«Noi laici impegnati in parrocchia e la notte di Capodanno»
La lettera a cura del consiglio parrocchiale di AC della parrocchia Immacolata e del gruppo di volontari di “Casa Emmanuel”
sabato 6 gennaio 2018
Dopo gli episodi della notte di Capodanno, incombe su noi tutti la responsabilità di guardare con occhi profondi la realtà del nostro quartiere. C'è bisogno di entrarci dentro e viverci un po' per intuire che Piazza paradiso e Piazza Immacolata sono un territorio centrale che però appartengono a un centro dimenticato.
Non c'è bisogno di aspettare la notte di san Silvestro per rendersi conto che l'incuria degli ultimi decenni ha reso la nostra geografia più periferica di quanto non lo fosse nell'800 quando si cominciò a costruire anche una "chiesa nuova" per il quartiere delle "Sedelle" allora in espansione. Non c'è bisogno delle inutili e sterili polemiche virtuali, apparse sui social, per ricordare la notte di Capodanno a noi che - purtroppo - quasi abituati a quegli episodi, purtroppo rischiamo di non farci più caso.
Bisogna entrarci dentro con gli occhi della politica che si dovrebbe occupare della "vivibilità" di un territorio, bisogna entraci dentro con gli occhi della giustizia che si dovrebbe rendere visibile attraverso le forze dell'ordine (che si lamentano di essere in pochi per un territorio vasto), bisogna entrarci dentro con uno sguardo educativo che intuisce che non bastano sparute festicciole per far risorgere un quartiere.
Non c'è bisogno di attendere l'ultimo dell'anno ma viverci dentro tutto l'anno come noi che viviamo il quartiere, per rendersi conto che serve oltre la riqualificazione delle menti e dei cuori, anche la riqualificazione degli spazi. Serve risanare il senso civico e la fiducia nelle istituzioni degli abitanti di un quartiere in preda al vandalismo più becero.
Noi laici dell'AC parrocchiale e volontari di Casa Emmanuel vorremmo che ci chiedessimo insieme: cosa avremmo potuto fare e cosa dovremmo fare in futuro per impedire episodi del genere? Che avvenire stiamo dando ai bambini che ancora, abitano il nostro quartiere, frequentano la nostra comunità e schiamazzano il pomeriggio sulle nostre piazze?
Nessuno di noi, penso, si può chiamare fuori e rassegnarsi passivamente di fronte a derive tanto drammatiche. Ma oltre a fare una attenta opera di prevenzione perché questi misfatti non avvengano più, dobbiamo anche renderci conto che ogni nostro gesto, ogni nostra parola, ogni nostra scelta – per quanto intima e privata – ha una ineliminabile ricaduta pubblica, educativa o diseducativa, a seconda che essa sia all'insegna della illegalità o della legalità.
Non aspettiamo la notte del prossimo 31 dicembre 2018 per lasciarci interpellare da una domanda di speranza e diamoci tutti una mano: famiglie, istituzioni, parrocchia, forze dell'ordine, associazionismo laico e civile, a cominciare a sognare insieme un quartiere veramente abitabile in cui l'unica direzione da prendere sia la strada che passa dal menefreghismo all'I Care di milaniana memoria.