Nuovo porto, da Rifondazione, si alla nomina dei legali, no alla realizzazione dell'opera
Si rischia di "commettere gli errori di chi ci ha preceduto"
giovedì 24 settembre 2015
7.37
«Abbiamo sempre sostenuto la scelta di dotare la Pubblica Amministrazione di supporti legali per difendersi in vicende intricate come quella del nuovo porto, a differenza di quanto fatto dal centrodestra. Di fronte a grandi multinazionali come la Cmc e ai grandi poteri economico-politici che essa rappresenta non ci si può presentare senza difese e senza preparazione. Nessuna polemica quindi sugli incarichi». Comincia così la nota diffusa da Rifondazione comunista che, partendo dalla notizia dell'incarico ai legali per l'assistenza al responsabile unico del progetto per i lavori di messa in sicurezza del nuovo porto, ribadisce il suo no alla realizzazione dell'opera.
«A due anni dal sequestro del cantiere – continua la nota - nulla è stato fatto per rispettare un punto decisivo del programma, quello relativo al possibile ripensamento del progetto del nuovo porto. 24 mesi in cui ripetutamente abbiamo chiesto di "dissequestrare" la discussione pubblica sul futuro di questa opera. 24 mesi in cui abbiamo chiesto all'Amministrazione di avvalersi di competenze tecniche, economiche, ingegneristiche per capire quale prospettiva deve avere questo nuovo porto, per ragionare di costi e benefici per la comunità. Dopo due anni la citta – aggiunge - non ha avuto risposte su questo tema. Sembra che ci si voglia accontentare semplicemente dello scioglimento della società Molfetta Porto (da noi votata convintamente) e dell'adesione all'Autorità portuale del Levante (su cui ci siamo astenuti in Consiglio comunale perché non vedevamo, come oggi, una chiara prospettiva).
A meno che la prospettiva dell'Amministrazione non sia quella espressa dal sindaco: "Questi soldi investiti nella consulenza legale di Cerulli e Laforgia sono investiti sulla sicurezza della città e con un solo obiettivo: proseguire i lavori. È pacifico che il porto deve ripartire e che non possiamo stare fermi".
In tal caso – puntualizza la nota - crediamo si stia imboccando una direzione sbagliata, non solo per la mancata attuazione di un punto fondamentale del programma politico-amministrativo, ma perché si rischia di "commettere gli errori di chi ci ha preceduto" e cioè procedere nei lavori senza avere ben chiaro a che serve quest'opera, per quali traffici, per quali merci, per quali interessi, con quali ricadute sulla città. Insomma chi ci perde e chi ci guadagna da tutto questo investimento di denaro pubblico.
Lo abbiamo sempre chiesto quando c'era Azzollini, continuiamo a maggior ragione a chiederlo oggi».
«A due anni dal sequestro del cantiere – continua la nota - nulla è stato fatto per rispettare un punto decisivo del programma, quello relativo al possibile ripensamento del progetto del nuovo porto. 24 mesi in cui ripetutamente abbiamo chiesto di "dissequestrare" la discussione pubblica sul futuro di questa opera. 24 mesi in cui abbiamo chiesto all'Amministrazione di avvalersi di competenze tecniche, economiche, ingegneristiche per capire quale prospettiva deve avere questo nuovo porto, per ragionare di costi e benefici per la comunità. Dopo due anni la citta – aggiunge - non ha avuto risposte su questo tema. Sembra che ci si voglia accontentare semplicemente dello scioglimento della società Molfetta Porto (da noi votata convintamente) e dell'adesione all'Autorità portuale del Levante (su cui ci siamo astenuti in Consiglio comunale perché non vedevamo, come oggi, una chiara prospettiva).
A meno che la prospettiva dell'Amministrazione non sia quella espressa dal sindaco: "Questi soldi investiti nella consulenza legale di Cerulli e Laforgia sono investiti sulla sicurezza della città e con un solo obiettivo: proseguire i lavori. È pacifico che il porto deve ripartire e che non possiamo stare fermi".
In tal caso – puntualizza la nota - crediamo si stia imboccando una direzione sbagliata, non solo per la mancata attuazione di un punto fondamentale del programma politico-amministrativo, ma perché si rischia di "commettere gli errori di chi ci ha preceduto" e cioè procedere nei lavori senza avere ben chiaro a che serve quest'opera, per quali traffici, per quali merci, per quali interessi, con quali ricadute sulla città. Insomma chi ci perde e chi ci guadagna da tutto questo investimento di denaro pubblico.
Lo abbiamo sempre chiesto quando c'era Azzollini, continuiamo a maggior ragione a chiederlo oggi».