Moby Prince, le risultanze delle due Commissioni d’inchiesta parlamentari
In un incontro i familiari gridano forte loro bisogno di verità e giustizia a 32 anni dalla strage
martedì 5 dicembre 2023
8.13
Si torna a parlare della tragedia del Moby Prince: era il 10 aprile 1991 quando il traghetto entra in collisione con la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto di Livorno.
A bordo del Moby Prince persero la vita 140 persone tra membri dell'equipaggio e passeggeri, un solo superstite. Morirono tutti carbonizzati in attesa dei soccorsi che non arrivarono mai. Una strage che ha cambiato il corso della storia delle 140 famiglie delle persone a bordo di quel traghetto.
Sulle prime si parlò di distrazione di chi comandava la Moby Prince, si parlò di nebbia e di una partita di calcio come cause del disastro.
Molfetta anche in questa tragedia ha pagato il suo prezzo con Giovanni Abbattista (46 anni), Natale Amato (53), Giuseppe de Gennaro (29) e Nicola Salvemini (36).
Ma già all'indomani della tragedia i familiari delle vittime non hanno mai accettato quella versione dei fatti: l'errore umano. Stanno ancora lottando perché verità e giustizia siano fatti su questa strage.
Non è stata la Magistratura a squarciare il velo che si era creato intorno a questa vicenda, ma le due Commissioni parlamentari a ricostruire, al momento almeno in parte, quanto avvenne quella sera nella rada del porto di Livorno. Ed emerge una storia ben diversa da quella che venne raccontata nel 1991 e negli anni successivi.
Le risultanze di queste due Commissioni sono state il fulcro dell'incontro di ieri sera alla presenza dei referenti delle associazioni "10 Aprile", Luchino Chessa, e "Io sono 141", Nicola Rossetti, moderatori dell'incontro Emanuele Abbattista, figlio di una delle vittime, e Giuseppe Tagliamonte, fratello e testimone storico di quello che è avvenuto successivamente. Un contributo video alla serata è stato dato da un altro familiare Giacomo Sini.
A sunteggiare le risultanze delle due Commissioni d'inchiesta parlamentari il senatore Francesco Bruni, membro della prima commissione del Senato, e l'onorevole Nicola Fratoianni, componente della seconda commissione della Camera.
Da queste inchieste emergono dei dati che, come dicevamo prima, squarciano il velo di dubbi e incomincia a emergere dalle nebbie un barlume di verità. Nella prima Commissione viene detto con chiarezza che quella sera non c'era nessuna nebbia nella rada del porto di Livorno al momento della collisione, viene sottolineata anche la carenza nelle indagini svolte ed anche il posizionamento della petroliera che era ancorata in un punto in cui non si poteva. E vengono fatte anche rilevare le perizie medico legali, che furono fatte con superficialità ed il mancato coordinamento dei soccorsi, nessuno soccorse la Moby Prince.
Con questi punti si incomincia, per i familiari delle vittime, a scrivere una storia diversa, si evince chiaramente che non c'è nessun errore umano, che sul ponte di comando della Moby Prince nessuno stava vedendo la partita, come si era detto inizialmente.
Con la seconda Commissione parlamentare d'inchiesta si scandaglia sulle cause della collisione dovuta alla presenza di un terzo natante che ha obbligato il cambio di rotta del traghetto. Viene anche evidenziato come sulla petroliera stesse accadendo qualcosa, ma non si è riuscito ancora a definire cosa, una cosa è certa che l'Agip Abruzzo, secondo le risultanze delle Commissioni, era dove non doveva essere.
Come le due Commissioni e come hanno detto più volte gli intervenuti, si squarcia il velo di opacità che ha avvolto questa strage per 32 anni.
I familiari confidano di mettere la parola fine con la terza Commissione di inchiesta parlamentare che dovrà individuare il terzo natante e il ruolo avuto nell'incidente. Più volte è stato ricordato che nella rada del porto di Livorno quel 10 Aprile 1991 c'erano anche altre imbarcazioni, anche militari.
Le loro speranze ora per arrivare ad una verità storica sono riposte in questa terza Commissione, si è all'ultimo miglio per sapere quali sono le cause affinché l'incidente possa essere definito a tutti gli effetti una strage.
Presente all'incontro anche il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, che ancora una volta ha ribadito l'importanza della formazione e della sicurezza di lavoratori del mare, auspica che si possano avere delle scuole di formazione se non proprio nella nostra città almeno nelle città limitrofe.
E' una serata pregna di emozioni, dove emerge chiaro che le 140 persone con un soccorso tempestivo potevano essere salvate, che l'errore umano non c'entra niente, ma c'era uno scenario in quella rada, quella sera, che deve ancora essere definito del tutto. Ma dai racconti dei familiari si sente forte quella voglia di verità e giustizia che li ha fatti lottare per 32 anni perché la memoria dei propri cari non fosse infangata.
A bordo del Moby Prince persero la vita 140 persone tra membri dell'equipaggio e passeggeri, un solo superstite. Morirono tutti carbonizzati in attesa dei soccorsi che non arrivarono mai. Una strage che ha cambiato il corso della storia delle 140 famiglie delle persone a bordo di quel traghetto.
Sulle prime si parlò di distrazione di chi comandava la Moby Prince, si parlò di nebbia e di una partita di calcio come cause del disastro.
Molfetta anche in questa tragedia ha pagato il suo prezzo con Giovanni Abbattista (46 anni), Natale Amato (53), Giuseppe de Gennaro (29) e Nicola Salvemini (36).
Ma già all'indomani della tragedia i familiari delle vittime non hanno mai accettato quella versione dei fatti: l'errore umano. Stanno ancora lottando perché verità e giustizia siano fatti su questa strage.
Non è stata la Magistratura a squarciare il velo che si era creato intorno a questa vicenda, ma le due Commissioni parlamentari a ricostruire, al momento almeno in parte, quanto avvenne quella sera nella rada del porto di Livorno. Ed emerge una storia ben diversa da quella che venne raccontata nel 1991 e negli anni successivi.
Le risultanze di queste due Commissioni sono state il fulcro dell'incontro di ieri sera alla presenza dei referenti delle associazioni "10 Aprile", Luchino Chessa, e "Io sono 141", Nicola Rossetti, moderatori dell'incontro Emanuele Abbattista, figlio di una delle vittime, e Giuseppe Tagliamonte, fratello e testimone storico di quello che è avvenuto successivamente. Un contributo video alla serata è stato dato da un altro familiare Giacomo Sini.
A sunteggiare le risultanze delle due Commissioni d'inchiesta parlamentari il senatore Francesco Bruni, membro della prima commissione del Senato, e l'onorevole Nicola Fratoianni, componente della seconda commissione della Camera.
Da queste inchieste emergono dei dati che, come dicevamo prima, squarciano il velo di dubbi e incomincia a emergere dalle nebbie un barlume di verità. Nella prima Commissione viene detto con chiarezza che quella sera non c'era nessuna nebbia nella rada del porto di Livorno al momento della collisione, viene sottolineata anche la carenza nelle indagini svolte ed anche il posizionamento della petroliera che era ancorata in un punto in cui non si poteva. E vengono fatte anche rilevare le perizie medico legali, che furono fatte con superficialità ed il mancato coordinamento dei soccorsi, nessuno soccorse la Moby Prince.
Con questi punti si incomincia, per i familiari delle vittime, a scrivere una storia diversa, si evince chiaramente che non c'è nessun errore umano, che sul ponte di comando della Moby Prince nessuno stava vedendo la partita, come si era detto inizialmente.
Con la seconda Commissione parlamentare d'inchiesta si scandaglia sulle cause della collisione dovuta alla presenza di un terzo natante che ha obbligato il cambio di rotta del traghetto. Viene anche evidenziato come sulla petroliera stesse accadendo qualcosa, ma non si è riuscito ancora a definire cosa, una cosa è certa che l'Agip Abruzzo, secondo le risultanze delle Commissioni, era dove non doveva essere.
Come le due Commissioni e come hanno detto più volte gli intervenuti, si squarcia il velo di opacità che ha avvolto questa strage per 32 anni.
I familiari confidano di mettere la parola fine con la terza Commissione di inchiesta parlamentare che dovrà individuare il terzo natante e il ruolo avuto nell'incidente. Più volte è stato ricordato che nella rada del porto di Livorno quel 10 Aprile 1991 c'erano anche altre imbarcazioni, anche militari.
Le loro speranze ora per arrivare ad una verità storica sono riposte in questa terza Commissione, si è all'ultimo miglio per sapere quali sono le cause affinché l'incidente possa essere definito a tutti gli effetti una strage.
Presente all'incontro anche il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, che ancora una volta ha ribadito l'importanza della formazione e della sicurezza di lavoratori del mare, auspica che si possano avere delle scuole di formazione se non proprio nella nostra città almeno nelle città limitrofe.
E' una serata pregna di emozioni, dove emerge chiaro che le 140 persone con un soccorso tempestivo potevano essere salvate, che l'errore umano non c'entra niente, ma c'era uno scenario in quella rada, quella sera, che deve ancora essere definito del tutto. Ma dai racconti dei familiari si sente forte quella voglia di verità e giustizia che li ha fatti lottare per 32 anni perché la memoria dei propri cari non fosse infangata.