Natalicchio, "dimissioni irrevocabili". Le 24 ore più lunghe.

Le prime parole del sindaco dopo le dimissioni: "Siamo stravolti, stanchi e turbati"

domenica 1 maggio 2016 9.42
A cura di Andrea Teofrasto - Maria Marino
Le ha protocollate solo nella tarda serata di ieri, dopo che le notizie sulle sue dimissioni si erano inseguite per tutta la giornata. Alla fine Paola Natalicchio ha deciso: non è più il sindaco di Molfetta. Era stata eletta a giugno del 2013, alla guida della coalizione di centrosinistra. "Irrevocabili", le definisce nella lettera inoltrata a Nicola Piergiovanni, presidente del Consiglio Comunale, a Maria Nicassio, Segretario Generale e a Carmela Pagano, Prefetto di Bari. In realtà lo sono solo teoricamente: tecnicamente no. La legge, infatti, concede un termine di venti giorni, a partire dal momento della notifica della lettera alle autorità citate prima, per riflettere ed eventualmente tornare sui suoi passi. In pratica ritirarle. Esattamente come accade a luglio 2015.
Sicuramente il voler rinunciare alla fascia tricolore è un segnale forte che il sindaco ha voluto lanciare alla maggioranza, in particolar modo al Partito Democratico dopo il Consiglio comunale dell'altro ieri.

E se basta un attimo a cambiare una vita, figurarsi ventiquattro ore.
Sono passate le 23 di venerdì 29 aprile: solo tredici consiglieri presenti nell'Aula Carnicella, a fronte dei diciassette totali della maggioranza. Qualche ora prima l'attacco di Annalisa Altomare e Roberto La Grasta, volti del Partito Democratico. Di mezzo la sospensione di due ore nella quale di fatto la rottura si è consumata senza più vide di uscita.
Si rientra in aula. Paola Natalicchio è un fiume, parla alla massima assise cittadina e ai tanti che, nel frattempo, si sono collegati in streaming: pare un discorso di addio alla città e al mandato ricevuto nel 2013. Lo pensano tutti. In realtà, la parola "dimissione" dalla sua bocca non esce mai. Ma lei, grande comunicatrice, sa benissimo lo tsunami che sta provocando, la cui onda investirà Molfetta per tutta la giornata di sabato.

Già, sabato 30 aprile. Il giorno dell'attesa. Nessuno crede che ci sarà ancora un sindaco in città. Si attende solo l'ufficialità del gesto di rimettere i poteri ricevuti.
Parte una riunione fiume della Giunta, già programmata. Ma è facile pensare che dall'approvazione del bilancio di previsione si sia subito passati a cercare di andare a fondo a una situazione, scoppiata anche mediaticamente. Perchè esisteva già da prima, da mesi. E solo una città che sonnecchia come la nostra poteva non essersene accorta.
Da quel momento primo ad uscire dagli uffici di Lama Scotella, attorno alle 20.20, visibilmente scuro in volto, è stato il vice sindaco Bepi Maralfa.
"Sta scrivendo in questo momento al Prefetto. Si dimette. Ha deciso", dice trafelato al nostro cronista. Subito dopo, ad andare via sono gli assessori Angela Amato, Giulio Germinario e Tommaso Spadavecchia.
Mentre tutti aspettavano il sindaco all'evento organizzato da Forum Agenda XXI presso la Fabbrica di San Domenico, ("Il futuro del Porto: quali scelte sostenibili e a tutela della salute dei cittadini") negli uffici di Lama Scotella si scrivevano le ultime battute dell'amministrazione comunale di centrosinistra.
Alle 21.07 l'arrivo di una volante della Polizia Municipale certifica che le dimissioni sono ormai cosa fatta e che a nulla sono servitI i tentativi di farle cambiare idea.
Alle 22.24 il sindaco in compagnia dell'assessore Betta Mongelli lascia gli uffici.
"Siamo stravolti - ha dichiarato Paola Natalicchio dagli uffici di Lama Scotella - siamo molto stanchi e turbati. Dirò tutto nella conferenza stampa di domani (oggi, ndr). Comunque ho protocollato le dimissioni".
Lama Scotella in corso la Giunta
Larrivo della Polizia Municipale
Luci accese per la firma sulla lettera di dimissioni