella provincia di Barletta, Andria e Trani avevamo parlato in alcune edizioni del rapporto Zoomafia, anche su stimolo di Pasquale Salvemini del WWF Puglia, che da anni si interessa al caso.
Vere bande organizzate, composte perlopiù da pregiudicati, ex spacciatori e delinquenti di piccolo calibro, si sono specializzate nella cattura e nella vendita di questi uccelli, che dopo la cattura vengono venduti illegalmente attraverso una rete ben organizzata che vede coinvolti negozianti, allevatori, venditori di mercato, compratori. Non manca la vendita attraverso Internet. E gli affari sono di tutto rispetto.
Quella del parrocchetto monaco pugliese è una storia ancora pressoché sconosciuta, ma emblematica della capacità della criminalità di sfruttare e organizzare in traffico ogni occasione di business. I traffici legati allo sfruttamento degli animali, come diciamo da anni, rappresentano un'importante fonte di guadagno per i vari gruppi criminali, che manifestano una spiccata capacità di trarre vantaggio da qualsiasi trasformazione del territorio, e di guadagnare il massimo rischiando poco.
La vendita illegale di uccelli è sicuramente meno rischiosa di altre attività illegali e garantisce guadagni di tutto rispetto. A livello internazionale, la criminalità organizzata dedita ai vari traffici a danno degli animali si distingue per la sua capacità di agire su scala internazionale, per il suo orientamento al business, per la capacità di massimizzare il profitto riducendo il rischio.
Sono il simbolo, al pari delle altre mafie, della società globalizzata. Ma non è solo un problema di criminalità e di tutela dell'ambiente e degli animali. I traffici illegali sfuggono a qualsiasi controllo, anche quelli sanitari ed in un periodo come quello che stiamo vivendo la cosa ci dovrebbe far riflettere non poco. Le possibili zoonosi provenienti da animali rubati al loro ambiente e costretti in condizioni di cattività possono essere diverse.
Per questo abbiamo chiesto al ministro Costa di fermare il commercio di animali esotici, anche quello legale. Ed in ogni caso, ovviamente, il povero "Myiopsitta monachus" pugliese non c'entra nulla: è solo vittima dei trafficanti, e lo abbiamo preso ad esempio unicamente per indicare la capacità pluri-offensiva dei traffici di animali».
La refurtiva: 47 pappagalli nati da pochi giorni, che al mercato nero, si possono vendere dagli 80 ai 120 euro l'uno. Un bell'affare, con poco o nessun rischio. Un altro colpo è stato invece sventato il 21 maggio all'interno di una proprietà privata attigua a Corte degli Aranci lungo la strada provinciale 56 per Ruvo di Puglia: quattro ladri - due dei quali erano già arrampicati su un albero - sono stati messi in fuga dalle urla del proprietario.
«Di questo fenomeno - afferma con dovizia di particolari il criminologo Ciro Troiano, responsabile dell'osservatorio zoomafia, sul sito della Lega Anti Vivisezione - e in relazione alla diffusione nel barese e nella provincia di Barletta, Andria e Trani avevamo parlato in alcune edizioni del rapporto Zoomafia, anche su stimolo di Pasquale Salvemini del WWF Puglia, che da anni si interessa al caso.
Vere bande organizzate, composte perlopiù da pregiudicati, ex spacciatori e delinquenti di piccolo calibro, si sono specializzate nella cattura e nella vendita di questi uccelli, che dopo la cattura vengono venduti illegalmente attraverso una rete ben organizzata che vede coinvolti negozianti, allevatori, venditori di mercato, compratori. Non manca la vendita attraverso Internet. E gli affari sono di tutto rispetto.
Quella del parrocchetto monaco pugliese è una storia ancora pressoché sconosciuta, ma emblematica della capacità della criminalità di sfruttare e organizzare in traffico ogni occasione di business. I traffici legati allo sfruttamento degli animali, come diciamo da anni, rappresentano un'importante fonte di guadagno per i vari gruppi criminali, che manifestano una spiccata capacità di trarre vantaggio da qualsiasi trasformazione del territorio, e di guadagnare il massimo rischiando poco.
La vendita illegale di uccelli è sicuramente meno rischiosa di altre attività illegali e garantisce guadagni di tutto rispetto. A livello internazionale, la criminalità organizzata dedita ai vari traffici a danno degli animali si distingue per la sua capacità di agire su scala internazionale, per il suo orientamento al business, per la capacità di massimizzare il profitto riducendo il rischio.
Sono il simbolo, al pari delle altre mafie, della società globalizzata. Ma non è solo un problema di criminalità e di tutela dell'ambiente e degli animali. I traffici illegali sfuggono a qualsiasi controllo, anche quelli sanitari ed in un periodo come quello che stiamo vivendo la cosa ci dovrebbe far riflettere non poco. Le possibili zoonosi provenienti da animali rubati al loro ambiente e costretti in condizioni di cattività possono essere diverse.
Per questo abbiamo chiesto al ministro Costa di fermare il commercio di animali esotici, anche quello legale. Ed in ogni caso, ovviamente, il povero "Myiopsitta monachus" pugliese non c'entra nulla: è solo vittima dei trafficanti, e lo abbiamo preso ad esempio unicamente per indicare la capacità pluri-offensiva dei traffici di animali».