Paola Natalicchio, tutta tattica?
In realtà il ritorno al voto non faceva comodo a nessuno
sabato 1 agosto 2015
7.27
«Sono disponibile a superare la crisi, impegnando me e la giunta per un lavoro profondo con le commissioni consiliari. Molfetta è una cosa seria, - affermava il sindaco - ha dei problemi risolvibili. Col senso di responsabilità di tutti stringendo un patto autentico le possibilità di superare questa situazioni ci sono. Ma serve un patto a partire da oggi. Chiedo alla maggioranza che mi ha supportato nel 2013 un nuovo patto di legislatura che passa da questo voto di bilancio».
Ma prima della stretta di mano di ieri pomeriggio con il segretario del Pd Piero de Nicolo, Paola Natalicchio dichiara nella sua conferenza stampa dei giorni scorsi: «Le mie dimissioni sono irrevocabili - diceva - con il Pd si è consumato un divorzio. Mi dimetto perché non mi faccio ricattare. Non voglio parlare un minuto di più con questa classe dirigente del Pd».
Insomma, in questi mesi e soprattutto negli ultimi giorni è successo tutto e il contrario di tutto. Dai "no" alla verifica politico-amministrativa e al rimpasto di giunta, alle dimissioni, fino a concludere con la campagna social con tanto di hashtag #paolanonmollare. Ma se riavvolgiamo il nastro e torniamo ai primi di luglio 2015 il sindaco Paola Natalicchio diceva: «Nei giorni scorsi il Pd mi ha chiesto un nuovo rimpasto di giunta. Il secondo in pochi mesi, chiesto dallo stesso partito. La richiesta mi ha stupito e turbato. Le cause di questo "riequilibrio" sono state infatti legate a una circostanza che non mi riguarda: l'uscita di Guglielmo Minervini e del suo gruppo (un assessore e due consiglieri comunali) dal Partito democratico in occasione delle scorse elezioni regionali. Mi si chiede, quindi, che una questione del tutto interna a un partito politico diventi all'improvviso un problema del sindaco e di tutta la città. Non sono disponibile».
Eppure il rimpasto, quello che ha dato vita alla giunta 2.0, il primo dal 2013, era già stato posto in essere lo scorso ottobre 2014. Dentro Tommaso Spadavecchia (Pd), ex dipendente comunale già impiegato nel settore Annona e Marilena Lucivero, giovane professionista molto vicina a Guglielmo Minervini, fuori il dimissionario, per motivi personali, Francesco Bellifemmine (Lavoro e Innovazione Tecnologica) e Serena la Ghezza le cui deleghe allo Sport, Attività Produttive e Commercio furono revocate a sorpresa dalla stessa Natalicchio per motivi politici, con l'ex assessore rea di appartenere alla corrente di Annalisa Altomare. Ma sempre il sindaco nel settembre 2014, ancora in merito alla questione legata a Serena la Ghezza aveva affermato: «Serena la Ghezza è un assessore che si è consumato le scarpe in tutta la città. Un sole. Ha svolto un lavoro generoso, senza risparmiarsi. Non ho ritirato le deleghe a Serena, nè ho in mano le sue dimissioni».
Ma il nuovo "rimpasto" potrebbe essere già pronto. Perché anche l'estate 2015, prevede un nuovo e ulteriore riequilibrio di Giunta. Stavolta sarà il 3.0, con l'assessore Tommaso Spadavecchia, già dimessosi, che presto potrebbe rientrare in pista e con Giovanni Abbattista come principale indiziato a salutare.
Nell'ultimo consiglio comunale sempre il sindaco dopo il ritiro delle dimissioni: «Resto. Per il dovere di ritrovare le ragioni del 2013 e far sì che diventino più forti di tutto e tutti».
Insomma, tanto tam tam per niente. La verità però sta nel mezzo. Infatti, né al centrodestra né al centrosinistra conveniva tornarsene a casa. Per i primi ci sono solo incertezze soprattutto nell'immediato, per i secondi un copione da interpretare per 20 giorni, con il Pd poco sponsorizzato e con l'opinione pubblica contro soprattutto dopo il caos Azzollini. Fortunatamente lo spettacolo si è concluso, in attesa di nuove comparse.
Ma prima della stretta di mano di ieri pomeriggio con il segretario del Pd Piero de Nicolo, Paola Natalicchio dichiara nella sua conferenza stampa dei giorni scorsi: «Le mie dimissioni sono irrevocabili - diceva - con il Pd si è consumato un divorzio. Mi dimetto perché non mi faccio ricattare. Non voglio parlare un minuto di più con questa classe dirigente del Pd».
Insomma, in questi mesi e soprattutto negli ultimi giorni è successo tutto e il contrario di tutto. Dai "no" alla verifica politico-amministrativa e al rimpasto di giunta, alle dimissioni, fino a concludere con la campagna social con tanto di hashtag #paolanonmollare. Ma se riavvolgiamo il nastro e torniamo ai primi di luglio 2015 il sindaco Paola Natalicchio diceva: «Nei giorni scorsi il Pd mi ha chiesto un nuovo rimpasto di giunta. Il secondo in pochi mesi, chiesto dallo stesso partito. La richiesta mi ha stupito e turbato. Le cause di questo "riequilibrio" sono state infatti legate a una circostanza che non mi riguarda: l'uscita di Guglielmo Minervini e del suo gruppo (un assessore e due consiglieri comunali) dal Partito democratico in occasione delle scorse elezioni regionali. Mi si chiede, quindi, che una questione del tutto interna a un partito politico diventi all'improvviso un problema del sindaco e di tutta la città. Non sono disponibile».
Eppure il rimpasto, quello che ha dato vita alla giunta 2.0, il primo dal 2013, era già stato posto in essere lo scorso ottobre 2014. Dentro Tommaso Spadavecchia (Pd), ex dipendente comunale già impiegato nel settore Annona e Marilena Lucivero, giovane professionista molto vicina a Guglielmo Minervini, fuori il dimissionario, per motivi personali, Francesco Bellifemmine (Lavoro e Innovazione Tecnologica) e Serena la Ghezza le cui deleghe allo Sport, Attività Produttive e Commercio furono revocate a sorpresa dalla stessa Natalicchio per motivi politici, con l'ex assessore rea di appartenere alla corrente di Annalisa Altomare. Ma sempre il sindaco nel settembre 2014, ancora in merito alla questione legata a Serena la Ghezza aveva affermato: «Serena la Ghezza è un assessore che si è consumato le scarpe in tutta la città. Un sole. Ha svolto un lavoro generoso, senza risparmiarsi. Non ho ritirato le deleghe a Serena, nè ho in mano le sue dimissioni».
Ma il nuovo "rimpasto" potrebbe essere già pronto. Perché anche l'estate 2015, prevede un nuovo e ulteriore riequilibrio di Giunta. Stavolta sarà il 3.0, con l'assessore Tommaso Spadavecchia, già dimessosi, che presto potrebbe rientrare in pista e con Giovanni Abbattista come principale indiziato a salutare.
Nell'ultimo consiglio comunale sempre il sindaco dopo il ritiro delle dimissioni: «Resto. Per il dovere di ritrovare le ragioni del 2013 e far sì che diventino più forti di tutto e tutti».
Insomma, tanto tam tam per niente. La verità però sta nel mezzo. Infatti, né al centrodestra né al centrosinistra conveniva tornarsene a casa. Per i primi ci sono solo incertezze soprattutto nell'immediato, per i secondi un copione da interpretare per 20 giorni, con il Pd poco sponsorizzato e con l'opinione pubblica contro soprattutto dopo il caos Azzollini. Fortunatamente lo spettacolo si è concluso, in attesa di nuove comparse.