Negozi Open 24 ore: è fenomeno

I residenti borbottano: troppo baccano. I titolari difendono la loro attività: siamo solo commercianti

lunedì 12 gennaio 2015 7.19
A cura di Maria Marino
Sono sei nella sola zona tra Corso Dante, piazza Mazzini e Corso Umberto ma altri negozi aperti ventiquattr'ore su ventiquattro sono ormai presenti anche nel resto della città, pure in periferia.
Un fenomeno dilagante: monolocali dotati esclusivamente di distributori automatici da cui è possibile acquistare qualsiasi cosa. Spesso a costi più bassi rispetto ai supermercati. Sempre senza alcun controllo della carta d'identità visto che è possibile prendere bottiglie di birra o di superalcolici sia se si è minori che maggiorenni.

«Non bisogna vedere in questo fenomeno commerciale il demonio», esordisce uno dei titolari.
«Siamo aperti secondo le norme che la legge italiana prevede in materia, costantemente controllati da chi di dovere per cui rispedisco al mittente qualsiasi genere di polemica. Ho la coscienza più che a posto e pulita», spiega prendendo posizione circa il tema dell'assenza di una vera e propria normativa che ponga dei limiti alla fruizione.
Ma, oltre a questo, la questione si spinge oltre interessando anche i condomini dei palazzi vicini esausti di schiamazzi e bottiglie vuote e rotte nei pressi dei portoni a ogni ora del giorno e della notte. «Ci sono persone che urlano a tutte le ore e - dicono - quello che lasciano per terra è uno schifo»

«Comprendo perfettamente le lamentele ma non sono io il responsabile del caos che viene a crearsi: io direi solo la maleducazione», la risposta. «Puntare il dito contro di noi è sbagliato: Molfetta è piena in ogni zona di bar, lounge bar e pub aperti a ridosso di condominii e anche in queste zone viene a crearsi quel frastuono che è normale in prossimità di un luogo di incontro ma non me la sento di attaccare i titolari di queste attività per ciò che accade fuori dai loro esercizi», dice un altro titolare.

Eppure si potrebbe obiettare dicendo che questi luoghi dovrebbero essere solo dei punti di passaggio dove comprare ciò che serve per poi andare via.
«È vero ma non posso vietare al cliente di consumare la bottiglia di birra comprata davanti al negozio, sull'uscio o all'interno. Tra l'altro vendiamo talmente tanti prodotti che la questione legata all'alcool è legata a una minima percentuale del nostro commercio: video alla mano posso dimostrare che sono molti di più i clienti che si fermano ad acquistare un pacco di pasta perché magari l'hanno dimenticato durante la spesa o una bottiglietta d'acqua durante una passeggiata estiva. Poi se uno risparmia, che male c'è? Come pure: se comitive di minorenni restano nel negozio è perché non hanno un posto migliore dove andare ma a questo punto bisognerebbe fare un discorso più ampio sui luoghi di aggregazione che la città offre» conclude.