«No triv». Accolte le opposizioni alle ricerche di idrocarburi
Chieste le controdeduzioni alle multinazionali del petrolio
sabato 12 luglio 2014
7.57
Un primo successo per i comitati «No triv»? È presto per dirlo. La rete dei movimenti che in tutta la Puglia, ma anche in Basilicata e Calabria, si stanno opponendo alle trivellazioni petrolifere nel Mediterraneo, hanno presentato ai Ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico le proprie osservazioni contro le istanze della società che vorrebbero condurre le prospezioni marine alla ricerca di idrocarburi. In particolare quelle che hanno chiesto i permessi per il Mar Jonio.
E i due Ministeri hanno invitato in questo caso la «Transunion petroleum» a controdedurre su quelle criticità che rendono potenzialmente pericoloso cercare e poi estrarre petrolio. Nel dettaglio i comitati «No triv» riferiscono circa la scoperta di una megafrana che grava sui fondali che metterebbe a rischio idrogeologico lo Jonio. Esiste poi uno studio dettagliato sugli habitat marini, ritenuti prioritari, presenti nel golfo di Taranto, potrebbero essere messi a rischio, con danni irreversibili, da qualsiasi attività estrattiva. Lo studio si riferisce in particolare a quelle barriere coralline presenti in profondità composte da alghe coralline e altri organismi sessili, costruttori in grado di depositare carbonato di calcio ed edificare strutture articolate e persistenti, che ospitano una ricca flora e fauna. Molte specie animali che vivono nell'ambiente coralligeno sono protette dalla legislazione vigente. Formazioni che sono presenti non solo nello Jonio ma anche nell'Adriatico, quindi anche lungo le nostre coste.
Nel nostro mare, per esempio, è accertata al presenza di Posidonia, un'alga endemica che forma praterie sottomarine. Un habitat di importanza ecologicamente fondamentale capace di preservare le coste dall'erosione. Un ambiente che potrebbe essere compromesso dalle attività di estrazione. Soprattutto dalla frazione più pericolosa degli idrocarburi, quella degli idrocarburi policiclici aromatici, che sono inquinanti cancerogeni e, che tendono ad accumularsi e concentrarsi nei tessuti animali. Sono questi i motivi di opposizione alle ricerche di petrolio nei nostri mari, evidenziati dagli ambientalisti, su cui le multinazionali del petrolio devono rispondere.
Nel frattempo i movimenti «No triv» di casa nostra, quelli che si sono formati nelle città adriatiche, continuano la loro mobilitazione. Dopo Molfetta e Giovinazzo si sono incontrati a Santo Spirito. Le città delle nostre coste, anche quelle più piccole – affermano - vivono di pesca e turismo. «Le trivellazioni potrebbero voler dire rinunciare alla nostra economia per il profitto a pochi petrolieri».
E i due Ministeri hanno invitato in questo caso la «Transunion petroleum» a controdedurre su quelle criticità che rendono potenzialmente pericoloso cercare e poi estrarre petrolio. Nel dettaglio i comitati «No triv» riferiscono circa la scoperta di una megafrana che grava sui fondali che metterebbe a rischio idrogeologico lo Jonio. Esiste poi uno studio dettagliato sugli habitat marini, ritenuti prioritari, presenti nel golfo di Taranto, potrebbero essere messi a rischio, con danni irreversibili, da qualsiasi attività estrattiva. Lo studio si riferisce in particolare a quelle barriere coralline presenti in profondità composte da alghe coralline e altri organismi sessili, costruttori in grado di depositare carbonato di calcio ed edificare strutture articolate e persistenti, che ospitano una ricca flora e fauna. Molte specie animali che vivono nell'ambiente coralligeno sono protette dalla legislazione vigente. Formazioni che sono presenti non solo nello Jonio ma anche nell'Adriatico, quindi anche lungo le nostre coste.
Nel nostro mare, per esempio, è accertata al presenza di Posidonia, un'alga endemica che forma praterie sottomarine. Un habitat di importanza ecologicamente fondamentale capace di preservare le coste dall'erosione. Un ambiente che potrebbe essere compromesso dalle attività di estrazione. Soprattutto dalla frazione più pericolosa degli idrocarburi, quella degli idrocarburi policiclici aromatici, che sono inquinanti cancerogeni e, che tendono ad accumularsi e concentrarsi nei tessuti animali. Sono questi i motivi di opposizione alle ricerche di petrolio nei nostri mari, evidenziati dagli ambientalisti, su cui le multinazionali del petrolio devono rispondere.
Nel frattempo i movimenti «No triv» di casa nostra, quelli che si sono formati nelle città adriatiche, continuano la loro mobilitazione. Dopo Molfetta e Giovinazzo si sono incontrati a Santo Spirito. Le città delle nostre coste, anche quelle più piccole – affermano - vivono di pesca e turismo. «Le trivellazioni potrebbero voler dire rinunciare alla nostra economia per il profitto a pochi petrolieri».