Ordigno in via Quintino Sella, intimidazione destinata a d'Ingeo?

I Carabinieri al lavoro per ricostruire le attività svolte da lui e dal suo Liberatorio Politico

lunedì 12 marzo 2018 21.21
Un ordigno rudimentale è stato fatto esplodere, il 1 marzo scorso, davanti al portone d'ingresso condominiale del civico n. 13 di via Quintino Sella. È successo alle ore 00.10. Non ci sono stati feriti.

Per chi indaga l'obiettivo di chi ha lasciato l'ordigno (è caccia a due individui fuggiti a bordo di uno scooter, ndr) era, probabilmente, Matteo d'Ingeo, referente cittadino del Liberatorio Politico. Al momento i video delle telecamere esterne che si trovano sulla pubblica via sono al vaglio dei Carabinieri della Compagnia di Molfetta che indagano a tutto campo, mentre la Procura della Repubblica di Trani ha aperto un fascicolo d'indagine.

«Sono trascorsi dieci giorni dall'atto intimidatorio avvenuto nella notte del 1 marzo davanti al portone d'ingresso condominiale del civico n. 13 di via Quintino Sella. Alle ore 00.10 - si legge in una nota del Liberatorio Politico - le numerose telecamere di video-sorveglianza di zona hanno registrato una forte deflagrazione avvertita da molto lontano e provocata da una bomba carta.

Dopo l'esplosione, la velocità con cui si è sviluppato l'incendio, propagatosi al vecchio portone in legno e ai mastelli, lascia presupporre - viene sottolineato nel comunicato - che gli attentatori abbiano usato anche del liquido infiammabile.

Oltre ai danni subiti dal portone sono andati in frantumi i vetri di due studi legali situati al primo piano dello stabile. Una seconda bomba carta è stata ritrovata inesplosa a pochi metri dalla prima; inquirenti e Artificieri dei Carabinieri sono al lavoro per i rilievi di laboratorio per comparare la polvere, e altri dettagli, ad altre bombe carta usate negli ultimi mesi a Molfetta.

Non è chiaro se la seconda bomba carta sia stata abbandonata o persa dagli attentatori durante la fuga; se fosse esplosa anche quella i danni sarebbero stati molto più gravi, o se la bomba fosse stata lanciata in uno dei balconi del palazzo, abitato oltre che da due studi legali, con cinque avvocati, anche da cinque nuclei famigliari di cui due con anziani.

Dopo le sommarie informazioni raccolte nelle prime ore, e nei giorni seguenti, sembra che gli inquirenti abbiano individuato il possibile obiettivo dell'atto intimidatorio nella persona del coordinatore del movimento Liberatorio Politico, Matteo d'Ingeo.

Purtroppo le battaglie per la legalità e le denunce che Matteo d'Ingeo firma, non solo per conto del Liberatorio, sono tante, pertanto l'attività di investigazione dei militari del Nucleo Operativo della Compagnia dei Carabinieri di Molfetta è praticamente aperta a 360°.

Si stanno ricostruendo le attività svolte dal movimento, e personali, negli ultimi mesi per cercare di chiudere il cerchio sui due presunti attentatori che si sono allontanati dal luogo dell'esplosione travisati con caschi integrali e in sella ad una moto.

Naturalmente chiunque abbia notato qualcosa di particolare nel quadrante tra la stazione ferroviaria, via Baccarini, via Quintino Sella, piazza Cappuccini, via Germano e via Terlizzi nella notte del 1 marzo, prima e dopo le 00.10, può riferirlo presso la caserma dei Carabinieri a Molfetta.

In attesa che le indagini portino all'individuazione dei responsabili del vile atto intimidatorio, auspichiamo che la Prefettura, e gli organi competenti, oltre che tutelare i semplici cittadini che svolgono quotidianamente antimafia sociale, si facciano promotori di una richiesta per l'aumento dell'organico delle varie forze dell'ordine e Vigili del Fuoco presenti nel nostro territorio», conclude il Liberatorio Politico.