Mancano le indennità per gli anni 2015 e 2016: il fermo biologico potrebbe saltare
Marineria ancora in agitazione: no al fermo di Federpesca
venerdì 16 giugno 2017
Sarà una estate rovente per la marineria italiana, compresa quella molfettese. Infatti, continuano i problemi legati a un settore che, secondo gli addetti ai lavori, sarebbe tartassato dalla burocrazia e da leggi e disposizioni che non tengono in considerazione le necessità di un intero comparto che cerca ormai solo di sopravvivere.
Infatti, da qualche ora è ufficiale il no di Federpesca al fermo biologico per il 2017. Gravissime le motivazioni: secondo la federazione che unisce le imprese di pesca, non sono ancora stati elargiti gli indennizzi agli armatori che hanno attraccato alla banchina i pescherecci nel 2015 e nel 2016, a differenza di quanto previsto dagli accordi siglati con il Governo. Mancherebbero nelle casse i soldi della Cassa integrazione per gli equipaggi.
Una situazione insostenibile che «ha costretto le aziende a sopportare comunque i costi di armamento del peschereccio», scrive Ferdepesca. Che, dunque, si ribella in maniera convinta.
Ma i dubbi di Federpesca riguardano anche le modalità stesse con le quali il fermo si svolge: ogni anno, per circa un mese, le marinerie si fermano a turno ( a Molfetta quasi sempre tra la fine di luglio e il mese di agosto).
Serve davvero?
Coldiretti, già dodici mesi fa, parlava di «format inadeguato, poiché non tiene conto del fatto che solo alcune specie ittiche si riproducono in questo periodo, mentre per la maggior parte delle altre si verifica in date differenti durante il resto dell'anno», tanto da proporre il blocco delle attività a seconda delle specie e la scelta delle imprese di decidere quando fermarsi, seppure in un periodo tra il 1 luglio e il 30 ottobre.
Senza poi tralasciare gli aspetti economici. Detto del ritardo «inaccettabile, frutto di impreparazione ed improvvisazione nel gestire un meccanismo», afferma ancora Federpesca, i dubbi sarebbero anche sul meccanismo con cui dovrebbero essere elargite le indennità a partire da quest'anno; nella Legge di stabilità si parlerebbe di 30 Euro lordi al giorno senza ulteriori spiegazioni.
«A questo punto, per gli imprenditori della pesca italiana, meglio lasciare i pescherecci in disarmo a banchina e andare in spiaggia, chiedendo magari ospitalità sotto l'ombrellone dei politici e degli amministratori che portano la responsabilità del settore», conclude Luigi Giannini, presidente di Federpesca.
Infatti, da qualche ora è ufficiale il no di Federpesca al fermo biologico per il 2017. Gravissime le motivazioni: secondo la federazione che unisce le imprese di pesca, non sono ancora stati elargiti gli indennizzi agli armatori che hanno attraccato alla banchina i pescherecci nel 2015 e nel 2016, a differenza di quanto previsto dagli accordi siglati con il Governo. Mancherebbero nelle casse i soldi della Cassa integrazione per gli equipaggi.
Una situazione insostenibile che «ha costretto le aziende a sopportare comunque i costi di armamento del peschereccio», scrive Ferdepesca. Che, dunque, si ribella in maniera convinta.
Ma i dubbi di Federpesca riguardano anche le modalità stesse con le quali il fermo si svolge: ogni anno, per circa un mese, le marinerie si fermano a turno ( a Molfetta quasi sempre tra la fine di luglio e il mese di agosto).
Serve davvero?
Coldiretti, già dodici mesi fa, parlava di «format inadeguato, poiché non tiene conto del fatto che solo alcune specie ittiche si riproducono in questo periodo, mentre per la maggior parte delle altre si verifica in date differenti durante il resto dell'anno», tanto da proporre il blocco delle attività a seconda delle specie e la scelta delle imprese di decidere quando fermarsi, seppure in un periodo tra il 1 luglio e il 30 ottobre.
Senza poi tralasciare gli aspetti economici. Detto del ritardo «inaccettabile, frutto di impreparazione ed improvvisazione nel gestire un meccanismo», afferma ancora Federpesca, i dubbi sarebbero anche sul meccanismo con cui dovrebbero essere elargite le indennità a partire da quest'anno; nella Legge di stabilità si parlerebbe di 30 Euro lordi al giorno senza ulteriori spiegazioni.
«A questo punto, per gli imprenditori della pesca italiana, meglio lasciare i pescherecci in disarmo a banchina e andare in spiaggia, chiedendo magari ospitalità sotto l'ombrellone dei politici e degli amministratori che portano la responsabilità del settore», conclude Luigi Giannini, presidente di Federpesca.