Operazione "Halloween", condanne per oltre 50 anni
8 anni e 20 giorni per Nicola Abbrescia, di Molfetta. Tra i condannati (a 3 anni e 10 mesi) anche Maria Fiore
giovedì 5 luglio 2018
12.38
I Carabinieri della Compagnia di Molfetta l'avevano ribattezzata operazione "Halloween". Furono 17 le ordinanze di custodia cautelare eseguite il 31 ottobre 2017 nei confronti di persone, legate ai clan baresi Di Cosola e Diomede, che cercavano di controllare il mercato della droga e accumulare guadagni illeciti.
Il 2 luglio scorso sono arrivate le sentenze di condanna (ben 13, a pene comprese fra gli 8 anni e 20 giorni e i 16 mesi di reclusione, appena 2 le assoluzioni, ndr) nel corso del giudizio dinanzi al giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Trani, Maria Anna Altamura, al termine del processo di primo grado, celebrato con il rito abbreviato, per traffico di stupefacenti, tentato omicidio e minaccia aggravata.
8 anni e 20 giorni (la pena più alta) per Nicola Abbrescia, di Molfetta, 6 anni per Saverio Pappagallo, 5 anni, 10 mesi e 20 giorni per Domenico Ponte, di Molfetta, 5 anni e 8 mesi per Alessandro Tenardi, di Molfetta, 5 anni e 6 mesi per Michele Arciuli e per Giuseppe Pappagallo, 4 anni per Gianfranco Del Rosso, di Molfetta, 3 anni e 10 mesi per Cosimo Damiano Spagnoletti, di Molfetta.
Ed ancora: 3 anni e 10 mesi per Donatella Caracciolese e per Maria Fiore (figlia di Alfredo, ucciso nel marzo 2014, e compagna di Abbrescia, ndr), 3 anni e 8 mesi per Cosma Damiano Grosso, di Molfetta, 3 anni, 6 mesi e 20 giorni per Michele Liso e 1 anno e 4 mesi per Giuseppe Petruzzella. Uniche assoluzioni per Antonio Azzollini, di Molfetta, e Laura Zaccaria.
L'attività investigativa, condotta dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta, diretti dal capitano Vito Ingrosso, ha avuto inizio nel novembre del 2015 ed è stata condotta attraverso articolate attività tecniche e dinamiche, che hanno consentito di svelare l'esistenza, nei territori di Molfetta, Bitonto, Giovinazzo e di Trani, di una gruppo criminale armato, dedito alla gestione delle più fiorenti piazze di spaccio della droga.
Inoltre, l'attività investigativa, svolta dall'Aliquota Operativa della Compagnia di Molfetta, diretta da luogotenente Sergio Tedeschi, ha permesso di documentare come gli indagati alimentassero i predetti mercati illeciti, rifornendoli costantemente di considerevoli stock di cocaina, hashish e marijuana, così da realizzare un volume d'affari giornaliero stimato in diverse migliaia di euro.
L'inchiesta è partita dal tentato omicidio di Cosma Damiano Grosso, avvenuto nel settembre 2015 durante la festa patronale di Molfetta. Il responsabile è stato individuato nel barese Nicola Abbrescia, da tempo trasferitosi a Molfetta. Da lì è poi stato ricucito il traffico di sostanze stupefacenti tra Molfetta, Giovinazzo e Bitonto e svelato, soprattutto, un collegamento con i clan baresi Di Cosola e Diomede.
L'operazione ha confermato come le famiglie della malavita barese stiano trasferendo nell'hinterland i centri nevralgici del loro business, quello della droga. Ma la loro espansione è stata stroncata dai Carabinieri e da una sentenza, seppur di primo grado, che premia l'operato della Compagnia di Molfetta.
Il 2 luglio scorso sono arrivate le sentenze di condanna (ben 13, a pene comprese fra gli 8 anni e 20 giorni e i 16 mesi di reclusione, appena 2 le assoluzioni, ndr) nel corso del giudizio dinanzi al giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Trani, Maria Anna Altamura, al termine del processo di primo grado, celebrato con il rito abbreviato, per traffico di stupefacenti, tentato omicidio e minaccia aggravata.
8 anni e 20 giorni (la pena più alta) per Nicola Abbrescia, di Molfetta, 6 anni per Saverio Pappagallo, 5 anni, 10 mesi e 20 giorni per Domenico Ponte, di Molfetta, 5 anni e 8 mesi per Alessandro Tenardi, di Molfetta, 5 anni e 6 mesi per Michele Arciuli e per Giuseppe Pappagallo, 4 anni per Gianfranco Del Rosso, di Molfetta, 3 anni e 10 mesi per Cosimo Damiano Spagnoletti, di Molfetta.
Ed ancora: 3 anni e 10 mesi per Donatella Caracciolese e per Maria Fiore (figlia di Alfredo, ucciso nel marzo 2014, e compagna di Abbrescia, ndr), 3 anni e 8 mesi per Cosma Damiano Grosso, di Molfetta, 3 anni, 6 mesi e 20 giorni per Michele Liso e 1 anno e 4 mesi per Giuseppe Petruzzella. Uniche assoluzioni per Antonio Azzollini, di Molfetta, e Laura Zaccaria.
L'attività investigativa, condotta dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta, diretti dal capitano Vito Ingrosso, ha avuto inizio nel novembre del 2015 ed è stata condotta attraverso articolate attività tecniche e dinamiche, che hanno consentito di svelare l'esistenza, nei territori di Molfetta, Bitonto, Giovinazzo e di Trani, di una gruppo criminale armato, dedito alla gestione delle più fiorenti piazze di spaccio della droga.
Inoltre, l'attività investigativa, svolta dall'Aliquota Operativa della Compagnia di Molfetta, diretta da luogotenente Sergio Tedeschi, ha permesso di documentare come gli indagati alimentassero i predetti mercati illeciti, rifornendoli costantemente di considerevoli stock di cocaina, hashish e marijuana, così da realizzare un volume d'affari giornaliero stimato in diverse migliaia di euro.
L'inchiesta è partita dal tentato omicidio di Cosma Damiano Grosso, avvenuto nel settembre 2015 durante la festa patronale di Molfetta. Il responsabile è stato individuato nel barese Nicola Abbrescia, da tempo trasferitosi a Molfetta. Da lì è poi stato ricucito il traffico di sostanze stupefacenti tra Molfetta, Giovinazzo e Bitonto e svelato, soprattutto, un collegamento con i clan baresi Di Cosola e Diomede.
L'operazione ha confermato come le famiglie della malavita barese stiano trasferendo nell'hinterland i centri nevralgici del loro business, quello della droga. Ma la loro espansione è stata stroncata dai Carabinieri e da una sentenza, seppur di primo grado, che premia l'operato della Compagnia di Molfetta.