Omicidio De Gennaro, de Pasquale confessa: «Sì, sono stato io ad ucciderlo»
Il 29enne, dopo un interrogatorio fiume, è stato sottoposto a fermo. Disposta l'autopsia, sullo sfondo la gestione del mercato della droga
sabato 17 febbraio 2024
8.31
«Sono stato io». Onofrio de Pasquale, il 29enne che giovedì ha ucciso Dario De Gennaro, 23enne di Molfetta, forse dopo alcuni contrasti maturati sulla gestione dello spaccio di droga, ha confessato. Quando, ieri, è arrivato in caserma con i legali Dario Iurlaro e Giacomo Piepoli, ha ammesso la responsabilità del delitto.
E ha indicato il proprio appartamento, al primo piano di uno stabile al civico 27 lungo via Immacolata, a pochi metri dall'omonima chiesa. Il cadavere del giovane, trovato dai Carabinieri, era nell'abitazione, a ventiquattrore dall'omicidio. La vittima era scomparsa nel nulla giovedì, ma parenti e amici non hanno mai creduto ad un suo allontanamento volontario. Quando, in serata, i familiari si sono rivolti ai militari, il 23enne, forse, era già stato ucciso, ma nessuno si è accorto di niente.
Il 29enne, con alcuni precedenti di polizia - è l'ipotesi degli inquirenti, diretti dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani, Marcello Catalano -, al culmine di una lite, lo avrebbe colpito ripetutamente con un coltello lasciandolo esanime sul pavimento. Un delitto feroce che attende un movente, forse legato al mercato degli stupefacenti in città, ma al momento misterioso, e una serie di circostanze che devono essere verificate dai militari del capitano Danilo Landolfi.
Il killer, durante l'interrogatorio nella caserma di via Vittime di Nassirya - durato sino alla tarda serata di ieri -, ha fatto numerose ammissioni e al termine è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto per il reato di omicidio. E la sua posizione, ancora al vaglio degli inquirenti in attesa dell'autopsia, potrebbe aggravarsi ulteriormente se venisse accertata anche la premeditazione. Giovedì, De Gennaro ha lasciato la sua abitazione forse per un chiarimento a casa di de Pasquale.
«L'ho colpito», ha confessato il 29enne agli inquirenti prima di portarli al civico 27 di via Immacolata. Dove giaceva il cadavere del 23enne, «deceduto per le gravi ferite riportate». I familiari della vittima, già giovedì, avevano avviato il tam-tam delle telefonate agli amici, seguito dall'attesa, dalla speranza, da una denuncia ai Carabinieri - sempre da giovedì erano iniziate le ricerche del giovane, anche attraverso le testimonianze e le telecamere - e da un appello lanciato su Facebook.
Come aveva ricostruito la cugina, in un post, De Gennaro era sparito giovedì, quando non ha più dato segni di vita: «Siamo preoccupati. Non risponde al telefono, ma squilla dalle 15.30 di ieri, 15 febbraio», era scritto nel messaggio corredato da una foto del giovane. Dal pomeriggio di giovedì, dunque, non aveva più risposto al telefono e nessuno lo aveva più visto. Sino a ieri, quando i Carabinieri sono arrivati in via Immacolata, salendo al primo piano e trovando il corpo del 23enne.
E così l'appello lanciato sui social è caduto nel nero della disperazione. Ieri, intanto, con l'obiettivo di verificare il racconto del presunto omicida, sono intervenuti sul posto - dove si sono registrati momenti di tensione - sia i militari della Compagnia di Molfetta sia i colleghi della Sezione Investigazioni Scientifiche di Bari, per un preciso sopralluogo sul cadavere del 23enne, ancora presente sulla scena del delitto, mentre la Procura della Repubblica di Trani ha disposto l'autopsia.
Gli accertamenti autoptici - com'è morto Dario e quando - saranno svolti da Sara Sablone, dell'Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari, mentre oltre alla versione del 29enne decisive saranno le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona. E decisivi potrebbero rivelarsi anche i tabulati del cellulare.
E ha indicato il proprio appartamento, al primo piano di uno stabile al civico 27 lungo via Immacolata, a pochi metri dall'omonima chiesa. Il cadavere del giovane, trovato dai Carabinieri, era nell'abitazione, a ventiquattrore dall'omicidio. La vittima era scomparsa nel nulla giovedì, ma parenti e amici non hanno mai creduto ad un suo allontanamento volontario. Quando, in serata, i familiari si sono rivolti ai militari, il 23enne, forse, era già stato ucciso, ma nessuno si è accorto di niente.
Il 29enne, con alcuni precedenti di polizia - è l'ipotesi degli inquirenti, diretti dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani, Marcello Catalano -, al culmine di una lite, lo avrebbe colpito ripetutamente con un coltello lasciandolo esanime sul pavimento. Un delitto feroce che attende un movente, forse legato al mercato degli stupefacenti in città, ma al momento misterioso, e una serie di circostanze che devono essere verificate dai militari del capitano Danilo Landolfi.
Il killer, durante l'interrogatorio nella caserma di via Vittime di Nassirya - durato sino alla tarda serata di ieri -, ha fatto numerose ammissioni e al termine è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto per il reato di omicidio. E la sua posizione, ancora al vaglio degli inquirenti in attesa dell'autopsia, potrebbe aggravarsi ulteriormente se venisse accertata anche la premeditazione. Giovedì, De Gennaro ha lasciato la sua abitazione forse per un chiarimento a casa di de Pasquale.
«L'ho colpito», ha confessato il 29enne agli inquirenti prima di portarli al civico 27 di via Immacolata. Dove giaceva il cadavere del 23enne, «deceduto per le gravi ferite riportate». I familiari della vittima, già giovedì, avevano avviato il tam-tam delle telefonate agli amici, seguito dall'attesa, dalla speranza, da una denuncia ai Carabinieri - sempre da giovedì erano iniziate le ricerche del giovane, anche attraverso le testimonianze e le telecamere - e da un appello lanciato su Facebook.
Come aveva ricostruito la cugina, in un post, De Gennaro era sparito giovedì, quando non ha più dato segni di vita: «Siamo preoccupati. Non risponde al telefono, ma squilla dalle 15.30 di ieri, 15 febbraio», era scritto nel messaggio corredato da una foto del giovane. Dal pomeriggio di giovedì, dunque, non aveva più risposto al telefono e nessuno lo aveva più visto. Sino a ieri, quando i Carabinieri sono arrivati in via Immacolata, salendo al primo piano e trovando il corpo del 23enne.
E così l'appello lanciato sui social è caduto nel nero della disperazione. Ieri, intanto, con l'obiettivo di verificare il racconto del presunto omicida, sono intervenuti sul posto - dove si sono registrati momenti di tensione - sia i militari della Compagnia di Molfetta sia i colleghi della Sezione Investigazioni Scientifiche di Bari, per un preciso sopralluogo sul cadavere del 23enne, ancora presente sulla scena del delitto, mentre la Procura della Repubblica di Trani ha disposto l'autopsia.
Gli accertamenti autoptici - com'è morto Dario e quando - saranno svolti da Sara Sablone, dell'Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari, mentre oltre alla versione del 29enne decisive saranno le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona. E decisivi potrebbero rivelarsi anche i tabulati del cellulare.