Otto anni fa il pellegrinaggio della Pietà dei molfettesi a Roma tra fede e devozione

Il ricordo potente e vivo di Pasquale Mancini

mercoledì 22 maggio 2024 9.33
«Il ricordo è ancora potente e vivo. L'entusiasmo dell'idea, l'enormità dell'impresa, la complessità dell'organizzazione, la cura assoluta dei particolari, la misurazione delle "bombe", il sorteggio dei Portatori, la preoccupazione del trasporto, l'emozione alla riapertura dell'imballo, i molfettesi che invadono Roma, la piccola Pietà di Cozzoli che ondeggia sulle strade dei Papi, il Titè che ci precede, le note del cuore che rimbombano tra i palazzi della Capitale, il primo sguardo su Castel Sant'Angelo, gocce di sudore che bagnano i camici, da un balcone una donna lancia delle rose, un paio di marce e San Pietro è lì che si avvicina, con i pellegrini venuti per il Giubileo che si segnano stupiti e affascinati al Suo passaggio».

Inizia così il ricordo di Pasquale Mancini, ex amministratore della Confraternita della Morte, di quel 22 maggio 2016.

«Il ricordo diventa tumultuoso, il sole è forte anche se siamo solo a maggio, c'è qualche problema di viabilità su Lungotevere, i Confratelli nascondono la stanchezza ma sotto il camice nero la temperatura sale, si chiede dell'acqua, le medaglie scintillano al sole, il Santo Padre si è affacciato per il saluto, c'è una fedele che ha un malore, "alzate l'asta, coprite la Madonna" che il sole può far danni, si va in San Pietro anzi no: non ci fanno entrare.

Abbiamo i permessi ma "la Piazza e il Giubileo sono una cosa, la Basilica è un'altra" e non si può entrare con la Statua e pure la banda, ci sono questioni di sicurezza! ma perché non chiede, i Confratelli protestano, la Pietà non può stare dietro una transenna come una persona qualsiasi, siamo venuti dalla Puglia.

E la telefonata senza speranze e l'attesa e la prima inattesa autorizzazione….e si, ma dalla Porta Santa non passate, la base è troppo larga, passiamo dal portone centrale? Non se ne parla, di la passa solo il Papa…su, la faccia un'altra telefonata, sia cortese.

"Ma chi siete? Ve fanno entrà !".


E siamo lì, al cospetto del Portone del Filarete, mille molfettesi, una banda musicale di 40 elementi, le Pie donne, lo stendardo e il baldacchino e l'intera Basilica che prega per la Pietà di Giulio Cozzoli portata a spalla dai Confratelli della Morte: dentro e fuori l'emozione è la stessa, forte, potente, indimenticabile.

Chi è dentro vede il pesante portone socchiudersi lentamente e far passare un fascio di luce che abbaglia e si staglia alle spalle della Pietà, rendendo il momento ancor più mistico. Chi è fuori ascolta lo Stabat che cresce, sente il cuore battergli all'impazzata, il rumore forte du "varrone" che si sposta, il portone si apre, saliamo il gradone intonando il Vexilla e andiamo, dritti fino all'altare del Bernini.

Il tempo nella Basilica è sospeso, il passo dei portatori è amorevole e un coro francese in lontananza intona un canto dolcissimo: i portatori si fermano un attimo per omaggiare la meravigliosa Pietà di Michelangelo e si rituffano nel sole di Roma.

Così, il 22 maggio 2016, Anno Giubilare, provati dalla profonda intensità del momento e con il passo che ci hanno insegnato, ripercorriamo al contrario Via della Conciliazione, Ponte Sant'Angelo e Borgo Santo Spirito fino ad essere nuovamente accolti dopo sette ore di processione, nella Basilica di San Giovanni dei Fiorentini, al di là del Tevere. Ormai una seconda casa.

Il Pellegrinaggio della Pietà dei Molfettesi, nella Basilica di San Pietro, Roma Una storia di partecipazione popolare, emozione, fede, devozione» .