PalaPanunzio di Molfetta, interviene il Sindaco Minervini

La sinistra medita il ricorso alla Corte dei Conti

mercoledì 21 novembre 2018 12.18
«È mio costume da sempre mantenere la correttezza istituzionale, conservando il garbo pur di fronte alle ingiurie. I consiglieri di opposizione di sinistra – sottolinea il sindaco, Tommaso Minervini - dimenticano, a proposito delle fatture relative al Pala Panunzio, che si riferiscono agli anni tutti antecedenti il nostro mandato, iniziato a luglio 2017, e che non sono state prodotte in giudizio per cui le richieste di pagamento non avevano una certezza giuridica. Peraltro – continua - vi era una richiesta di danni della controparte di 150mila euro. Nonostante questo il Comune ha incassato 10.500 euro. Mi chiedo perché i consiglieri di opposizione di sinistra non abbiano esercitato l'esercizio del controllo sugli uffici all'epoca sull'esistenza o meno di atti a fondamento delle richieste. Perché non abbiano verificato all'epoca invece di alzare la voce adesso».

Oggetto della vicenda giudiziaria che ha portato alla transazione sono gli anni compresi tra il 2006 e il 2016, anno in cui il Comune è rientrato in possesso del Palasport Panunzio. L'amministrazione comunale di Tommaso Minervini si è insediata ad agosto del 2017.
Il primo atto "formale" del Comune nei confronti dei gestori della struttura, il Ctt Molfetta, risale a settembre del 2015. Nulla di incisivo è stato fatto nei mesi e agli anni precedenti.
La questione è poi stata gestita dal commissario straordinario. E si è arrivati alla ingiunzione di pagamento, messa in piedi, la cosa è emersa solo dopo, senza che il Comune avesse la documentazione contabile per dimostrare di vantare un credito certo, liquido ed esigibile.
Per di più il gestore del Pala Panunzio, opponendosi all'ingiunzione di pagamento, ha recriminato un risarcimento danni nei confronti del Comune per inadempimenti in relazione alla convenzione in essere tra le parti: mancata manutenzione straordinaria della struttura; mancato aggiornamento delle tariffe per l'utilizzo della struttura; organizzazione, nella struttura, di iniziative che andavano al di là di quanto previsto dalla convenzione; mancata consegna dell'immobile adibito a casa del custode; mancata attivazione della clausola compromissoria che prevedeva, in caso di contenzioso, il ricorso ad un collegio arbitrale.

Per questo la transazione, che ha portato nelle casse comunali 10mila e 500euro a fronte del 150mila richiesti, come risarcimento, dagli ex gestori, ha risolto una situazione fortemente compromessa.