Molfetta cambia volto, ma non dimentica: la parola ai Fratelli Roselli
Gli artigiani dell'officina abbattuta, dove è in costruzione una rotonda, donano un'incudine e ricordano il mestiere
mercoledì 15 febbraio 2023
1.55
Molfetta cambia volto, ma non volti. La storica bottega dei fratelli Roselli (di cui era rimasto un rudere) è stata abbattuta lo scorso 6 febbraio in favore della costruzione di una rotonda, che renderà più sicura la viabilità nel quartiere Madonna dei Martiri, in direzione della litoranea che collega la nostra città a Bisceglie.
L'officina che per quasi cent'anni è stata attiva a Molfetta non scompare, però, del tutto. Un'incudine, realizzata dagli stessi mastri ferrai, rappresenterà la storia della famiglia proprio nel luogo in cui ha sempre operato con passione e dedizione.
Abbiamo incontrato Nicola, Antonio, Pietro e Giacomo Roselli, assieme a Brigida Roselli, figlia di Pietro, che sta promuovendo l'iniziativa dell'installazione in ricordo della storica attività. I cinque ci hanno raccontato i loro ricordi e le loro emozioni.
«Per noi è come la fine di un'epoca – sono state le loro prime parole – sia per la città sia per la famiglia, tutti quanti abbiamo calpestato quel suolo che oggi ci porta alla mente tantissimi momenti».
Istanti vissuti in un'attività nata come una piccola realtà che si è espansa nel tempo.
«La rotonda è sicuramente una bella notizia – dichiarano i fratelli Roselli - ma dopo tanto tempo è difficile sapere che l'officina non c'è più, la prima reazione che abbiamo avuto è stata un pianto di dolore».
Un'attività fondata dal padre dei quattro, Michele Roselli, e costruita dalla famiglia mattone dopo mattone.
«Lavoravamo per dieci, anche quindici ore al giorno, riuscendo a mantenere ben quattro famiglie – proseguono – prima non c'erano le saldatrici, lavoravamo a mano il ferro battuto».
Non passava giorno in cui i quattro molfettesi non si ritirassero a tarda sera, destando anche la preoccupazione delle rispettive famiglie che, ogni tanto, si recavano nell'officina per verificare che fosse tutto apposto. Puntualmente, ogni volta i quattro artigiani erano intenti a portare a termine il proprio lavoro.
Un mestiere che ora non appartiene più a nessuno, ma che sicuramente ha dettato la fortuna della famiglia Roselli come di molte altre, con tutti i rischi che comporta, dal pericolo di farsi male all'inalazione di sostanze tossiche.
«Nella vita ci siamo sempre dedicati al lavoro, la mattina andavamo a scuola, dopo pranzo facevamo i compiti e poi esisteva solo l'officina – raccontano – tanto che già da adolescenti, a 15 anni, eravamo maestri del ferro, conoscevamo i segreti del mestiere».
Una storia d'altri tempi, ma sempre piacevole da ascoltare e tramandare.
«Sicuramente la soddisfazione è aver iniziato insieme questo viaggio e averlo terminato allo stesso modo».
L'auspicio è che passato e presente convivano per regalare alla città un equilibrio tra memoria e viabilità.
L'officina che per quasi cent'anni è stata attiva a Molfetta non scompare, però, del tutto. Un'incudine, realizzata dagli stessi mastri ferrai, rappresenterà la storia della famiglia proprio nel luogo in cui ha sempre operato con passione e dedizione.
Abbiamo incontrato Nicola, Antonio, Pietro e Giacomo Roselli, assieme a Brigida Roselli, figlia di Pietro, che sta promuovendo l'iniziativa dell'installazione in ricordo della storica attività. I cinque ci hanno raccontato i loro ricordi e le loro emozioni.
«Per noi è come la fine di un'epoca – sono state le loro prime parole – sia per la città sia per la famiglia, tutti quanti abbiamo calpestato quel suolo che oggi ci porta alla mente tantissimi momenti».
Istanti vissuti in un'attività nata come una piccola realtà che si è espansa nel tempo.
«La rotonda è sicuramente una bella notizia – dichiarano i fratelli Roselli - ma dopo tanto tempo è difficile sapere che l'officina non c'è più, la prima reazione che abbiamo avuto è stata un pianto di dolore».
Un'attività fondata dal padre dei quattro, Michele Roselli, e costruita dalla famiglia mattone dopo mattone.
«Lavoravamo per dieci, anche quindici ore al giorno, riuscendo a mantenere ben quattro famiglie – proseguono – prima non c'erano le saldatrici, lavoravamo a mano il ferro battuto».
Non passava giorno in cui i quattro molfettesi non si ritirassero a tarda sera, destando anche la preoccupazione delle rispettive famiglie che, ogni tanto, si recavano nell'officina per verificare che fosse tutto apposto. Puntualmente, ogni volta i quattro artigiani erano intenti a portare a termine il proprio lavoro.
Un mestiere che ora non appartiene più a nessuno, ma che sicuramente ha dettato la fortuna della famiglia Roselli come di molte altre, con tutti i rischi che comporta, dal pericolo di farsi male all'inalazione di sostanze tossiche.
«Nella vita ci siamo sempre dedicati al lavoro, la mattina andavamo a scuola, dopo pranzo facevamo i compiti e poi esisteva solo l'officina – raccontano – tanto che già da adolescenti, a 15 anni, eravamo maestri del ferro, conoscevamo i segreti del mestiere».
Una storia d'altri tempi, ma sempre piacevole da ascoltare e tramandare.
«Sicuramente la soddisfazione è aver iniziato insieme questo viaggio e averlo terminato allo stesso modo».
L'auspicio è che passato e presente convivano per regalare alla città un equilibrio tra memoria e viabilità.