Papa Francesco e don Tonino: il potere dei gesti e delle parole

Due forti personalità a confronto, le similitudini

mercoledì 18 aprile 2018
A cura di Rosanna Buzzerio
Jorge Mario Bergoglio- Antonio Bello. Papa Francesco- mons. Bello. Buenos Aries-Alessano.

Due uomini del Sud, che incroceranno i propri destini il prossimo 20 aprile, in un'altra città del Sud: Molfetta.

Due Sud agli estremi della terra, agli antipodi, ma che entrambi hanno amato profondamente, che è stata la fonte della costruzione del loro pensiero episcopale, dedicato agli ultimi, non intesi solo come diseredati, ma anche come poveri di spirito.

Due personalità forti, due personalità che hanno spezzato i rituali classici della Chiesa, per, come direbbe don Tonino, "profumare di popolo", quel popolo che amano a cui vogliono sempre tendere la mano, perché non si sentano abbandonati.

Papa Francesco in un semplicissimo "Buonasera", detto la sera della sua elezione a pontefice, in una gremitissima Piazza San Pietro, ha tolto le distanze, le barriere.

La potenza delle parole accompagnata dai gesti. Non ha scelto di vivere nelle stanze papali ma a Santa Marta, altra scelta e gesto di grande impatto. Come il telefonare a chi a bisogno di lui, piuttosto che andare ad acquistare scarpe e occhiali direttamente in un negozio, gesti che lo avvicinano al popolo.

Papa Francesco nei suoi viaggi e nelle sue celebrazioni ha sempre mantenuto un rapporto costante di avvicinamento alla gente, alla sua gente, anche concedendosi un selfie, tanto da creare non qualche problema alla sua sicurezza.

Sembra di vedere in Papa Francesco i gesti che il popolo di don Tonino ha apprezzato, negli anni di episcopato.

Don Tonino come Papa Bergoglio hanno eliminato le distanze, facendo sentire la Chiesa vicina alla gente. In quanti ricordano di aver incontrato don Tonino in ogni parte della città, e a volte di non averlo riconosciuto, perché non era con i paramenti da vescovo, ma come un comune cittadino, prete. Quante persone sono state accompagnate a casa da don Tonino, con la sua auto. Quante persone hanno potuto dimorare nel Seminario Vescovile perché sfrattate. Ma se ne potrebbero raccontare tante.

Gesti impensabili prima di don Tonino, non a caso ancora oggi continuiamo a chiamarlo don Tonino e non monsignor Bello, non parliamo del vescovo ma di un prete che ha creduto fortemente nella potenza dei gesti.

Ritualità, dicevamo, che vengono stravolte da questi uomini dal grande carisma e dalla grande umanità che dimostrano.

Altra cosa che gli accomuna, la voglia di costruire ponti e non barriere, quella pace che si può costruire con un dialogo e non con le armi.

Due uomini dalla semplicità unica e impareggiabile, due uomini che credono fortemente nella "Chiesa del grembiule, che lascia, o tralascia, i segni del potere e sceglie il potere dei segni".

Molfetta il 20 aprile non ricorderà la scomparsa di un vescovo, ma la potenza dei suoi gesti, che hanno già il sapore del miracolo, mai nessuno avrebbe pensato 25 anni fa di vedere un Papa a Molfetta, ma nel nome di don Tonino tutto è possibile.