Omicidio Parisi: il pm chiede 25 anni di carcere per Farinola
L'omicida, ristretto ai domiciliari, è accusato di omicidio premeditato. La sentenza è attesa per il 19 febbraio
sabato 6 febbraio 2021
11.26
25 anni di carcere. È la condanna chiesta dal pubblico ministero Francesco Tosto per Sergio Farinola, che il 7 luglio 2019 uccise Corrado Parisi, già noto, prima di costituirsi ai Carabinieri. Il barista impugnò l'arma e aprì il fuoco: avrebbe sparato, secondo le indagini, dopo l'ennesimo atto intimidatorio del suo aguzzino.
Il presunto omicida, 45 anni, rinviato a giudizio con l'accusa di omicidio premeditato ed attualmente detenuto ai domiciliari per motivi di salute, avrebbe sparato in un momento di esasperazione. Da mesi, infatti, il titolare del bar New Meeting Cafè di via Capotorti sarebbe stato vittima delle richieste estorsive del 47enne. Quest'ultimo si sarebbe recato nel bar per estorcere denaro, chiedendo indietro i soldi che perdeva al videopoker delle macchinette mangiasoldi del locale.
Quel pomeriggio, esasperato dall'ennesimo atto intimidatorio di Parisi, Farinola lo uccise con tre colpi di pistola. Inutile la corsa al don Tonino Bello: l'uomo morì poco dopo. Gli avvocati dell'uomo, Andrea Calò e Angelo Mascolo, convinsero Farinola a confessare. Nel corso delle udienze sono state ammesse le costituzioni di parte civile dei familiari della vittima: la vedova ed i figli, assistiti dall'avvocato Marco Di Bartolomeo, e la mamma, difesa dal legale Michele Salvemini.
Il processo è incardinato dinanzi la Corte d'Assise del Tribunale di Trani: nell'udienza del 29 gennaio, dopo la richiesta di condanna, il presidente Giulia Pavese ha aggiornato il processo, celebrato in dibattimento (il rito abbreviato è vietato per i reati puniti con l'ergastolo), al 19 febbraio, data in cui è attesa la sentenza.
Il presunto omicida, 45 anni, rinviato a giudizio con l'accusa di omicidio premeditato ed attualmente detenuto ai domiciliari per motivi di salute, avrebbe sparato in un momento di esasperazione. Da mesi, infatti, il titolare del bar New Meeting Cafè di via Capotorti sarebbe stato vittima delle richieste estorsive del 47enne. Quest'ultimo si sarebbe recato nel bar per estorcere denaro, chiedendo indietro i soldi che perdeva al videopoker delle macchinette mangiasoldi del locale.
Quel pomeriggio, esasperato dall'ennesimo atto intimidatorio di Parisi, Farinola lo uccise con tre colpi di pistola. Inutile la corsa al don Tonino Bello: l'uomo morì poco dopo. Gli avvocati dell'uomo, Andrea Calò e Angelo Mascolo, convinsero Farinola a confessare. Nel corso delle udienze sono state ammesse le costituzioni di parte civile dei familiari della vittima: la vedova ed i figli, assistiti dall'avvocato Marco Di Bartolomeo, e la mamma, difesa dal legale Michele Salvemini.
Il processo è incardinato dinanzi la Corte d'Assise del Tribunale di Trani: nell'udienza del 29 gennaio, dopo la richiesta di condanna, il presidente Giulia Pavese ha aggiornato il processo, celebrato in dibattimento (il rito abbreviato è vietato per i reati puniti con l'ergastolo), al 19 febbraio, data in cui è attesa la sentenza.