Le Iene: «Una terza imbarcazione coinvolta nella tragedia del Moby Prince?»
Gaetano Pecoraro approfondisce, in un servizio, quanto scritto nella relazione della Commissione del Senato sul disastro
venerdì 9 marzo 2018
La relazione depositata il 24 gennaio dalla commissione d'inchiesta del Senato sulla tragedia del Moby Prince ha scosso l'opinione pubblica e non smette di far discutere.
A riprenderla, con un approfondimento andato in onda su Italia Uno, è Gaetano Pecoraro de "Le Iene".
Un servizio lungo, dettagliato e allo stesso tempo crudo con le immagini dei corpi carbonizzati di coloro che si trovavano a bordo del traghetto su cui morirono 140 persone tra cui quattro molfettesi: i motoristi Giovanni Abbattista (46 anni) e Natale Amato (53 anni), il personale di cucina Giuseppe de Gennaro (29 anni) e Nicola Salvemini (36 anni). Unico superstite un marinaio che si era buttato in mare.
Pecoraro riprende una pista fino ad ora poco considerata: la notte del 10 aprile 1991 nelle acque del porto di Livorno c'era una terza imbarcazione oltre al Moby Prince e all'Agip Abruzzo?
Nel servizio Gaetano Pecoraro parte dal far ascoltare una comunicazione tra il comandante della petroliera e i soccorritori.
«Capitaneria c'è la nafta incendiata in mare. Una nave ci è venuta addosso, la nafta è andata a mare e ha preso fuoco», è l'allarme del comandante dell'Agip Abruzzo.
Cosa ci faceva lì quella nafta?
L'inviato de "Le Iene" spiega come essa non poteva essere quella usata dalle due navi (Agip Abruzzo e Moby Prince) «perchè la collisione non toccò minimamente i serbatoi delle due navi» e punta dritto il dito sulla sala pompe dell'Agip Abruzzo.
Cosa c'entrerebbe? Semplice: la sala pompe serve per caricare o scaricare «dalla nave nafta, petrolio, acqua o qualsiasi altro liquido» e, la notte del 10 aprile 1991, andò in fiamme (come da comunicazione) pur essendo sul castello, a metri di distanza dalla cisterna che colpì il Moby Prince nell'impatto.
Perchè? Perchè era accesa, stava pompando nafta e lì c'era una terza nave, «quindi è per questo e non per la nebbia che il traghetto non è riuscito ad evitare la petroliera», afferma l'inviato della trasmissione.
Questa tesi troverebbe corrispondenza con quanto scritto dalla Commissione d'inchiesta che parla di «un ostacolo che abbia portato il comando del traghetto ad una manovra repentina per evitare l'impatto, conducendo tragicamente il Moby Prince a collidere con la petroliera».
A riprenderla, con un approfondimento andato in onda su Italia Uno, è Gaetano Pecoraro de "Le Iene".
Un servizio lungo, dettagliato e allo stesso tempo crudo con le immagini dei corpi carbonizzati di coloro che si trovavano a bordo del traghetto su cui morirono 140 persone tra cui quattro molfettesi: i motoristi Giovanni Abbattista (46 anni) e Natale Amato (53 anni), il personale di cucina Giuseppe de Gennaro (29 anni) e Nicola Salvemini (36 anni). Unico superstite un marinaio che si era buttato in mare.
Pecoraro riprende una pista fino ad ora poco considerata: la notte del 10 aprile 1991 nelle acque del porto di Livorno c'era una terza imbarcazione oltre al Moby Prince e all'Agip Abruzzo?
Nel servizio Gaetano Pecoraro parte dal far ascoltare una comunicazione tra il comandante della petroliera e i soccorritori.
«Capitaneria c'è la nafta incendiata in mare. Una nave ci è venuta addosso, la nafta è andata a mare e ha preso fuoco», è l'allarme del comandante dell'Agip Abruzzo.
Cosa ci faceva lì quella nafta?
L'inviato de "Le Iene" spiega come essa non poteva essere quella usata dalle due navi (Agip Abruzzo e Moby Prince) «perchè la collisione non toccò minimamente i serbatoi delle due navi» e punta dritto il dito sulla sala pompe dell'Agip Abruzzo.
Cosa c'entrerebbe? Semplice: la sala pompe serve per caricare o scaricare «dalla nave nafta, petrolio, acqua o qualsiasi altro liquido» e, la notte del 10 aprile 1991, andò in fiamme (come da comunicazione) pur essendo sul castello, a metri di distanza dalla cisterna che colpì il Moby Prince nell'impatto.
Perchè? Perchè era accesa, stava pompando nafta e lì c'era una terza nave, «quindi è per questo e non per la nebbia che il traghetto non è riuscito ad evitare la petroliera», afferma l'inviato della trasmissione.
Questa tesi troverebbe corrispondenza con quanto scritto dalla Commissione d'inchiesta che parla di «un ostacolo che abbia portato il comando del traghetto ad una manovra repentina per evitare l'impatto, conducendo tragicamente il Moby Prince a collidere con la petroliera».