Olio all'amianto: a rischio la salute dei molfettesi?
La segnalazione shock di un lettore: «Così si raccolgono le olive in un campo contaminato»
venerdì 20 ottobre 2017
17.16
Tra la desolazione e il degrado di un'area abbandonata in zona Asi. In un territorio dove, nel 2010, le analisi della Guardia di Finanza della Tenenza di Molfetta hanno portato al sequestro della superficie, su cui furono rinvenute anche lastre ondulate in cemento amianto, la situazione sembra essere tornata fuori controllo.
I cartelli indicativi del sequestro e i nastri di delimitazione dell'area sono spariti. Tutto come prima insomma. Trattori e contadini sono tornati all'opera: numerosi alberi di ulivo, oggi, ricoprono gran parte della superficie di un sito catalogato, nel 2010, come «discarica abusiva e su cui erano stati scaricati, fra le altre cose, anche manufatti di amianto, frantumati e sparsi sul terreno vegetale».
«Quanto sto per raccontarvi - scrive il lettore autore della segnalazione - potrà sembrarvi una storia folle. E folle lo è, se si immagina che da anni a Molfetta esiste un terreno, formalmente di proprietà di un ente pubblico ma sostanzialmente nella disponibilità di un preciso soggetto privato, in cui sono stati sversati grandi quantità di rifiuti di ogni genere anche (e soprattutto) speciali, fra cui amianto.
Non so quanto la follia stia nella storia in sé (raccolta puntuale, ripetuta e impunita di olive in un sito potenzialmente contaminato) e quanto ne stia nella omertosa consapevolezza degli organi di ogni grado che hanno lasciato immune (e forse in qualche caso anche favorito) l'autore di questa pericolosissima situazione potenzialmente in grado di pregiudicare la salute di molfettesi che ignari hanno acquistato l'olio molito da quelle olive.
Prima di iniziare il racconto vorrei che esaminaste bene le foto della discarica. Era il 2 dicembre del 2010 quando i militari delle Fiamme Gialle sottoponevano a sequestro questo suolo che qualificavano "discarica abusiva" su cui erano stati scaricati fra le altre cose "circa 2 tonnellate di materiale cementizio contenente amianto - lastre ondulate -, frantumate e sparso sul terreno vegetale".
Gli stessi militari attestavano che "da un esame di detto materiale cementizio contenente amianto si è constatato che da esso fuoriuscivano numerose fibre". In seguito ad una mia non semplice attività di denuncia in data 21 giugno 2012 militari del Ministero dell'Agricoltura tornavano a recarsi sul sito e documentavano nuovamente con materiale fotografico la situazione che non era certo migliorata.
Nonostante tutto questo, nonostante tutte le evidenze e tutte le segnalazioni del caso, in tutti questi anni hanno continuato senza problemi a raccogliere olive e produrre olio da oliveti a contatto con amianto. Ho riferito di questa situazione negli anni a tutte le autorità locali, anche ai massimi livelli. Non ho mai avuto risposta. Mi sono chiesto se qualche parente (politico emergente in città) o influente amico abbia avuto un peso. Mi sono dato una risposta.
Alcuni mesi fa ho chiesto (nuovamente) di essere ricevuto dalla massima carica cittadina. Sono stato ricevuto dal responsabile per la prevenzione della corruzione. Ero contento perché se un tizio ti certifica una discarica di amianto come oliveto specializzato c'è il serio rischio che non lo faccia per amicizia, quindi quale figura migliore del responsabile per la prevenzione della corruzione per esporre tutto ciò?
Ma evidentemente non devo essermi spiegato bene perché nulla mi risulta essere stato fatto e mantengo la motivata sensazione di essere stato ricevuto con la stessa splendida cordialità con cui i milanesi affrontavano gli untori nel celebre romanzo manzoniano.
Eppure in tutti questi anni non solo la discarica non è stata rimossa, ma in alcuni punti i rifiuti pericolosi sono stati anche tritati così aumentando in maniera esponenziale non solo il rischio di assimilazione da parte degli ulivi ma anche il rischio di malattia degli stessi dipendenti dell'imprenditore che effettuano le operazioni di raccolta.
Quindi il giorno 13 ottobre /2017 ho constatato che, puntualmente, come annualmente avviene, hanno iniziato la raccolta delle olive nella discarica. Ho provato ad avvisare, di nuovo, tutte le autorità locali competenti. Sino ad ora, di nuovo, non ho avuto riscontri.
L'olio prodotto da olive coltivate in discarica - conclude - è potenzialmente pericoloso per la salute dei nostri concittadini, che lo acquistano puntualmente, del tutto ignari del pericolo».
I cartelli indicativi del sequestro e i nastri di delimitazione dell'area sono spariti. Tutto come prima insomma. Trattori e contadini sono tornati all'opera: numerosi alberi di ulivo, oggi, ricoprono gran parte della superficie di un sito catalogato, nel 2010, come «discarica abusiva e su cui erano stati scaricati, fra le altre cose, anche manufatti di amianto, frantumati e sparsi sul terreno vegetale».
«Quanto sto per raccontarvi - scrive il lettore autore della segnalazione - potrà sembrarvi una storia folle. E folle lo è, se si immagina che da anni a Molfetta esiste un terreno, formalmente di proprietà di un ente pubblico ma sostanzialmente nella disponibilità di un preciso soggetto privato, in cui sono stati sversati grandi quantità di rifiuti di ogni genere anche (e soprattutto) speciali, fra cui amianto.
Non so quanto la follia stia nella storia in sé (raccolta puntuale, ripetuta e impunita di olive in un sito potenzialmente contaminato) e quanto ne stia nella omertosa consapevolezza degli organi di ogni grado che hanno lasciato immune (e forse in qualche caso anche favorito) l'autore di questa pericolosissima situazione potenzialmente in grado di pregiudicare la salute di molfettesi che ignari hanno acquistato l'olio molito da quelle olive.
Prima di iniziare il racconto vorrei che esaminaste bene le foto della discarica. Era il 2 dicembre del 2010 quando i militari delle Fiamme Gialle sottoponevano a sequestro questo suolo che qualificavano "discarica abusiva" su cui erano stati scaricati fra le altre cose "circa 2 tonnellate di materiale cementizio contenente amianto - lastre ondulate -, frantumate e sparso sul terreno vegetale".
Gli stessi militari attestavano che "da un esame di detto materiale cementizio contenente amianto si è constatato che da esso fuoriuscivano numerose fibre". In seguito ad una mia non semplice attività di denuncia in data 21 giugno 2012 militari del Ministero dell'Agricoltura tornavano a recarsi sul sito e documentavano nuovamente con materiale fotografico la situazione che non era certo migliorata.
Nonostante tutto questo, nonostante tutte le evidenze e tutte le segnalazioni del caso, in tutti questi anni hanno continuato senza problemi a raccogliere olive e produrre olio da oliveti a contatto con amianto. Ho riferito di questa situazione negli anni a tutte le autorità locali, anche ai massimi livelli. Non ho mai avuto risposta. Mi sono chiesto se qualche parente (politico emergente in città) o influente amico abbia avuto un peso. Mi sono dato una risposta.
Alcuni mesi fa ho chiesto (nuovamente) di essere ricevuto dalla massima carica cittadina. Sono stato ricevuto dal responsabile per la prevenzione della corruzione. Ero contento perché se un tizio ti certifica una discarica di amianto come oliveto specializzato c'è il serio rischio che non lo faccia per amicizia, quindi quale figura migliore del responsabile per la prevenzione della corruzione per esporre tutto ciò?
Ma evidentemente non devo essermi spiegato bene perché nulla mi risulta essere stato fatto e mantengo la motivata sensazione di essere stato ricevuto con la stessa splendida cordialità con cui i milanesi affrontavano gli untori nel celebre romanzo manzoniano.
Eppure in tutti questi anni non solo la discarica non è stata rimossa, ma in alcuni punti i rifiuti pericolosi sono stati anche tritati così aumentando in maniera esponenziale non solo il rischio di assimilazione da parte degli ulivi ma anche il rischio di malattia degli stessi dipendenti dell'imprenditore che effettuano le operazioni di raccolta.
Quindi il giorno 13 ottobre /2017 ho constatato che, puntualmente, come annualmente avviene, hanno iniziato la raccolta delle olive nella discarica. Ho provato ad avvisare, di nuovo, tutte le autorità locali competenti. Sino ad ora, di nuovo, non ho avuto riscontri.
L'olio prodotto da olive coltivate in discarica - conclude - è potenzialmente pericoloso per la salute dei nostri concittadini, che lo acquistano puntualmente, del tutto ignari del pericolo».