Neonata morì dopo una lite tra medici: condannati per omicidio colposo

I fatti all’ospedale Di Venere nel 2016. Il parto subì un rallentamento di oltre un’ora e la piccola morì

mercoledì 9 marzo 2022 12.36
La giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Bari, Valeria Isabella Valenzi, ha condannato per il reato di omicidio colposo tre medici in servizio all'ospedale Di Venere di Carbonara, al termine del processo, celebrato col rito abbreviato, sulla morte di una neonata avvenuta il 2 maggio 2016. Il decesso, salito alla ribalta nazionale, sarebbe avvenuto a causa di un ritardo nel parto cesareo dovuto, per l'accusa, ad un litigio per l'utilizzo della sala operatoria barese.

Sono stati condannati a 1 anno di reclusione, con pena sospesa, i due ginecologi in servizio , Vito Partipilo e Carlo Campobasso, e a 8 mesi di reclusione (pena sospesa) l'anestesista Antonio Simone. La stessa giudice del Tribunale di Bari, che ha ha condannato i tre medici ritenuti responsabili anche al risarcimento dei danni, inoltre, ha assolto ​«perché il fatto non costituisce reato» il primario di chirurgia generale Francesco Puglisi, assistito dall'avvocato Michele Laforgia.

Stando alle indagini dei Carabinieri del Nas, coordinate dal pubblico ministero Gaetano de Bari, quel giorno le sale del reparto di Ostetricia erano tutte occupate e quando i sanitari si sono accorti della sofferenza fetale e hanno disposto un cesareo, si sono rivolti al vicino reparto di Chirurgia, dove però era programmato un altro intervento. A quel punto ci sarebbe stato tra i medici dei due reparti un acceso litigio sull'utilizzo della sala, di fatto ritardando il cesareo di oltre un'ora.

Nell'attesa la donna, pronta per il parto, sarebbe rimasta senza monitoraggio e quando la bambina è stata fatta nascere era già in grave sofferenza per asfissia cardiaca dovuta al cordone ombelicale stretto al collo. I medici sono stati anche condannati al risarcimento danni, da quantificarsi in sede civile, nei confronti delle parti civili: i nonni della neonata (i genitori sono stati risarciti), assistiti dall'avvocato Felice Petruzzella, e la Asl difesa da Giuseppe Modesti.